Rapporto tossico con mia madre

Gentili dottori, sono una donna di 29 anni e nella vita ho, come molti, avuto alcuni traumi che ho superato.
Solo che non é lo stesso per le persone attorno a me.
In particolare mia madre non é mai riuscita a superare il divorzio con mio padre, lo odia, e sia da quando avevo 3 anni mi ha messa contro di lui.
Da qualche anno a questa parte ho recuperato il rapporto con lui e con mio fratello (suo figlio) e mia madre é gelosa, coglie ogni occasione per ricordarmi quanto faccia schifo mio padre.
Oltre a questo, ha sempre avuto problemi con la sessualità e mi ha sempre voluta controllare, da adolescente e anche fino ai 25 avevo il coprifuoco a mezzanotte, poi ho avuto il mio primo ragazzo (lei lo sapeva ma non sapeva che avevo avuto rapporti) e da lì mi sono sbloccata, sono diventata più sicura di me, ho preso le redini della mia vita da adulta e cerco di non farmi controllare.
Però a lei non posso dire nulla di quello che faccio, per quieto vivere non le dico che al momento esco con una persona perché mi renderebbe la vita un inferno, comincerebbe a darmi della poco di buono, mi farebbe il trattamento del silenzio se tornassi dopo mezzanotte perché "a quell' ora si risveglia l ormone".
Ovviamente io vivo la mia vita normalmente, semplicemente non la rendo partecipe perché su queste cose è tossica.
È una persona estremamente infelice, non ha amici, non ha una vita e se cerco di farle un discorso serio o spiegarle che dovrebbe capire che a questa età i genitori dovrebbero essere solo un supporto e dovrebbe smetterla di intromettersi nella mia vita, mi propone il trattamento del silenzio e si mette a piangere dicendo che io sono una pessima figlia e che la colpa di tutto è di mio padre, cerca di manipolarmi con le lacrime ma ormai non funziona più.
Quando parlo con mio padre addirittura poi mi fa le domande perché vuole sapere cosa mi ha detto, gli stessi interrogatori di quando ero piccola, a cui ovviamente ora non rispondo.
Dice che "sono sempre in giro e non sono mai disponibile per lei" quando invece gestiscoa mia casa in cui viviamo io e lei, mi occupo delle bollette perché non è capace di pagarle, della burocrazia perché si confonde (ha 70 anni, non 90), ma per lei non faccio nulla per questa famiglia.
Quando esco coi miei amici mi chiede i loro numeri di telefono in caso di emergenza, cosa che ovviamente non le so ricordandole che ho 30 anni e se dopo 48 ore non dovessi tornare può benissimo chiamare i carabinieri.
Non posso andarmene di casa perché non ho un lavoro fisso e comunque la casa è la mia.
Secondo voi mi comporto in maniera corretta?
Come potrei cercare di spiegarle che sono una persona adulta ed è il momento che lo riconosca anche lei?
Sono stanca di essere trattata come una ragazzina quando per le cose che convengono a lei non lo sono.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
lei ci racconta una delle tante storie che seguono in Italia al divorzio, che quasi sempre è conflittuale e spezza la vita di alcune delle persone che lo subiscono.
Nella maggior parte dei casi questo destino di fallimento e di conseguente rancore spetta alla donna, la quale: 1) non costruisce una nuova relazione valida; 2) non ha una vera indipendenza economica.
Queste due condizioni conseguono al costume italiano, alla tradizione cattolica, alla visione subordinata della donna mediterranea rispetto a quella nordica.
I figli sono destinati quasi sempre ad avere la peggio, anche nei Paesi in cui il divorzio è ormai tradizione e non fa scandalo; non hanno scelto loro di perdere l'uno o l'altro genitore e di veder cambiare anche più volte lo scenario relazionale del genitore con cui vivono, senza potersi affezionare davvero a nessun genitore-sostituto.
Da noi, a questo si aggiunge la lamentazione continua di un certo tipo di coniuge abbandonato e il suo tentativo di crearsi nei figli: 1) degli alleati contro quello/a che dopotutto è l'altro genitore; 2) degli indebiti sostituti del coniuge, gravati di confidenze e responsabilità che a loro non competono; 3) dei parafulmini dell'ostilità rivolta a chi è fuggito: il minimo errore dei figli viene ricondotto al carattere infame, alle losche tendenze, alla perversa natura dell'ex coniuge.
Nei casi peggiori, sotterraneamente, il coniuge abbandonato, e a volte anche l'altro, se viene convertito in un genitore/bancomat, si rammarica che i figli siano venuti al mondo; e i figli lo avvertono.
Questo per delineare gli scenari che troppo spesso ci si presentano, cara utente.
Però quando noi psicologi raccomandiamo ai genitori in procinto di separarsi, specie se ci sono figli, di rivolgersi alla consulenza di coppia e talvolta a quella familiare, ci sentiamo rispondere che uno dei due "non crede a queste cose" oppure "ormai abbiamo deciso di lasciarci e non c'è rimedio".
Inutile dire che non è per riincollare la coppia che serve il consulente, ma per aiutarla a decidere consapevolmente, anche a lasciarsi, se è il caso, dando comunque un senso al passato per costruire un futuro sereno, libero dal rancore.
A volte genitori coraggiosi e altruisti dimenticano le proprie ferite per andare incontro alle necessità dei figli, che sono i più deboli. Per fortuna non è frequente la situazione in cui si trova lei: leggendo la sua lettera ci si chiede perché lei si sia esposta e continui ad esporsi alle prevaricazioni di sua madre. Si può capire che l'abbia fatto da bambina; un po' meno da adolescente, quando molti figli decidono di andare a vivere con l'altro genitore. Ma in ogni caso, da adulta come mai non si è procurata l'indipendenza economica, la prima di ogni libertà?
Ci chiede: "Secondo voi mi comporto in maniera corretta?". Se continua a non procurarsi i mezzi per vivere, convive e si fa moralmente carico di sua madre, non tanto.
Aggiunge: "Come potrei cercare di spiegarle che sono una persona adulta ed è il momento che lo riconosca anche lei?".
Suo padre si mise a spiegare che voleva andarsene? Io credo di no, e dopotutto lasciare moglie e figli non è come rendersi indipendenti dai genitori.
Ci sono momenti della vita in cui non il riconoscimento dei nostri diritti da parte di altri, ma la conquista e l'affermazione di questi diritti sono l'unica cosa da perseguire.
Lei obietterà che sua madre ne soffrirebbe, eccetera: fatevi aiutare da un consulente. Ne trovate anche al consultorio familiare e alle ASL. Ma lei sia indipendente davvero.
Auguri. Ci tenga al corrente,

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, colpisce, nella sua lettera, le vostra infelicità che traspare da ogni parola, sua, ma anche della mamma.
In teoria, Lei ha ragione, ma non mi sembra utile, nè efficace il tono , il modo con cui viene chiarito il rapporto, la mamma è imbranata con la burocrazia e le bollette, appoggiamole in banca intanto.. In tutto questo tempo il padre cosa ha fatto per migliorare la comunicazione in famiglia anche con questa ex moglie, dal momento che una vita che sembra buona lui se l'è rifatta... Temo che tutte queste incomprensioni, discussioni, rendano la vita amara a voi due e all'aria che gira, la invito a cercare di avere un lavoro più rassicurante dal punto di vista anche economico in modo da potersene andare di casa.... la casa è solo sua, certo lo diverrà..ma la mamma di cosa vive..? Non ci ha detto niente di sè, dove vive? L'ambiente fisico e socioculturale è importante e interferisce coi modi di pensare, di muoversi tanto quanto la scolarità , il livello culturale, forse la mamma non ha e non ha avuto strumenti culturali, dipende un pò dalle paure relative .. alla gente, a quel che potrebbe dire...La mamma è intrusiva, sbaglia, giudica,commenta, è scomodo, lei è molto piu' moderna, si dispiace, si arrabbia, la capisco..Chissò quante mamme sono così , senza strumenti, senza colpi d'ala, che leggono poco libri e giornali , con sogni distrutti alle spalle, senza amiche , ma con tanta fatica fatta per crescere i figli e farli studiare un po'. Faccia la sua vita , carissima, non deve rendere conto di niente, ma cerchi di essere meno tranchant, meno impaziente, un po' di gentilezza e di indulgenza vi farebbe vivere più tranquille.
