Omicron 5.

Omicron 5: sintomi, incubazione, durata, contagio, efficacia vaccino

Nell'estate 2022 stiamo assistendo a una nuova ondata di contagi di Covid-19 dovuti alla diffusione di Omicron 5 (BA.5), l'ultima variante del Coronavirus che si caratterizza per la sua forma più lieve, ma anche per l'alta contagiosità. Quali sono i sintomi più frequenti di questa variante? Qual è la durata dell'incubazione, come avviene il contagio e quanto risulta essere efficace il vaccino per contrastarla? Cerchiamo di rispondere in maniera precisa a tutti questi quesiti, fornendo una panoramica dettagliata.

Omicron 5: la situazione attuale

A differenza di quanto accaduto nelle precedenti estati, l'estate 2022 è caratterizzata da una nuova ondata di Covid-19 a causa dell'espansione di una variante del Coronavirus, denominata Omicron 5.

La cavalcante crescita dei contagi sta portando all'innalzamento progressivo della presenza di tale sotto-variante, percentuale che si assesta intorno al 50% nei casi positivi; tuttavia, è bene precisare che la maggioranza di essi non sono gravi, ma presentano sintomi lievi trattabili senza l'assoluto bisogno di ricovero ospedaliero.

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Quali sono le caratteristiche di Omicron 5?

Purtroppo, la caratteristica principale di Omicron 5, come si è evinto da alcuni studi, sembra essere la sua altissima contagiosità e la sua resistenza agli anticorpi creati dalle tre dosi di vaccino finora inoculati nella popolazione; questo rende possibile il nuovo contagio di coloro che sono già stati positivi in passato o di coloro che hanno ricevuto le 2 dosi principali di vaccino più la dose booster. 

Quali sono i sintomi della variante Omicron 5?

A differenza delle precedenti varianti, come la Delta, Omicron 5 manifesta sintomatologie essenzialmente di lieve entità e che riguardano principalmente le vie aeree superiori, come la faringe, la trachea, i bronchi ma senza giungere ai polmoni, eliminando di fatto la possibilità dell'insorgenza di polmonite, cosa che avveniva con le varianti passate.

I sintomi più comuni sono simili a quelli dell'influenza e sono rappresentati da:

  • febbre anche alta, ma dalla durata di 3 giorni,
  • mal di gola,
  • raffreddore,
  • tosse,
  • debolezza muscolare e dolori in molteplici aree del corpo.

Inoltre, sono leggermente meno comuni, ma comunque possibili sintomi come la perdita del gusto e dell'olfatto, la sensazione di congestione nasale, mal di testa o difficoltà respiratorie (eventualmente da monitorare con un saturimetro).

Ad ogni modo, tale sintomatologia è curabile direttamente a casa, ricorrendo al massimo all'ausilio del proprio medico curante che stabilirà una corretta terapia per alleviare i sintomi, specie se si presentano con una moderata entità.

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Periodo di incubazione

La variante Omicron presenta un ridotto periodo di incubazione rispetto alle varianti precedenti, lasso di tempo che si assesta intorno ad una media di 2 o 3 giorni, con soglia massima fissata ai 14 giorni anche se molto meno probabile rispetto a quanto avveniva in passato.

Inoltre, a cambiare è anche la durata della positività, anch'essa ridotta rispetto alla variante Delta o alle precedenti sotto-varianti Omicron: essa si aggira intorno ai 5-7 giorni, dopo i quali avviene la negativizzazione. Tale dato si scontra con quanto avveniva nei mesi precedenti, nei quali la negativizzazione avveniva anche dopo 10 o addirittura 20 giorni.

Contagio

A discapito di questi dati positivi, Omicron 5 presenta un indice di contagiosità estremamente elevato: tale valore è 15 e rappresenta più del doppio rispetto all'indice delle sue sotto-varianti precedenti, il quale si assestava a 7.

Le modalità di contagio della sotto-variante Omicron 5 sono pressoché identiche a quelle delle varianti precedenti: bastano, infatti, alcune goccioline (droplet) provenienti dalla mucosa orale o nasale di persone contagiate, trasmissibili attraverso starnuti, colpi di tosse o anche semplicemente tramite un contatto ravvicinato e diretto, per poter trasmettere piccolissime quantità di virus che intaccheranno immediatamente le mucose respiratorie dell'ospite.

Ovviamente, anche in questo caso l'uso delle mascherine e il rispetto del distanziamento sociale, oltre che a quello del lavaggio sociale delle mani, risulta essere un vero e proprio salvavita in grado di proteggere la persona dal possibile contagio; ovviamente, data l'abrogazione delle restrizioni, è utile usare questi dispositivi di protezione con buon senso, focalizzando il loro utilizzo specialmente in luoghi al chiuso o in occasione di assembramenti, nonostante l'uso della mascherina non sia più obbligatorio nella maggioranza degli ambienti sociali comuni.

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Efficacia dei vaccini e reinfezione

I vaccinati e guariti dal Covid-19 possono contagiarsi?

Secondo gli studi effettuati finora, Omicron 5 (BA.5) risulta essere resistente agli anticorpi che sono stati sviluppati sia dopo la vaccinazione sia dopo un'infezione dalle precedenti varianti, pertanto chi è guarito dal Covid-19 e anche coloro che hanno ricevuto la dose booster, o terza dose del vaccino, possono essere contagiati da questa sotto-variante.

Tuttavia, i vaccini restano lo strumento in primo piano per il contrasto alla diffusione dei contagi e nella prevenzione di conseguenze gravi.

A questo proposito, Moderna, seguita anche da Pfizer, stanno mettendo a punto un nuovo vaccino, a detta loro disponibile già tra agosto e settembre, in grado di combattere le sotto-varianti di Omicron, come BA.4 e BA.5, oltre che di ridonare alla popolazione la completa copertura al ceppo originario del Covid.

La quarta dose sarà probabilmente resa disponibile in primo luogo per i soggetti anziani e fragili, ovvero coloro che possiedono patologie di una certa rilevanza; dopodiché, con ogni probabilità, potrà essere estesa a tutta la popolazione.

Pertanto, restiamo in attesa di comunicazioni ufficiali dalle case farmaceutiche e a livello governativo.

Per approfondire:Approvato il vaccino per la nuova variante XBB

Omicron 5: cura

Quali farmaci utilizzare?

Innanzitutto, è bene informare immediatamente il proprio medico curante qualora i sintomi dovessero incrementare la loro entità: infatti, specialmente coloro che soffrono di patologie già esistenti, come quelle a livello cardiaco o respiratorio, necessitano di un costante monitoraggio dei sintomi e del progresso dell'infezione.

Tuttavia, è possibile curare sintomi come mal di testa, dolori muscolari o febbre utilizzando farmaci a base di paracetamolo o i cosiddetti FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei); ad ogni modo, è bene non auto-somministrarsi mai farmaci che corrispondono al proprio punto di vista e che sembrano soddisfare le proprie esigenze, ma è consigliabile ricorrere sempre e comunque al parere del medico curante, il quale valuterà le eventuali controindicazioni per poter instaurare la terapia corretta.

In via del tutto eccezionale, egli potrebbe aumentare o diminuire il dosaggio, prescrivendo anche ulteriori farmaci se lo ritiene necessario e in base alla particolare situazione.

Per approfondire:Covid-19 e disturbi urinari nelle donne

Data pubblicazione: 29 giugno 2022

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