Perché mi sento inamabile?

Buongiorno
Ringrazio in anticipo chi risponderà

Da un paio d'anni ho preso coscienza di una mio problema e vorrei chiarire cosa io stesso debba pensarne perché le mie riflessioni ricadono nel "discorso interno negativo".


Mi è capitato numerose volte di confrontarmi con persone a cui non andavo a genio, in classe sono sempre stato emarginato per motivi diversi:
Alle elementari per il mio carattere e aspetto, alle medie per la mia apparente superiorità nel ragionamento, alle superiori per un misto di invidia nel ragionamento e capacità scolastica senza particolare impegno.


Nonostante questo sono stato una persona molto altruista, soprattutto sa alle superiori, dove per esempio mi è capitato di dare il mio materiale in prestito a una ragazza per evitarle una nota che ho preso io al posto suo.


Il punto è che dove ho lasciato libero il mio carattere non sono mai stato accettato e dopo tanto tempo che ho avuto una relazione/flirt (in cui reprimevo molto di quello che ero) sono comunque stato "cestinato" a un certo punto per compagnie più interessanti.

La relazione è stata caratterizzata da grandi gesti di altruismo miei che comunque sono valsi meno di un decimo dei miei come ricambio.


La convinzione a cui mi riferisco è essere "poco amabile" per non dire del tutto inamabile.

La cosa "peggiore" che razionalmente mi fa preoccupare è che quando dò questa come spiegazione a molti brutti gesti che ricevo indietro ai miei mi sento rassicurato.

Non so perché, ma vivrei meglio se "non lo dimenticassi mai" e non mi passasse mai per la testa che possa essere diverso.


Sinceramente sono stanco di molti aspetti della mia vita e non ho più soddisfazione di nulla, ma togliermi questa questione mi darebbe un po' di sollievo.


L'unico amico che mi era rimasto ha iniziato a frequentare più altri che me e mi rendo conto che la mia compagnia non è più gradita come un tempo.

Non ho paura di concludere che sono meno amabile degli altri, ma mi piacerebbe uscire dal territorio delle "opinioni che ti dai per un momento" e avere una risposta che non mi rifaccia valutare le cose a seconda del periodo.
E ritengo che se fossi amabile sarei stato amato da almeno una persona, mentre da quando avevo 16 anni non ho mai più avuto la dimostrazione che a qualcuno importasse particolarmente di me
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Per essere amabili, occorre prima amare se stessi.

>>> sono stato una persona molto altruista, soprattutto sa alle superiori, dove per esempio mi è capitato di dare il mio materiale in prestito a una ragazza per evitarle una nota che ho preso io al posto suo

Rileggendo questo passaggio che hai scritto, ritieni che provenga più da una persona che ama se stessa, oppure da una persona che cerca di ingraziarsi gli altri, cioè si sforza disperatamente di piacere agli altri perché lui per primo non si apprezza?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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dopo
Utente
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Non ho disperazione e non cerco attivamente di ingraziare gli altri.

Quel gesto ad esempio voleva essere l'occasione per lenire certe tensioni in classe, che soprattutto durante la pandemia si erano amplificate rendendo la classe più unita e più distante da me.

Non mi trovo d'accordo sul "non amarsi porta a non essere amati".
Nel pratico non ho trovato in me o in altri motivo di trattare peggio chi non ha una buona opinione di sé.

Non ho un'opinione negativa del mio modo di essere.

Mi viene in mente l'esempio di almeno
2 persone della mia ex classe che ritengo avessero un'auto giudizio più "pesante del mio", come piangere in classe per non saper rispondere a una domanda (probabilmente complici anche motivi fuori da scuola).

Anzi, al di fuori della scuola conosco solo 2 casi di chiara mancanza di amore verso se stessi (molto evidente e dichiarata) e non vedo abbiano i miei problemi.
Se io dovessi stare male so che non posso immaginare che nessuno abbia piacere di ascoltarmi mentre queste 2 persone sono ascoltate "gratuitamente" con clemenza non richiedendo qualcosa in cambio e avendo anche avuto successi romantici.

Ho solo l'aspettativa di non piacere mai al prossimo fino a dimostrazione contraria, non lo vedo motivo di compromettere il mio amore per me stesso
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Nel pratico non ho trovato in me o in altri motivo di trattare peggio chi non ha una buona opinione di sé

Non sto parlando di trattare peggio, ma con indifferenza. Essere inamabili non vuol dire per forza essere detestabili, può significare che gli altri si sentono poco spinti a occuparsi di te.

>>> al di fuori della scuola conosco solo 2 casi di chiara mancanza di amore verso se stessi (molto evidente e dichiarata) e non vedo abbiano i miei problemi

Guarda meglio. Probabilmente <sembra> che loro non tengano a loro stessi, ma con tutta probabilità mettono in atto comportamenti per i quali gli altri si sentono spinti a prendersi cura di loro.

In Campania hanno un proverbio per etichettare queste persone, "chiagne e fotte", contentratissime su se stesse e che fanno le vittime per indurre gli altri a prendersene cura.

Questo tipo di persone sono in genere istrioniche e hanno un'emotività accentuata.

Tu invece sei forse troppo poco espressivo e per questo gli altri ti prendono "meno sul serio", cioè non si sentono motivati a darti retta. È solo un'ipotesi.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#4]
dopo
Utente
Utente
Sicuramente i casi che conosco cercano di prendersi cura di loro stessi mediante la mano degli altri, che cercano in modi vittimistici o tramite altruismo che vuole ingraziare.

Ma nel loro caso posso dire che sia efficace, ho avuto un breve rapporto con entrambe queste persone e tal volta ho avuto altri contro di me per una "carenza di riguardo" verso questi martiri o sfortunati.

Io posso dire che con molti meno "problemi lamentati" e un chiaro altruismo meno opinabile del loro non ho ottenuto niente.

Ma non è solo "generalizzato", anche i miei genitori non mi vengono in contro da anni
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Io posso dire che con molti meno "problemi lamentati" e un chiaro altruismo meno opinabile del loro non ho ottenuto niente

Sullo "altruismo" avrei da ridire, ma tralasciamo.

Il punto centrale è che non hai ancora imparato a indurre negli altri la voglia di venirti dietro o di occuparsi di te in senso positivo. Questo si può ottenere attraverso le cosiddette abilità sociali, che si possono imparare, cioè attraverso le emozioni e di alcuni atteggiamenti piuttosto che altri. Non solo con il vittimismo stucchevole.

>>> anche i miei genitori non mi vengono in contro da anni

Questa semmai potrebbe essere l'esperienza di riferimento originale, quella che nel tempo ti ha insegnato che "gli altri non si prendono cura di me". È con i genitori che si impara a rapportarsi con gli altri. Il rapporto con i genitori è in un certo senso il precursore del modo in cui più avanti ci rapportiamo alle altre persone. Tu potresti aver interiorizzato questa convinzione e averla resa perpetua senza nemmeno rendertene conto.

Ti suggerisco di rivolgerti a uno psicologo/psicoterapeuta, per una valutazione più precisa ed eventualmente per ricevere un aiuto in tal senso. Sempre che ne senta necessità, è chiaro.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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