Ortoressia.

Ortoressia, l'ossessione per i cibi sani

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Chi soffre di ortoressia è ossessionato dal mangiare sano. Vediamo quali sono le caratteristiche delle persone ortoressiche e quali sono i possibili rischi per la salute.

Cos'è l'ortoressia?

L'ortoressia è un disturbo del comportamento alimentare meno conosciuto e meno studiato rispetto all’anoressia e alla bulimia, ma altrettanto subdolo. Infatti può diventare ugualmente pericoloso portando in casi eccezionali anche al decesso della persona che ne è affetta.

Il termine deriva dal greco: orthòs = giusto e oréxis = appetito

Ortoressia: quali sono le caratteristiche?

Solitamente si parte con buone intenzioni, ponendo un occhio di riguardo agli aspetti salutari dell’alimentazione e delle tecniche di lavorazione degli alimenti, ma la situazione via via sfugge di mano.

In effetti, la persona ortoressica giunge ad essere ossessionata dall’idea di nutrirsi in modo “corretto” e tende a privilegiare solo alcuni cibi, escludendo tassativamente gli altri. Questo comporta l'esporsi a rischi e carenze nutrizionali notevoli, oltre che ad un solo apparentemente paradossale accumulo di sostanze dannose per l’organismo.

In più, il tempo dedicato alla scelta dei cibi e alla pianificazione del pasto successivo si dilata fino ad alcune ore e viene pertanto sottratto ad altri importanti aspetti della vita quotidiana.

L’ortoressia per questo non è un problema di perdita o mantenimento di peso (anche se talvolta è proprio il fatto di intraprendere per motivi di salute un regime alimentare più controllato che costituisce un fattore scatenante), ma di dieta ritenuta “perfetta”.

Come si manifesta l'ossessione per il cibo sano?

Alla base di questo disturbo c’è un meccanismo ossessivo che porta a seguire rituali dietetici particolari sempre più complicati (es. mangiare solo cibi cotti e concentrarsi su di essi in silenzio, masticando anche fino a 100 volte ogni boccone) tanto da diventare invalidanti.

Sostanzialmente, così come nell’Anoressia Nervosa e nella Bulimia Nervosa il problema è la quantità di cibo (poco o troppo), nell’ortoressia il problema è la qualità del cibo.

È incalcolabile il tempo utilizzato per analizzare le tabelle nutrizionali dei vari cibi, anche per cercare di annullare i rischi di contaminazione che spesso sono fonte di grande preoccupazione.

Una persona che soffre di ortoressia mangia principalmente perché è un dovere oppure per rispondere a determinati bisogni (es. mantenersi in salute, prevenire la stipsi, prevenire il tumore), non per il piacere di gustare le pietanze, per scoprire nuovi sapori o per il piacere della convivialità che caratterizza i momenti dei pasti.

Il problema tende a peggiorare col tempo, anche perché le regole diventano sempre più restrittive.

noltre di solito si tende all’isolamento, da un lato per non mostrare agli altri i propri “strani” rituali, dall’altro perché difficilmente famigliari o amici rispettano le ferree regole di chi è ortoressico.

In caso di trasgressione alle regole autoimposte, subentra un forte senso di colpa, che porta ad un ulteriore loro inasprimento, con l’attivazione di un rischioso circolo vizioso, che monopolizza l’intera vita del soggetto.

Come fare una diagnosi di ortoressia?

Il primo a parlare di questo disturbo è stato nel 1997 Steve Bratman, egli stesso affetto da ortoressia che ha descritto e per la quale ha ideato un test da autosomministrarsi per valutare se si è affetti da tale problematica.

Nel nostro Paese, il test ORTO-15, composto da 15 items, è stato validato sulla popolazione italiana da Donnini et al. (2004-2005), con il supporto della Facoltà di Scienze Alimentari dell’Università la Sapienza di Roma e dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino.

Ad esso si sono nel tempo affiancati altri test di screening più o meno simili:

  • la Duesseldorf Orthorexia Scale (DOS),
  • la Teruel Orthorexia Scale (TOS),
  • la Barcelona Orthorexia Scale (BOS).

Diffusione e fattori di rischio

La diffusione dell'ossessione verso una alimentazione sana si ha in particolare nella fascia d’età tra i 25 e i 40 anni.

Va sottolineata a questo proposito come fattore di prevenzione l’importanza dell’educazione alimentare e dell’esempio fornito dalla famiglia fin da bambini, contrastando precocemente le rigide restrizioni e la selettività alimentare che sono sempre più frequenti tra i piccoli.

Sebbene i dati non siano del tutto certi, si è osservata una certa maggior prevalenza della diffusione dell’ortoressia tra gli uomini rispetto alle donne (Donini e colleghi, 2004). Questo avviene anche per la vigoressia (o bigoressia), un altro disturbo che consiste essenzialmente in un’attenzione esasperata alla propria potenza muscolare e all’allenamento.

Quali sono i fattori di rischio dell'ortoressia?

I fattori che possono aumentare il rischio di ortoressia sono:

  • numerosità delle diete seguite nel corso della vita,
  • tipologia di diete intraprese (paleodieta, dieta dei gruppi sanguigni, macrobiotica, ecc.),
  • restrizioni dietetiche dovute a problematiche mediche (allergie, diabete, obesità, ecc.),
  • presenza di un altro disturbo del comportamento alimentare,
  • essere vegetariani, vegetaliani o vegani,
  • essere fanatici del fitness, o studenti di scienze motorie e di scienze degli alimenti e della nutrizione,
  • convinzioni e false credenze su cibi e alimentazione,
  • mancanza di spirito critico riguardo le informazioni veicolate dai social network.

Nonostante si stimi che si tratti di un disturbo sempre più diffuso nei Paesi maggiormente industrializzati, l’ortoressia non è attualmente ancora annoverata tra i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) presenti nel DSM V, in quanto c’è dibattito in merito ai criteri per la sua individuazione.

Ortoressia e altri disturbi e malattie

Senza dubbio presenta aspetti in comune con altri disturbi alimentari e non:

  • l’anoressia nervosa (che è anche un potenziale fattore di rischio di sviluppo di comportamenti ortoressici, così come l’ortoressia può gradualmente sfociare in anoressia),
  • il Disturbo Ossessivo Compulsivo,
  • il Disturbo da ansia di malattia o ipocondria.

Guarda il video: Ipocondria: 3 errori da evitare

Ma l'ortoressia presenta anche caratteristiche peculiari che la differenziano ed identificano in modo piuttosto preciso.

Ad esempio, una discrepanza importante con il Disturbo Ossessivo - che è anche il principale motivo per cui non si ritiene di avere un problema e non si richiede un aiuto - è che la frequenza e la pervasività dei pensieri sulla salubrità del cibo, e sulle personali regole e convinzioni relative ad una corretta alimentazione, sono vissute in maniera del tutto egosintonica e, dunque, non disturbante come i pensieri intrusivi tipici del DOC.

Anzi, il fatto di porre tutta questa attenzione agli alimenti spesso contribuisce a rafforzare un senso di superiorità intellettuale e morale nei confronti di chi non lo fa, che incrementa ulteriormente la tendenza a rinunciare a condividere con altri il momento dei pasti.

Anche dal punto di vista della fisiopatologia, l’ortoressia condivide con i DCA e il DOC svariati fattori, come ad esempio:

  • la disregolazione nella trasmissione della dopamina,
  • l’aumento dell’attivazione della corteccia orbitofrontale e del lobo parietale.

Come e perché curare l'ortoressia?

In conclusione, è una problematica da non sottovalutare per via delle conseguenze psicofisiche anche molto gravi che può comportare, per la quale è spesso opportuna una presa in carico integrata da parte di un’équipe di vari specialisti in campo medico e psicologico.

Da quest’ultima prospettiva è indispensabile intraprendere un percorso psicoterapeutico, in modo da lavorare in particolare sugli aspetti ossessivo-compulsivi di personalità ad essa collegati. Come la tendenza al perfezionismo e al controllo, la propensione a svolgere specifici rituali, la presenza di pensieri magici e superstiziosi, accompagnati da una certa rigidità di pensiero.

Bibliografia

  1. American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: American Psychiatric Association.
  2. Bratman, S. (1997). Original essay on orthorexia. Retrieved March, 9, 2015.
  3. De Pascalis, P. (2020). Ortoressia. Quando il cibo diventa ossessione. Armando Editore
  4. Donini, L. M., Marsili, D., Graziani, M. P., Imbriale, M., & Cannella, C. (2004). Orthorexia nervosa: a preliminary study with a proposal for diagnosis and an attempt to measure the dimension of the phenomenon. Eating and Weight Disorders-Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, 9(2), 151-157.
Data pubblicazione: 04 aprile 2011 Ultimo aggiornamento: 08 gennaio 2024

Autore

paola.scalco
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Laureata in Psicologia nel 1994 presso Università degli studi di Padova.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Piemonte tesserino n° 1724.

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