Non capisco cosa mi stia capitando

Buonasera.
Mi sono laureato due anni fa con il massimo dei voti in una facoltà abbastanza impegnativa.
Sono sempre stato bravo, preciso, puntuale e metodico.
Subito dopo la laurea ho iniziato a lavorare e, seppure con inesperienza, svolgevo bene i miei compiti (svolgo un lavoro d’ufficio), ricevevo complimenti e gratificazioni, certo anche con qualche sano rimprovero.

Da qualche mese il clima in ufficio è diventato pesante: tanto (forse troppo) lavoro e animi molto tesi, spesso con insofferenze riversate sull’ultimo arrivato: io.

L’incubo è iniziato quando ho iniziato a sviluppare un disturbo all’occhio: andato dall’ oculista mi ha detto che non è nulla di fisiologico ma psicologico (stress o stanchezza).
Sta di fatto che nelle giornate no da un occhio non vedo quasi nulla.
Poi successivamente ho sviluppato un’ansia di andare al lavoro (a tratti terrore).
Sveglie ripetute di notte, pianti inspiegabili, insofferenza verso i lavoro e i colleghi.
Ultimamente mi sta capitando qualcosa che non è però da me e che mi spaventa: faccio continui errori, ho delle disattenzioni su azioni banali ma che a livello lavorativo possono comportare danni importanti.
Questo continuo sbagliare non fa altro che accrescere l’ansia di andare a lavoro.
Non so come spiegare, ma mi sembra di vivere in una bolla d’aria, sempre offuscato e disattento.
Sono molto stanco anche se ultimamente di notte riesco a dormire di più (ora mi sveglio solo la mattina presto).
Ci sono dei giorni dove impiego ore per scrivere due righe di e-mail che leggo, rileggo e alla fine mando piena zeppa di errori.
Mi rendo conto di essere poco lucido e quindi faccio qualsiasi cosa con l’ansia di sbagliare e, ovviamente, alla fine sbaglio.
A volte faccio delle cose o terribilmente irresponsabili o terribilmente stupide (ho fatto delle cose che sono da imbecille senza cervello), che non sono da me di prima.
E me ne rendo anche conto, ma sempre dopo a danno fatto.

Mi sembra di essere diventato scemo tutto d’un tratto e di vivere in un incubo.
Questa cosa ultimamente si sta riversando anche nella vita privata, monopolizzata da discorsi e paranoie per i casini lavorativi.
A volte penso di essere un incapace, che questo non sia il lavoro per me perché sopra le mie capacità.
Altre volte credo sia solo l’ambiente sbagliato per me, ma poi pensò siano solo le scuse di uno che vuole scappare dai problemi che ha creato.

Non so a chi rivolgermi e cosa fare per uscirne
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile Utente,

Dispiace per la situazione che si è venuta a creare, sia dentro di Lei sia in ufficio:
Lei si sente inadeguato, i colleghi la percepiscono come inadeguato.
Probabilmente Lei non è "diventato scemo tutto d’un tratto", ma sembra aver sviluppato una importante "ansia da lavoro", forse frutto di stess? I motivi non sono a noi noti, e nemmeno a Lei forse.

"Non so a chi rivolgermi e cosa fare per uscirne", ci dice.

L'oculista, a fronte del Suo disturbo all’occhio, Le ha diagnosticato che non si tratta di patologia organica bensì "..non è nulla di fisiologico ma psicologico (stress o stanchezza)".
Può partire da questa diagnosi.

- Si rivolga dunque innanzi tutto al Suo Medico di base, descrivendogli esattamente la situazione di disagio che ha descritto a noi: ansia, disattenzioni, pianti ripetuti, scarsa lucidità ed errori frequenti anche in situazioni note, disturbi del sonno.
- Inoltre prenda al più presto appuntamento per un incontro in presenza con un* Psicolog* che sia Psicoterapeuta, con esperienza,
per mettere mano ai contenuti della problematica che ci presenta e al funzionamento della Sua mente (che probabilmente l'ha condotta in questa situazione). Occorrerà una diagnosi e - presumibilmente - un percorso psicologico.

Piccola importante indicazione:
quando nelle "giornate no" Lei si sveglia e non ci vede da un occhio (peraltro sano, secondo l'oculista), può pensare che è una vera fortuna possedere due occhi; che l'altro Le funziona benissimo, e che dunque in quella giornata Lei lavorerà tranquillamente da monocolo (ha presente il mitico Ciclope? spero di strapparLe un sorrisetto ...).

Non attenda oltre.
Il tempo di attesa/procrastinazione equivale a tempo perso, buttato.
I Suoi disturbi possono essere risolvibili se opportunamente curati.

Nel caso Le occorrano ulteriori chiarimenti, non siamo qui.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/