E se fosse un Narcisista?!

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Dr.ssa Elisabetta Molteni Psicologo, Psicoterapeuta

Sempre più donne giungono alla consultazione psicologica raccontando una storia finita male: un grande amore che si è tramutato in una grande infelicità. Fortunatamente, questo è il momento di svolta in cui acquisiscono piena consapevolezza dei loro punti di forza e dei comportamenti patologici del partner. [1]

L’argomento è vasto: questo scritto non si propone di essere esaustivo, piuttosto è il frutto di riflessioni nate dall’esperienza clinica e supportate dalla letteratura; vuole dunque indicare all’utente alcune caratteristiche del narcisista patologico.

 

In origine Narciso era un personaggio della mitologia greca.

Nel mito di Ovidio, Narciso era un ragazzo meraviglioso. L’indovino Tiresia fu chiaro: Narciso avrebbe avuto lunga vita, se non avesse visto il suo volto, se non avesse cioè conosciuto se stesso.

La profezia si avverò. Narciso era avvenente e suscitava teneri sentimenti nelle fanciulle. Eco, la ninfa della montagna, si innamorò di lui. Ma Narciso non si scostò e continuava la sua vita appartata.

Allora intervennero gli dei per ribaltare tutto quanto.

Un giorno, mentre il presuntuoso ragazzo faceva il bagno nel fiume, vide per la prima volta l’immagine del suo volto riflesso nell’acqua. Se ne innamorò e tornava ripetutamente al fiume per specchiarsi e rimirare la sua immagine. Quando allungava la mano per avvicinarsi e toccarla, l’acqua si ritraeva e l’immagine spariva. Un giorno Narciso si sporse un po’ di più e, dopo aver perso l’equilibrio, cadde in acqua e annegò.

 

Nel mito riscontriamo queste caratteristiche:

  • Narciso è in apparenza avvenente, ma non sa donare amore, anzi allontana chi gli sa stare più vicino.
  • Narciso è solo una maschera: può vivere in pace con se stesso finchè non conosce il suo vuoto interiore, cioè finchè non ha nessuno che gli rispecchia le sue mancanze.
  • Colei che viene rifiutata da Narciso, se non si prende cura di se stessa, come Eco perde via via le forze, si strugge e si addolora per niente.
  • La vita stessa fa giustizia: Narciso non andrà lontano ma sarà punito per la sua stessa superbia.

 

Chi è un narcisista patologico?

Il narcisista si riconosce dalla qualità delle sue relazioni. Può funzionare bene in ambito lavorativo ed essere ben inserito nella società, soprattutto negli ambiti in cui l’apparenza contribuisce al successo; è nelle relazioni interpersonali, quelle intime e continuative, che si viene a conoscenza delle sue problematiche.

Gli elementi distintivi del disturbo ruotano intorno a tre temi:

  1. idea grandiosa di sé;
  2. continuo bisogno di ammirazione;
  3. mancanza di empatia.

Inizialmente il narcisista suscita molta approvazione (proprio ciò di cui ha bisogno): appare romantico, sensibile, intelligente… Instaura una relazione molto stretta: telefonate continue, messaggi e quant’altro servono sia a dimostrare quanto possa essere presente sia a controllare la partner per soggiogarla.

Si mostra spavaldo, a volte arrogante: in realtà questa è l’armatura di protezione che indossa per celare l’insicurezza. Infatti l’aspetto grandioso nasconde l’aspetto depresso del narcisista, annoiato, senza contatto interiore.

Talvolta il suo passato tormentato fa scattare nella partner la molla della tenerezza e della compassione. Nuovi progetti di coppia si affacciano all’orizzonte. Così dopo poco tempo il rapporto è già molto intenso. 

Ma… proprio quando la partner offre dedizione e coinvolgimento assoluti… lui può rispondere in ritardo, o non rispondere, o accampare scuse, mentre lei viene criticata non appena è in ritardo. A lui è concesso tutto. E dopo averla mortificata, impassibile circa lo stato emotivo di lei, pretende ancora di essere egli stesso al centro dell’attenzione chiedendole di nuovo conforto e riverenza.

A volte porge il suo aiuto ma a posteriori: in realtà l’altruista vero è colui che concretamente si offre al momento opportuno per mantenere le promesse fatte.

