Ho tradito superficialmente, mi sento male

Buongiorno,
mi trovo a richiedere un consulto perché a distanza di un mese mi trovo in difficoltà a gestire i tristi pensieri e il senso di colpa che provo e che costantemente affiorano durante le mie giornate rendendomi incapace di far fronte a compiti quotidiani, ad alzarmi dal letto la mattina, a sorridere.

La premessa che pongo è che mi trovo da qualche anno in una situazione emotiva che tende per la maggior parte alla tristezza.
Oltre che vivere momenti euforici per via di serate condite con l’abuso di alcolici, per la maggior parte del tempo in cui sono sveglia o mi concentro su obiettivi da raggiungere, oppure mi sento triste e vuota, alla stregua della noia, incline a problematizzare ogni mio comportamento e a sottovalutarmi.

Il mese scorso mi é capitato di incontrare 4 uomini diversi e di voler con loro dei rapporti prettamente sessuali.
Sono state tutte delle sensazioni nate sul momento e spinte soprattutto dall’assuefazione agli alcolici.
So di non poter giustificare così le mie azioni ma so anche che se non fossi stata in quella situazione, non mi sarei spinta fino in fondo.
Non nego inoltre di aver mostrato dei gesti affettuosi nei loro confronti, ma in tutti e quattro i casi ho troncato i rapporti dal giorno seguente, al massimo due.

Sono fidanzata con il mio ragazzo da un anno, ma la nostra conoscenza risale a 5 anni fa.
Lui si è sempre mostrato sicuro di volermi al suo fianco e da questa sicurezza ne ho sempre tratto molta forza.
Abbiamo tre anni di differenza, io 27 lui 24.
È un ragazzo che stimo molto a livello intellettivo sebbene senta che per quanto riguarda la passione che nutro nei suoi confronti, ci sia bisogno di coltivarla e di perpetuarla con più decisione.
Ho avuto una relazione d’amore che è finita in modo molto triste circa 3 anni fa.
Con questo ragazzo ho sofferto molto, ci penso ancora, soprattutto all’intimità che avevamo.
Sono stata lasciata e percepisco di soffrirne ancora.
Mi trovo in un momento in cui non riesco a comprendere il reale motivo di questi tradimenti superficiali.
Mi sento in colpa nei confronti del mio ragazzo e non trovo motivo per confessarglieli, lo farei soffrire più di quanto già stia facendo io.
Abbiamo molti progetti insieme, so che nel lungo periodo sarà un uomo con il quale potrò vivere emozioni sincere e una vita piena, ricca di scambi di pensiero costruttivi e profondo affetto reciproco.
Allora mi chiedo il motivo per il quale ho voluto distanziarmi da lui compiendo dei gesti così meschini, dettati dal piacere fine a se stesso.
Ora mi capita di guardarlo e sprofondare in momenti di tristezza che mi pervadono... mi capita di fare l’amore con lui ma saltuariamente, quasi convincendomi che sia la cosa da fare per passare oltre.
Vorrei parlargli per essere onesta con lui ed avere un rapporto sano ma so che significherebbe la fine e allora mi domando come potrei risolvere questa mia tristezza e da dove attingere per diventare una persona migliore.
Ringrazio per questo spazio di condivisione
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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta 83 6 16
Gentile utente,

da quanto ci scrive sembra che il frequente ripensare ad alcuni comportamenti che recentemente ha avuto nell'ambito delle relazioni affettive (es., "Il mese scorso mi é capitato di incontrare 4 uomini diversi e di voler con loro dei rapporti prettamente sessuali") la stia portando a sentirsi particolarmente in colpa nei confronti del suo attuale ragazzo (es., "Ora mi capita di guardarlo e sprofondare in momenti di tristezza che mi pervadono...").

Tale vissuto emotivo la sta dunque portando a cercare di comprendere le ragioni di tali comportamenti, per i quali tuttora non riesce a darsi una chiara ed esaustiva spiegazione (es., "Mi trovo in un momento in cui non riesco a comprendere il reale motivo di questi tradimenti superficiali").

Volendo rimediare a quanto compiuto, teme tuttavia che, raccontandogli quanto successo il mese scorso, questo possa portarla a perdere una persona con cui sente di poter costruire una progettualità futura (es., "Vorrei parlargli per essere onesta con lui ed avere un rapporto sano ma so che significherebbe la fine"). Si domanda quindi come poter uscire da questa situazione uscendone migliorata e più matura.

Se tale riassunto fosse corretto, potremmo procedere a formulare alcune ipotesi rileggendo quanto da lei scritto.

Punto primo: è possibile che il disagio di cui lei ci parla abbia origini lontane e ed essere più propriamente collocabile al periodo in cui è stata lasciata dall'ultima persona con cui ha costruito un importante rapporto sentimentale (es., "Con questo ragazzo ho sofferto molto, ci penso ancora, soprattutto all’intimità che avevamo. Sono stata lasciata e percepisco di soffrirne ancora").
Tale ferita aperta potrebbe dunque spiegare la presenza del senso di apatia, tristezza, svalutazione personale e solitudine di cui ci parla.

Punto secondo: tale disagio sta attualmente venendo gestito almeno in due modi: (1) impegnandosi di volta in volta in nuovi obiettivi da raggiungere; (2) abusando di bevande alcoliche durante serate con amici. Quest'ultimo rimedio, tuttavia, sembra averla portata a compiere azioni per le quali ora si critica (es., "Sono state tutte delle sensazioni nate sul momento e spinte soprattutto dall’assuefazione agli alcolici...gesti così MESCHINI, dettati dal piacere fine a se stesso.") alimentando ulteriormente il suo disagio e la sua confusione .

Alla luce di tali ipotetiche considerazioni, si potrebbe dunque concludere che un problema principale (es., vuoto emotivo, apatia, noia, auto-svalutazione, solitudine) abbia portato all'emergere di strategie di gestione (es., impegno in attività, eccesso di alcol) comportanti come effetto un problema secondario (es., senso di colpa e rimuginio per quanto compiuto; stato di confusione circa il da farsi).

Se tale ipotesi fosse corretta, dunque, sarebbe utile lavorare su entrambi questi binari, ossia (a) l'attuale sentimento di colpa e il rimuginio, alimentante il disagio presente in sottofondo; (b) il disagio presente in sottofondo, non risoltosi grazie all'attuale rapporto con il suo ragazzo (intenso bisogno di passionalità sessuale grazie a cui allontanare un sentimento costante di apatia/noia)

Laddove avesse possibilità, ne parli con uno specialista, anche rivolgendosi al suo medico di base per essere da lui indirizzata ad uno psicologo del servizio sanitario nazionale.
Saluti,

Dr. Alessio Congiu

Dr. Alessio Congiu
Psicologo-Psicoterapeuta
T. +39 345 465 8419
alessio.congiu@hotmail.it
alessiocongiupsicologo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera Dr. Alessio Congiu,
La ringrazio per la Sua risposta.

Di primo acchito Le risponderei che probabilmente ha centrato l’analisi della mia richiesta d’aiuto.
Vorrei trovare dei modi alternativi per attuare dei comportamenti più positivi e meno confusionari di quello che sto facendo, comportamenti dettati da benessere reale, non da istanti/istinti impulsivi. Dice che sia possibile trovare la felicità costruendo un legame nuovo seppure con queste premesse?
Io, seppur omettendo gli atti in sé, che mi stanno portando ovviamente a dubitare del mio coinvolgimento emotivo nell’attuale relazione, parlo spesso con il mio ragazzo del mio sentimento di sofferenza che batte alla porta ogni due per tre. Parlo del fatto che è rivolto al mio passato, parlo del fatto che ho bisogno di bere spesso, parlo del fatto che mi sento vuota, apatica, triste, sola. Parlo del fatto che mi sento attratta per occasioni fine a se stesse.
Ma come posso aspettarmi un aiuto da un ragazzo che probabilmente vorrebbe essere spensierato e amato per quello che è e non per quello che dovrebbe essere? Ricevo comprensione, ma questa non mi ferma.
Come superare una delusione simile? Una delusione d’amore, un amore che ti convinceva dentro alle ossa?
Non è facendo del male all’altro, quell’altro che mi supporta, che mi ha scelta tra molte, che mi sceglie nonostante tutto che posso sentirmi meglio, che posso ricominciare. Dove potrei attingere per lasciarmi alle spalle il mio passato?
Domando allora a Voi, a quali autori potrei far riferimento per uscire da questa macchina abitudinaria in cui mi sto infilando.. oppure domando cosa potrei pensare per ricominciare? Cosa potrei fare per accettare il mio stato? Cosa potrei fare per dare completamente me stessa e non una parvenza di me, smezzata tra sofferenza e omissioni..

La ringrazio.

Confliggo da tempo con il pensiero di rivolgermi ad uno specialista ma questo è il primo passo che in diversi anni sono riuscita a fare, scrivere a Voi. Non è facile ammettere di non riuscire da soli, non è facile chiedere aiuto. Ho resistenza a parlare a faccia a faccia con una persona, perciò ho cominciato da qui e La ringrazio per il Suo tempo.