Che tipo di percorso di psicoterapia intraprendere?

Salve, ho deciso di iniziare un percorso ma vorrei una dritta per scegliere il più consono tipo di figura con cui lavorare.

Mi rivolgo alla piattaforma per il beneficio dell'anonimato, perché la vita mi ha portato ad essere chiuso riguardo ciò che alberga nella mia parte più intima.

Tema centrale è la timidezza.
Investe da una parte i rapporti con il sesso opposto, dall'altra la gestione delle amicizie (più che la costruzione iniziale).
Le due cose per me sono collegate.

Infatti alla mia età non ho avuto alcun tipo di esperienza con il sesso opposto e potete immaginare il potenziale stigma sociale.
Nel frattempo non rinuncio a costruire nuove amicizie e sotto quest'aspetto non credo di avere grossi problemi, mi so porre, do il giusto spazio agli altri e questo porta gli altri a cercare me.
Tuttavia noto come pur guardandomi bene dal toccare i miei tasti dolenti pubblicamente, il mio stigma sociale emerga autonomamente sulla lunga distanza e si traduca in ironia più-meno velata da parte di alcuni, in graduale indifferenza da parte di altri.
Indifferenza dovuta a non so cosa, se menefreghismo o incapacità di comprendere la situazione. Finora resta che le persone in questione mi tengano ancora nel loro circolo sociale senza forzatura alcuna da parte mia. Quello che mi chiedo è: Per quanto ancora e soprattutto a che scopo?

In entrambi i casi non me la sento alla mia età di confessare questo mio handicap sessuale ed emozionale.
Ad oggi non ho parlato a nessuno apertamente della mia verginità, ma adesso la cosa si sta facendo insostenibile, soprattutto alla luce della crescente consapevolezza che il silenzio non può placare ciò che inconsciamente trasmetto all'esterno.

Capite benissimo come questo possa investire la vita sociale e la reputazione di una persona, anche di uno che con buona volontà cerca la compagnia senza elemosinarla.

Pensavo di poter risolvere il mio problema con le ragazze attraverso le amicizie, per osmosi o per mezzo di consigli.
Oggi mi sento di dire che ho delle resistenze nel chiedere consigli ai miei coetanei e al contrario temo che proprio questa mia inattività sessuale possa portare le persone che inizialmente possono vedere in me qualvuno di positivo ad allontanarsi, spaventarsi o prendersi gioco del sottoscritto.

Mi sembra esagerato chiedere soluzioni in merito alla situazione online, ma chiedo delle indicazioni circa il percorso che eventualmente dovrei intraprendere.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

innanzitutto potrebbe essere opportuno cambiare terminologia, dato che se vediamo l'altro sesso come il *sesso opposto* al proprio non è così facile e naturale approcciarvisi.
Non è una semplice questione di parole, per cui uno dice: "ah sì ho sbagliato parola". Le parole sono una sintesi dei pensieri, sentimenti, significati, che gli umani danno alle cose.
Voglio dire che esse - le ragazze - possono essere tolte dalla categoria degli *opposti*, e venire considerate invece come *differenti*. Allora è più facile che scatti la curiosità, la voglia di vedere e di capire.

Sul versante della timidezza, tale tratto non è detto che sia patologico. Però possono essere presenti la difficoltà sociale, l'emozione di imbarazzo, l'evitamento di situazioni fonti di ansia.

Purtroppo online non si è in grado di fornire "...soluzioni in merito alla situazione online", come Lei ben sa.
Ma qualcuna "..delle indicazioni circa il percorso che eventualmente dovrei intraprendere" possiamo fornirgliele.
Cerchi un* Psicolg* con cui trovarsi bene, interagire con fiducia;
preferibilmente psicoterapeuta, ossia abitato a cura nel caso fosse il Suo caso (occorre una diagnosi in presenza).
Vi si rivolga con fiducia.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/