Scuse sentite e ringraziamenti sinceri non arrivano mai da un narcisista, poiché dire ‘scusa’ equivale per lui ad ammettere un errore e dire ‘grazie’ equivale a riconoscere un bisogno.

La partner non è mai al primo posto perché prima viene lui, con tutte le sue priorità; il resto può attendere. Emerge l’egoismo sprezzante tipico di chi è autocentrato. Con l’andare del tempo diventa capace di colpire proprio laddove vede un punto debole, mostra improvvisi scatti di rabbia, pronuncia prepotentemente parole cattive. A tal punto che sembra un’altra persona rispetto a quella conosciuta inizialmente.

Dunque la relazione gli è “utile” finchè riceve l’attenzione dell’altro, che gli rimanda un’idea positiva di sé.

Ma quando gli viene chiesto di coltivare il rapporto, di fare qualche sforzo, o di mantenere un impegno, il narcisista non riesce e la relazione comincia a diventargli stretta. La partner inizia a far presente che qualcosa non va; il narcisista si altera sempre di più e, data la sua insicurezza profonda e il bisogno di sentirsi infallibile per non cadere in depressione, respinge tutto fuori di sé attraverso difese quali la proiezione o la negazione.

Posto di fronte ad un chiarimento, il narcisista si nega e chiede di poter essere ‘lasciato in pace’ mentre la partner si arrovella da sola sulla situazione che sta degenerando.

Incapace di amare se stesso e gli altri, si mostra incurante di fronte alle richieste altrui. Non coglie la portata delle conseguenze delle sue feroci interazioni. Dunque la mancanza di empatia gli impedisce di sintonizzarsi sullo stato emotivo della partner.

Sappiamo dai più recenti studi sull’intelligenza emotiva che è fondamentale conoscere e gestire le proprie e altrui emozioni, con autocontrollo e empatia, per maturare quelle abilità sociali necessarie alla costruzione e al mantenimento di relazioni significative. Per questo motivo anche un individuo intellettualmente brillante, rivelandosi arrogante, insensibile, distaccato, può veder naufragare le sue relazioni.

Il narcisista però ribalta tutto, spiazza la partner facendola sentire inadeguata, in difetto, sostituibile con qualsiasi altra. Le situazioni difficili (ad esempio un conflitto) lo spaventano dunque fa di tutto per evitarle: la sua risposta è la fuga o comunque il silenzio. Quando la partner non fornisce più il supporto narcisistico, va alla ricerca spasmodica di altre relazioni purchè non rimanga mai solo con se stesso e non venga in contatto con il suo vuoto interiore.

Da specificare: chiunque potrebbe comportarsi secondo una modalità “narcisista” in una situazione particolare. Per essere qualificati come narcisisti patologici, il modello di comportamento delineato deve essere ripetitivo, consolidato nel tempo, automatico. Secondo il DSM-IV TR devono essere soddisfatti almeno 5 dei seguenti criteri per applicare la diagnosi di Disturbo Narcisistico della Personalità:

  1. Ha un senso grandioso di importanza
  2. È assorbito da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza illimitati, o di amore ideale;
  3. Crede di essere “speciale” e di poter essere capito solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata;
  4. Richiede eccessiva ammirazione;
  5. Ha la sensazione che tutto gli sia dovuto (cioè l’irreale aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative);
  6. Sfrutta i rapporti interpersonali (cioè approfitta delle altre persone per i propri scopi);
  7. Manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri;
  8. È spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino;
  9. Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntosi.

 

L’apparenza o la sostanza?

Essendo incapace di amare, l’unico metodo per nascondere le proprie lacune profonde è indossare una maschera facendo credere di essere l’uomo perfetto, l’ideale. Si mostra al meglio delle sue possibilità: simpatico, gentile, accattivante. Spesso il lavoro prestigioso e la macchina costosa non fanno altro che confermare la sua attenzione all’apparenza. Nel gioco della seduzione e della conquista il narcisista dà il meglio di sé poiché tutto è idealizzato e non deve fare i conti con problemi e discussioni. Che poi scateneranno fughe e ritorni e poi ancora fughe e ritorni. La partner vivrà così un’altalena di emozioni contrastanti fino quasi a perdere il contatto con la realtà.

Il narcisismo trova un substrato favorevole nella nostra società moderna.