Ci riscriva, la prego, e ci parli di sè, cosa fa, studia, lavora, che lavoro fa? cosa le piace della vita, cosa sogna ..? Potremo aiutarla meglio.. Le faccio molti auguri.. l'aspettiamo

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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dopo
Utente
Utente
Gent.mi dottori,
intanto grazie mille per le vostre risposte. Non ho specificato nella mia richiesta che sto laureandomi alla magistrale, manca qualche mese e spero di poter rendermi indipendente anche a livello economico. purtroppo per vari trascorsi familiari sono stata "lenta" nella carriera accademica. Mia madre ha avuto un livello di istruzione adeguato, era anche iscritta a psicologia e poi ha abbandonato a un anno dalla laurea per sposarsi. Viene da un contesto familiare in cui la madre era "padrona" e non la faceva uscire con mio padre se non era accompagnata (erano gli anni 70), però il fratello poteva fare quello che voleva, essendo uomo. Mio padre non è mai stato capace di comunicare con mia madre, dopo una decina di anni di divorzio è tornato a casa per stare altri 9 anni (ma aveva già un figlio e faceva finta ufficialmente di stare a casa nostra ma in realtà stava con "il piede in due scarpe" perchè stava anche con quella che ora è sua moglie e la madre di mio fratello, tra l altro la donna per cui i miei divorziarono quando avevo tre anni). Quando mio padre era in casa (la seconda volta, durante la fine della mia adolescenza e gli inizi della mia carriera universitaria) ero io costretta sempre a fare da mediatore tra loro, che urlavano, lui si chiudeva nel suo mutismo, lei pure, e io ero sempre nel fuoco incrociato. dovetti dirgli io di andarsene di casa perchè la situazione era insostenibile. Mia madre ha molti traumi non risolti, tra cui la morte del fratello (20 anni fa, tumore), io le ho chiesto più volte di andare dallo psicologo ma è sempre stata categorica, non ne ha bisogno (io sono andata al consultorio ma non ho avuto fortuna con chi mi è capitato, ma questa è un'altra storia). Io purtroppo al momento non ho un'entrata fissa al mese, e la mamma ha una pensione di 800 euro di cui 450 di mutuo (per la casa di mia sorella, che al momento potrebbe permettersi di pagarlo lei ma non lo fa), quindi al momento non posso lasciarla, quello che guadagno magari dal doposcuola ci serve per campare. Ho una sorella che abita accanto a noi (altra cosa che non concepisco perchè sono sempre insieme e "fanno comunella" troppo, praticamente mia madre si intromette troppo nella sua famiglia anche se spesso in maniera utile perchè sta con mio nipote, che è piccolo) e mia sorella glielo lascia fare, e questo mina anche il rapporto con il marito.
Un pochino credo che la mia situazione dipenda anche da mia sorella, che ha sempre eseguito ciò che diceva mia madre, a 30 anni aveva il coprifuoco a mezzanotte e le ha sempre permesso di intromettersi nella sua vita sessuale e privata, e questo non ha reso certo il mio terreno fertile. Io sono quella che ha puntato più i piedi, recentemente sono stata all'estero per migliorare il mio cv (laurea in lingue), appena trovo mezzo lavoretto mi butto a capofitto, ma mi rendo conto che forse ho sacrificato la mia vita da adolescente/giovane adulta in nome della mia famiglia, spesso per fare da madre a mia madre, che ho sempre visto come una figura da proteggere e si fa avanti a fare la figura genitoriale solo nel caso in cui io vada contro i suoi standard morali. dalla mattina quando mi sveglio alla sera quando vado a letto è un continuo rimproverarmi e disturbarmi, alle volte scappo letteralmente di casa per studiare perchè se mi chiudo in camera dicendo di non voler essere disturbata lei arriva e comincia a parlare. io so che lei si sente magari sola, ho cercato di farla iscrivere a gruppi oppure farla socializzare in qualche modo ma non è recettiva, l'unico gruppo che aveva era la chiesa ma ora col covid neanche quello. in realtà riflettevo sul fatto che quando mia nonna era viva e io molto piccola, io mia madre e mia sorella facevamo comunella contro di lei, quando c'era mio padre a casa il "nemico" era lui, e ora la "nemica" sono io e la comunella la fanno mia madre e mia sorella.
ciò per cui sto lavorando è ovviamente la mia indipendenza economica, che nonostante i miei "pezzi di carta" non è qualcosa a cui arrivare in tempi brevi o comunque scontata, specialmente al sud. Vi ringrazio per i vostri auguri e spero di aver chiarito più o meno i vari punti, anche se è difficile raccontare una vita intera in 5000 caratteri.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazza, ottimo che sia sul punto di laurearsi e che quindi il lavoro, la sua utilità a tutti i livelli sia fondamentale, le consiglieri di cercare di migliorare la comunicazione in famiglia, forse si puo' ottenere di più con altri modi , come le suggerivo precedentemente.. lo stile ora è troppo adolescenziale e poco strategico, anche con la sorella forse si può avere più amicizia e collaborazione e anche un diverso atteggiamento economico, perchè mai questa mamma deve pagare il mutuo della casa di sua sorella? e questo papà che di danni ne ha fatti col suo girovagare , perchè non può assumersi qualche responsabilità.. insomma da parte mia un gentile richiamo ad una strategia meno drammatica, dolorosa e maggiormente strategica.. Coraggio, carissima, vedrà che farà più strada guardando con occhi diversi il suo mondo interno e esterno, che non finendo dentro ad un conflitto infinito, doloroso per tutti, il passato non si può cambiare, solo comprendere, cerchi di essere flessibile e gentile, il rancore non paga e neanche fare l'oppositoria paga.. Intelligente com'è ne sarà capace se lo vuole davvero. Auguri di cuore, per un futuro vincente e anche più felice..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it