Dopo la rimozione di un calcolo renale ho dolori sia quando cammino sia quando urino. è normale?

Ho subito due interventi per la rimozione di un calcolo renale.
Dopo le visite mi era stato detto che probabilmente avrei dovuto seguire una terapia antibiotica prima dell'operazione a causa di un infiammazione, non sentendo più nessuno per un paio di settimane ho chiamato l'ospedale e mi è stato comunicato che sarei stato operato in data 28 aprile senza bisogno di terapia.
Durante l'intervento a causa di un infiammazione all'uretere lo strumento si è incastrato in una stenosi, da quello che ho capito dalle poche parole dei medici è stato difficile rimuovere lo strumento.
Mi è stato quindi applicato uno stent e dopo 10 giorni sono stato nuovamente operato.
Dopo questa seconda operazione il calcolo è stato rimosso con il laser e mi è stato applicato uno stent con filo esterno.
Sono stato dimesso dopo tre giorni dall'intervento ma ad oggi dopo 6 giorni ho ancora sangue nelle urine e dolore costante al pene sia quando cammino sia quando urino.
Inoltre ho notato a causa del gonfiore addominale devo allacciare la cintura 2 o 3 fori più larga rispetto a prima.
non mi è stata prescritto nessun farmaco ne prima ne dopo l'intervento.
Ed ora ho un po' di preoccupazione a tornare lì per la rimozione dello stent lunedì prossimo.
Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Premettiamo che per interpretare correttamente la sua situazione sarebbe indispensabile disporre di notizie complete sulla situazione del calcolo operato (dimensioni, posizione) e la descrizione degli interventi eseguiti, desumibili dalla cartella clinica o talora dalla stessa lettera di dimissione.
L’esecuzione dell’intervento in due tempi è una pratica comune quando si riscontrino difficoltà per la situazione locale (es. calcolo difficilmente raggiungibile, ecc.) oppure per complicazioni generali (es. infezione, alterazione della funzione renale, ecc.). Le difficoltà locali possono dipendere in parte dalla competenza, esperienza specifica e pazienza dell’operatore, nonché dalla disponibilità di una strumentazione ed accessoristica completa ed aggiornata.
È molto probabile che la terapia antibiotica sia stata limitata al momento dell’intervento (profilassi short-term).
I disturbi che ci riferisce sono generalmente riferibile alla presenza dello stent, che viene percepito come un corpo estraneo che causa una irritazione di tipo meccanico. Per questo motivo, i comuni antidolorifici ad azione anti-infiammatoria sono relativamente poco efficaci. Meno comprensibile è questo gonfiore addominale, probabilmente legato al semplice meteorismo (aria nell’intestino), ma questo sarà giudicato al prossimo imminente controllo.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
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La ringrazio per la celere risposta, purtroppo sulle lettere di dimissioni non c'è scritto nulla di utile. Solo la data di dimissioni e di bere tanta acqua. La cartella clinica non è mai stata nella mia disponibilità durante il ricovero (cosa che invece era successa durante un altro ricovero per un altro intervento) il calcolo era stato stimato con la tac a 1.9cm x 1.5 a stampo ed era sceso oltre il calice andando ad incanalarsi nell'uretere. Dalle poche informazioni comunicatemi ho scoperto non dai dottori ma da un os che a causa di una stenosi lo strumento si è incastrato nell'uretere e per questo motivo dopo essere riusciti a farlo scendere hanno deciso di applicare uno stent e di rimandare l'intervento .si prevedeva di spingere il calcolo nuovamente nel rene tramite acqua e successivamente di sezionarlo con un laser e quindi di rimuovere i frammenti con dei cestelli. Al primo intervento quindi è stato possibile solo spingere il calcolo nel rene e applicare uno stent. Mi farò coraggio per la rimozione anche se non ho molta fiducia dopo quello che è successo. Se non altro per il fatto che non mi è stato comunicato niente del primo intervento se non il fatto che non era stato possibile rimuovere subito il calcolo e che era stato applicato lo stent. Per quanto riguarda l'aria nell'intestino non saprei. Vado di corpo regolarmente 2 anche 3 volte al giorno senza nessun problema.
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La cosa che non mi ha convinto molto inoltre è che durante la visita pre ricovero si era evidenziata in infiammazione dall'analisi delle urine e per questo motivo sono stato richiamato per un secondo campione di urine la settimana seguente. In quel contesto mi è stato detto che sarei stato contattato nei giorni seguenti per sapere se avessi dovuto seguire un percorso pre operatorio o meno. Non sentendo nessuno nei 20 giorni sucessivi ho chiamato il numero che mi era stato lasciato, l'operatore non mi ha saputo dare informazioni. Il giorno seguente sono stato contattato e mi è stata comunicata la data dell'intervento. Un altra cosa che non mi ha convinto è che in sala pre operatoria (unico momento in cui ho visto la cartella clinica sulla brandina) la dottoressa che da lì a poco mi avrebbe operato continuava a sfogliare la cartella alla ricerca dei risultati delle analisi urologiche fatte durante il prericovero ma queste non erano presenti nella cartella tanto che non la vedevo molto convinta di eseguire l'intervento. Sicché cercava quelle analisi perché mi ha chiesto specificatamente se le avessi eseguite e io le ho comunicato di averle eseguite per ben 2 volte e che almeno nelle prime era stata evidenziata un infezione.
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Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Se ci fosse un'infezione importante, in questo momento quasi sicuramente lei avrebbe la febbre, magari anche molto alta. Ci scrive che si trattava di un calcolo abbastanza grande, il risultato della frammentazione/polverizzazione si dovrà valutare ripetendo una TAC, o quantomeno una ecografia, tra alcune settimane.
In genere durante il ricovero il paziente non ha accesso alla cartella clinica, quantomeno non autonomamente, mentre può certamente chiederne una copia dopo le dimissioni, ad ogni buon fine.