Infatti la diffusione dei social network ha tristemente favorito interazioni veloci, superficiali, che oggi ci sono e domani non si sa. Ora più che mai le nostre relazioni hanno bisogno di pazienza, volontà, impegno, attenzione, cura. On line, invece, si può iniziare o finire una conversazione senza salutare. Si può non rispondere perché si ‘ha altro da fare’ e ritornare giorni dopo; la doppia spunta blu senza risposta è causa di veri e propri litigi. Pane per i denti del narcisista che si sente legittimato ad aprire e chiudere conversazioni a seconda del’umore del momento. Con un click si può andare e tornare come se nulla fosse successo, senza farsi carico minimamente delle conseguenze sugli altri.

 

Alcune strategie per manipolare la partner

  • Silenzio: un dialogo sarà impossibile. Ciò che per una persona è un chiarimento, per il narcisista è solo un fastidio. Il silenzio ha lo scopo di “prendere tempo”, punire la partner, sfuggire al confronto e talvolta ritagliarsi del tempo per altre faccende, a volte relazioni parallele. Il silenzio è una forma di risposta particolarmente crudele, perché colui che cerca una risposta si sente come se non esistesse più nella mente dell’altro.
  • Disprezzo: le critiche e le accuse rivolte alla partner indeboliscono la sua autostima.
  • Condotte riparatorie: promesse, coccole, dolci parole temporanee… Per tornare dopo una fuga, qualche buona parola serve per farsi perdonare dalla partner che, solitamente persona amorevole e di buon cuore, lo accoglierà nuovamente a braccia aperte. Ciò farà sì che lui la svaluti di nuovo, con ulteriori mancanze di rispetto.

Queste strategie denotano nel complesso la mancanza di cura e di reciprocità nei confronti della partner. Se questa non è affetta da altri disturbi della personalità, non è dipendente, non ha carenze di autostima, inizia a ribellarsi poiché si sente usata, trattata alla stregua di un oggetto. Di fronte a questa agitazione, il narcisista continua a ignorarla oppure la accusa di essere cambiata, di avere troppe pretese, di essere diventata soffocante, gelosa, possessiva.

Generalmente i pensieri che sopraggiungono in chi interagisce con un narcisista sono “Non merito la sua attenzione, non merito un minuto del suo tempo, non significo nulla, non ho valore”. Quindi insorge una sensazione di invisibilità che va a minare il senso di identità della persona. Bisogna che una partner comprenda che queste strategie volte a punire – per di più per sbagli non commessi! – non sono normali. Il narcisista che risponde con il silenzio sta agendo in modo patologico.

La domanda che fa da titolo a questo articolo non è casuale, perché ad un certo punto la partner si rende conto che niente è come sembrava, è come se si risvegliasse improvvisamente da un torpore durato più o meno a lungo. Ha provato ad essere comprensiva e a chiudere gli occhi ma c’è qualcosa che non torna. È colta da dubbi e domande finchè comprende finalmente che il rapporto non è reciproco ma è basato sulla sua sudditanza. Una qualsiasi relazione armoniosa è caratterizzata da equi scambi tra dare-avere dove tutti cooperano per l’equilibrio e il benessere reciproco: tutti guadagnano e nessuno perde.

 

Ricapitolando: qual è il ciclo?

  • IDEALIZZAZIONE: all’inizio è tutto favoloso. Il narcisista riesce a creare un’atmosfera magica e la partner si sente fortunata nel poter stare accanto ad un uomo così brillante. Per entrambi, l’altro ha qualità uniche che accrescono il proprio benessere.
  • DESTABILIZZAZIONE: una relazione vera presuppone il riconoscimento dell’altro, delle sue peculiarità e dei suoi bisogni. I fondamenti sono il rispetto e l’empatia. La partner inizia a porsi delle domande poiché coglie delle incongruenze nei comportamenti del narcisista. Le sue certezze non sono più tali e verrà destabilizzata.
  • SVALUTAZIONE: il narcisista è molto sensibile alle critiche, la sua autostima potrebbe infrangersi da un momento all’altro quindi, arrivati a questo punto, è pronto a dire che le colpe sono sempre degli altri. Non mancano accuse rabbiose e disprezzo che indeboliranno la partner.
  • COLPEVOLIZZAZIONE: il narcisista critica la vittima, la quale inizierà a provare rabbia e dovrà difendersi risultando essa stessa colpevole anche per non aver commesso nulla. Ella si sentirà inadeguata, sminuita, umiliata.
  • ABBANDONO: il narcisista abbandona nel modo più crudele e indifferente, proprio quando la partner è stata maggiormente snervata. Scaricherà tutte le responsabilità su di lei, ma in realtà il narcisista la sta sostituendo con nuove relazioni già in atto.

Relazioni che rivivranno la stessa identica sequenza.

 

Se il narcisista va in terapia…

È piuttosto difficile che il narcisista acceda alla psicoterapia: l’immagine che egli ha di sé è quella di persona perfetta che non necessita di aiuto; i danni che procura sono più evidenti agli altri che a se stesso. Il narcisista si può rivolgere ad un terapeuta più facilmente per un disturbo ansioso, depressivo, una sconfitta, una perdita…

In ogni caso le modalità tipiche dell’interazione narcisista si riflettono anche nella relazione terapeutica e il clinico è spesso portato a resistere alle tempeste emotive che si presentano man mano. Così il terapeuta è oggetto di idealizzazioni e svalutazioni: in entrambi i casi la sensazione è quella di non esistere come essere umano separato, di sentirsi ignorato come persona reale. Il narcisista fa di tutto per negare l’importanza del terapeuta e quando questo fa dei commenti sul transfert, li legge come espressione di vanità e pavoneggiamento. La tendenza del terapeuta a sentirsi sminuito non è che il riflesso della preoccupazione centrale del paziente circa il proprio valore.

Scopo ultimo della terapia sarà quello di ampliare la consapevolezza sulla natura dei propri comportamenti, mostrando empatia, senza suscitare sensi di colpa o vergogna, considerando sempre il suo senso interiore di inadeguatezza. Ma più frequentemente accade che, una volta affrontato con successo il motivo superficiale per cui era arrivato in terapia, il narcisista abbandoni.

 

Se la partner va in terapia…

Come già evidenziato, gli effetti peggiori del comportamento del narcisista li subiscono gli altri. La partner di un narcisista può giungere in psicoterapia umiliata e offesa: non avrebbe mai immaginato che la persona che amava potesse trattarla in quel modo.

Dopo l’inevitabile abbandono, la vittima del narcisista si sente rifiutata e prova un senso di vuoto difficile da colmare. Con l’aiuto dell’esperto, si informa sulle dinamiche di una relazione malsana, quindi ripercorre tutta la storia e dà un senso ad ogni episodio. Capisce quindi che il narcisista patologico agisce così non per inadeguatezza di lei ma per le sue profonde distorsioni emotive. È di primaria importanza convalidare la sua esperienza, per far fronte a quei sentimenti di invisibilità e inutilità che ha sperimentato più volte.

Più il processo terapeutico procederà, più quella donna riscoprirà il rispetto per se stessa, per i propri valori, per i propri limiti, per i propri bisogni. Non si lascerà più condizionare da manipolazioni ma cercherà rapporti equilibrati e reciproci fondati sulla gentilezza e sul rispetto.

 

G. GABBARD, (2004) Introduzione alla psicoterapia psicodinamica, Raffaello Cortina Editore

D. GOLEMAN, (1995) Intelligenza emotiva, Rizzoli Libri Spa/Bur Rizzoli

NMc WILLIAMS, (1994) La diagnosi psicoanalitica, Casa Editrice Astrolabio

 

 

[1] Il DSM-V riporta un’incidenza orientativa del 50-75% di maschi nel campione di diagnosi di narcisismo patologico, dunque si userà in tutto l’articolo per semplicità ‘Il narcisista’ e ‘La partner’, senza tralasciare ovviamente i casi dove la narcisista è femmina e il partner è maschio.

Data pubblicazione: 31 agosto 2017

2 commenti

#1
Dr. Giovanni Portuesi
Dr. Giovanni Portuesi

Le diagnosi però andrebbero fatte sui pazienti che si segue, non sui loro partner.

#2
Dr.ssa Elisabetta Molteni
Dr.ssa Elisabetta Molteni

Questo è certo, dott. Portuesi! Infatti quando mi si rivolge all'attenzione terapeutica una persona lamentando una relazione disfunzionale, sempre specifico che non possiamo "sapere" dell'altro che non c'è...
Un saluto

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