Possibile burnot o depressione?

Buongiorno
sono una ragazza di 33 anni.

Lavoro relativamente da poco, circa 4 anni perché mi sono laureata con ritardo, e sono molto frustrata e demoralizzata.

Per 2 anni ho lavorato in una realtà inerente al mio percorso di studi e sebbene per quasi tutta la durata dell’esperienza io sia stata molto angosciata per la tipologia di contratto (det) e per il tipo di lavoro che non mi gratificava molto, alla fine avevo trovato più o meno un equilibrio.
Circa 6 mesi fa mi è capitata un’opportunità stabile e molto vantaggiosa in un’azienda e ho accettato.

Subito dal primo giorno mi sono resa conto che non è un ambiente e un lavoro che può darmi soddisfazioni, mi hanno messa a fare un lavoro al di sotto delle mie capacità e non vedo grandi prospettive nel breve periodo.
Il capo mi ha espresso grande fiducia e mi coinvolge ma, anche se mi sento in colpa a dirlo, credo che non potrei sentirmi comunque gratificata.

In questi mesi ho ricevuto ulteriori opportunità nel settore inerente al mio percorso di studi e in realtà molto stimolanti dove avrei potuto valorizzarmi ma alla fine ho rifiutato perché le condizioni economiche erano un pochino più basse.

Piango quasi tutti i giorni da quasi sei mesi, sono nervosissima e non mi sento capita ma allo stesso tempo non riesco a capire me stessa.
Ho avuto la possibilità di rimettermi in gioco e non l’ho colta.
Dove sono ora non vengo valorizzata perché c’è una mentalità un po’ retrograda dove a 33 anni sei vista come una ragazzina che ha tempo per imparare.

Dormo malissimo, mi sento frustrata perché preferivo un altro settore, mi consolo soltanto con il trattamento economico ma in realtà mi sento una fallita e penso che nessuno dei miei amici o amiche starebbero li a fare quello che faccio (un lavoretto amministrativo che con tutto il rispetto potrebbe fare chiunque senza particolari specializzazioni).
Penso che i miei genitori possano essere delusi perché hanno pagato tanto per farmi studiare e io li ripago accontentandomi di un lavoretto mediocre solo perché ben pagato?

Anche se loro non mi dicono nulla di male, anzi.
Altre persone invece dicono che non mi dovrei lamentare.
Non mi sento capita da nessuno ma allo stesso tempo non capisco me stessa.
Sento ormai le emozioni come anestetizzate, provo solo tristezza, rabbia e frustrazione.
Digrigno i denti e mi innervosisco quando devo parlare con qualcuno perché temo esca fuori l’argomento lavoro... persino a Natale volevo saltare il pranzo per evitare il discorso ma poi per fortuna si è parlato d’altro.
Ho avuto due incontri con uno specialista e mi è stato detto che voglio apparire in un modo diverso da quello che in realtà sono e che sono sicura di me anche se in realtà io penso e so di avere mille insicurezze.
Mi è stato detto di pensare a cosa mi fa stare male e qual è il problema e per il momento ho deciso di interrompere perché ho interpretato come se mi avesse detto che non ho problemi.
Non capisco se un percorso terapeutico sia necessario oppure no?

Grazie
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Dr.ssa Angela Montuori Psicologo, Psicoterapeuta 56 3
Cara Ragazza,

Lei riferisce:
Ho avuto la possibilità di rimettermi in gioco e non l’ho colta ;
Accontentandomi di un lavoretto mediocre solo perché ben pagato ;
Ho ricevuto ulteriori opportunità .. ho rifiutato perché le condizioni economiche erano un pochino più basse ;
Non capisco me stessa .
In ciò che pensa e scrive ci sono diverse contraddizioni che lasciano sottendere un conflitto intrapsichico rispetto alla scelta del lavoro e forse anche ad altro, che andrebbe approfondito e capito.
Ritengo pertanto che un percorso psicoterapeutico possa farle bene.
Cordialmente,

Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta