Problemi in famiglia. diventare indifferenti o cerca di risolvere la situazione in famiglia?

Salve a tutti,

Vi scrivo in quanto, come già descritto precedentemente in un altro consulto, sto vivendo una brutta situazione in famiglia.


I miei genitori non accettano nessun confronto riguardo nessuna tematica.
Quando cerco di confrontarmi con loro incontro solo muri.

Per loro se provo a fare qualcosa con la mia testa ricevo minacce, del tipo non fanno più sacrifici per me, che fanno le dovute considerazioni quando arriverà il momento di lasciarmi qualcosa.

Alla fine cerco di accontentarli ma mi sento in colpa di star facendo vivere al mio fidanzato una relazione che forse non è proprio come la vorrebbe e ho paura che possa stancarsi di tutto questo.

Questo clima è così pesante che sto pensando di sposarmi, seppur ancora mi senta piccola e ancora poco economicamente autonoma, però questo forse mi renderebbe più libera.


Per i miei genitori fare i genitori significa non far mancare niente economicamente ai propri figli.
Ogni mio successo personale è, a parer loro, merito loro e pertanto dovrei esserne grata a vita.

Mia sorella (più piccola di me di 2 anni) è una persona molto diversa da me (ha 22 anni e sta tutto il giorno in casa al telefono o davanti alla tv - quindi la figlia perfetta per i miei genitori).

Purtroppo è una ragazza insicura e credo che si senta inferiore a me, pertanto gode del fatto che io stia vivendo questo rapporto conflittuale con i miei genitori e, anche nei momenti di tranquillità, non si esime a lanciare frecciatine in modo tale da ricordare ai miei genitori certi miei comportamenti (per loro ostili).

La presenza della mia famiglia mi provoca ansia, ho sempre paura di dire qualcosa che possa suscitare in loro qualche malumore.

Nell’ultimo periodo mia mamma sta mostrando un’evidente preferenza per mia sorella, anzi cerca di metterci in competizione, e sento che ha una sorta di risentimento nei miei confronti, tutto questo mi fa soffrire perché vorrei tantissimo avere una famiglia unita, sentirmi amata e apprezzata dai miei genitori e avere una sorella complice con la quale confrontarmi o semplicemente trascorrere del tempo.


Sono consapevole di aver bisogno di un confronto psicologico per alleviare questo malessere che mi sto portando dentro, sto però cercando di mantenermi da sola per non dover chiedere l’aiuto della mia famiglia quindi non posso permettermi ulteriori spese.

Però sto male e non so con chi confrontarmi, vorrei capire se la scelta migliore è accettare questa situazione e cercare di essere più indifferenti a questi loro atteggiamenti o trovare un modo per risolvere tutte queste questioni.


Vi chiedo per favore di aiutarmi a capire come devo comportarmi per uscire da questa situazione che mi sta deteriorando.


Grazie in anticipo.
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Dr.ssa Paola Poeta Psicologo, Psicoterapeuta 25
Gentile utente,
la situazione che descrive e' un po' delicata per essere affrontata in modo sbrigativo. Probabilmente vive un conflitto tra il desiderio legittimo di viversi in famiglia, della quale ha probabilmente ancora bisogno, di sentirsi riconosciuta e apprezzata. Ma in cosa? visto che non la sostengono nella sua indipendenza? E la spinta a risolvere la situazione e' certo legittima. Dovrebbe chiedersi cosa la sua famiglia puo' offrirle ancora, non solo in termini economici, perche' lei raggiunga quell'autonomia e quel "sentirsi" meno "piccola" anche rispetto ad un matrimonio. Riferisce poco di se' e delle sue attuali attivita' o progetti. Credo che sia utile chiarire a se stessa il significato delle due possibilita'. In realta' non so quanto sia possibile "diventare indifferenti". Ma, "cercare di risolvere la situazione" comporta trasformare tutti i vissuti che ora sta vivendo, per sorreggere coraggiosamente la possibilita' di sue scelte, credo piu' personali. Dove sente maggiore gioia (nonche' sacrificio)? L'autonomia e' una scelta, profonda, un po' impegnativa, forse ne vale la pena. Se puo' cerchi un aiuto psicologico concreto, anche eventualmente in un servizio pubblico.
Cordialmente

Dr.ssa Paola Poeta