Bambino di otto anni e timidezza

Buonasera,
sono la mamma di un bambino di otto anni.
È un bimbo molto intelligente, dolce, sensibile e curioso (conosce le capitali, le bandiere del mondo, gli interessa l'attualità ecc): diciamo che è un piccolo "secchione".
La cosa che mi preoccupa, però, è la sua timidezza.
Fin da piccolino è sempre stato refrattario alla socializzazione e alla compagnia.
Sono sicura che c'entri il carattere mio e di suo padre (entrambi siamo abbastanza introversi e poco propensi a stare in compagnia: diciamo che abbiamo adottato la formula "pochi amici ma buoni").
Non è un bambino bullizato o deriso ma vedo che a scuola tende a stare un pochino in disparte.
Purtroppo non abbiamo amici o parenti con figli e questo non aiuta, ma abbiamo visto che è diventato amico di un bambino che abita vicino a casa nostra (ma che non frequenta la stessa scuola).
Lui sembra sereno e non dà segni di sofferenza nel dover andare a scuola ma ci piacerebbe sapere che "si comporta come gli altri".

Non sono una psicologa, ma penso che alla base gli sia stata trasmessa da parte nostra una certa sfiducia nei confronti delle persone.
Tuttavia, in quanto adulti, io e il papà siamo riusciti ad "ovviare" a questo nostro aspetto usando altri strumenti come l'ironia o una certa brillantezza di carattere.
Come potremmo aiutare nostro figlio a socializzare, partendo dal presupposto che siamo noi i primi ad essere piuttosto selettivi ed introversi?
A volte ci chiediamo se non siano le nostre "colpe" a ricadere su di lui.
Grazie se avrete un buon consiglio.
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Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 305 27 9
Gentilissima
Se il bambino é sereno non deve preoccuparsi molto. D’altronde viviamo in una società dove fidarsi del prossimo non è semplice. Quello che è importante è che gli facciate acquisire fiducia in se stesso, che lo facciate partecipe in attività di gruppo, magari invitando gli amici a casa vostra per dei pomeriggi di compiti insieme o di gioco o di compleanni (anche immaginari di un giocattolo, di un anniversario), non criticatelo e non fatelo sentire diverso per la sua introversione o timidezza, non forzatelo in nulla e siate comprensivi, senza viziarlo. Non è un menù facile ma ci rifletta e poi lègga questo bellissimo brano di una lettera scritta da Abraham Lincoln all'insegnante di suo figlio il primo giorno di scuola. Le mando il primo periodo.
Dalla lettera emerge anche l'importanza della figura dell’insegnante e della buona formazione, dove la scuola diviene guida fondamentale per un individuo.
Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po' e desidero che sia trattato con delicatezza. È un'avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un'avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore. Vivere questa vita richiederà Fede, Amore e Coraggio. Quindi, maestro caro, la prego di prenderlo per mano e di insegnargli le cose che dovrà conoscere. Gli trasferisca l'insegnamento, ma con dolcezza, se può. Gli insegni che per ogni nemico c'è un amico. Dovrà sapere che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri. Gli faccia però anche comprendere che per ogni farabutto c'è un eroe .

Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)