Confusa riguardo la mia relazione. Lascairlo o restare insieme

Salve, sono una ragazza di 26 anni e da circa 4 anni sto con il mio attuale ragazzo. La nostra è una relazione solida, nonostante io sia una persona preda dei miei ricordi, della mia mente inquieta, dei miei sbalzi d'umore, e di aspettative che solo io mi costruisco. Sono sempre dell'opinione che bisogna trovare un punto di raccordo e cercare di far funzionare le situazioni: ho paura che questo mio "cercare" talvolta sia dettato dalla voglia di stare con un ragazzo che ha molta pazienza con me, che in fin dei conti mia ama davvero per quello che sono, senza troppi orpelli, senza troppe pretese, donandomi tempo e spazio appena si può. Ora, io mi reputo il problema, la non soluzione e l'inquietudine: ho sempre fatto presente a lui quanto io sia tentennante nella vita e nella relazione, quanto io voglia lasciarlo, quanto voglia io cercare di capire i miei problemi in solitaria, senza che ci sia lui. Mi spiego ancor meglio: sento che mi sto appiattendo, che l'abitudine stia iniziando il suo rodaggio, che io non riesco più ad andare incontro, e che mi lasci sempre di più trascinare dalla corrente del contingente. Abbiamo pochi amici: io sono molto chiusa, e perecchi amici andati via fuori per studio/lavoro; lui è perennemente ingarbugliato in un lavoro sociamelmente in vista. Probabilemte anche questo fattore da aggiungere alla lista. Lui sta bene con me, lo ripete e lo dice in maniera molto naturale; anche io, da parte mia coltivo amore e una profonda stima per la persona quale è, ma ho il perenne sguardo interiore rivolto ad una vita diversa, magari sola o vissuta con qualcun altro, in un parallelismo in cui scappo. Scappo non so dove, ma non certo dalle mie insoddifazioni. So per certo che posso controllare e domare in maniera attiva e cosciente queste indecisioni, questi tarli mentali, ma, talvolta, ne vengo inghittita, stritolata fino a star male. Non voglio darla vinta, vorrei e voglio combattere, ma ci sono volte in cui la separazione la sento come una necessità. Senza parlare degli effetti deleteri che hanno su di me nostalgia e passato: una brevissima realzione di inizio 2017 vissuta come una cosa idilliaca, un lui perso e mai più cercato (per mia volontà), la mia prima relazione. Un qualcosa che non avrò e non vivrò mai più: le rare volte che ci si è beccati fugacemente per le festività, il cuore in gola, i battiti accellerati. Altro probabile fattore da aggiungere in lista. In sostanza: restare e combattere, volere il cambiamento all'interno della coppia; o c'è il rimedio solo con la rottura, netta e senza troppe reticenze? Io ho provato a lasciarlo più volte, ma puntualmente entrambi ci ragioniamo su-in maniera burrascosa o razionale che sia- e puntualmente ciò non avviene, soprattutto per la capacità o la volontà del mio ragazzo. Infatti lui cerca in tutti i modi di espormi quanto non ne valga la pena allontanarci, e che in fin dei conti non ci manca nulla, che c'è sintonia e che amore. Tanto basta per rimanere insieme.
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Dr. Marco Di Cugno Psicologo 50 3 2
Buonasera utente,
Da come e cosa scrive mi viene da pensare che lei sia una persona molto introspettiva, le piace dilettarsi con il pensiero, forse lo utilizza un po troppo, pensa al passato e si rattristisce, si focalizza sul futuro e le viene l'ansia, è del tutto normale non si preoccupi.
Il pensiero è un'arma potentissima, ci consente di ragionare e prendere decisioni, detto in poche parole: guida la nostra vita. Tuttavia ci sono delle controindicazioni, se diventa persistente ed intrusivo è alla stregua di una ruota che gira sollevata da terra, non ci porta da nessuna parte.
Torniamo al suo problema principale, non sa che decisione prendere, non sa qual è il futuro migliore per lei, la mia domanda è: questo stato di indecisione si presenta solo nel campo relazionale o anche in altri ambiti della sua vita?
Questo è solo una delle tante domande che le farei per chiarire il quadro, non le posso dire che decisione prendere, motivo per cui le suggerisco di andare da uno psicoterapeuta. C'è una parte del colloquio clinico che in gergo tecnico viene chiamato ''colloquio motivazionale'', riguarda tutte quelle tecniche atte a stimolare la riflessione nel paziente, e viene utilizzata proprio per i casi in cui il paziente si trova in uno stato di indecisione.
Le auguro una buona serata
Dr Marco Di Cugno

Dr. Marco Di Cugno Psicologo Clinico a indirizzo cognitivo-comportamentale
www.marcodicugno.it
Tel: +39 3920444646

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dopo
Utente
Utente
Grazie, Dr Marco Di Cugno per la gentile attenzione.
Le dico in maniera franca che il mio stato indecisionale riguarda -parzialemente- anche altri campi della mia vita.
E certo, sono consapevole che probabilemnte un colloquio clinico più approfondito sarebbe la cosa migliore e adeguata da fare.
Mi ha davvero illuminata a riguardo.

La ringrazio ancora.
Le auguro una buona giornata.