Paolo Piana
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Salve, alla fine il giorno che dovevo rimuovere lo stent (il 21) sono stato chiamato per bombardare i frammenti da un altra struttura ospedaliera. dopo aver riferito della chiamata mi è stato detto che non mi sarebbe stato rimosso lo stent sino a dopo il controllo. Il controllo ha rilevato un bel po' di frammenti ancora presenti che l'operatore ha dovuto bombardare.. già il giorno prima di recarmi alla struttura per questa procedura ho avuto una colica, ho avuto una seconda colica la sera stessa del bombardamento e oggi ne sto avendo un altra persistente. da questa mattina ho già dovuto ricorrere 3 volte al toradol gocce (10) il dolore si attenua un po' ma non va via l. Sto prendendo anche due bustine al di di lapiren. Questa notte mi sta salendo la febbre,non è molto alta, per ora 37 e 4. Il dolore è molto forte nonostante lo stant
(con filo} Secondo lei può essere normale o mi conviene consultare il medico ? Inoltre dovrei andare a rimuovere lo stant mercoledì, l'operatore che ha eseguito la procedura di bombardamento mi ha comunicato che sicuramente tornerò in ospedale in pochi giorni a causa delle coliche, che sicuramente mi verrà per inserito un nuovo stent senza filo da tenere qualche mese. Mi chiedo non sarebbe più pratico inserire il nuovo stent contestualmente alla rimozione di quello già presente, senza aspettare di avere altre coliche e dover quindi passare dal pronto soccorso?

La ringrazio per il prezioso lavoro che svolgete.
Andrea
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Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Per poter dare delle indicazioni precise, sarebbe indispensabile conoscere la situazione nel dettaglio, pertanto noi a distanza è possibile solo esprimere considerazioni di carattere generale.

L’efficacia del trattamento extracorporeo (ESWL) è molto variabile ed imprevedibile. Il suo impiego è stato molto diffuso 30-40 anni fa quando costituiva l’unica alternativa alla chirurgia a cielo aperto. Con l’introduzione e l’affinamento progressivo delle procedure endoscopiche e la disponibilità del laser, le indicazioni al trattamento extracorporeo si sino via via ridotte ed oggi sono limitate a situazioni molto semplici (piccoli calcoli singoli all’interno del rene).

È noto che lo stent protegga la funzione renale, evitando l’occlusione dell’uretere da parte di calcoli e frammenti, ma per contro impedisca la contrazione spontanea delle pareti (peristalsi). Questo impedisce la progressione ed espulsione di tutti i frammenti. Si sarebbe pertanto spinti a rimuovere lo stent al più presto possibile, a patto che i residui da espellere siano pochi e di piccole dimensioni. In caso contrario le coliche sarebbero la certezza. Pertanto, spesso l’indicazione più razionale è quella della ripetizione di un intervento endoscopico, che a fronte della invasività leggermente maggiore, garantisce una risoluzione più rapida e completa.

La calcolosi urinaria è una patologia sostanzialmente benigna, ma il suo trattamento proficuo necessita di competenza ed esperienza specifica elevata, oltre alla disponibilità completa di strumenti ed accessori adeguati ed aggiornati.

Paolo Piana
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