Covid uomo complicanze.

Sperma ed effetti negativi a lungo termine da COVID-19

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Un'infezione da Covid-19 può portare effetti negativi a lungo termine sul liquido seminale.

A questa conclusione è giunta ora una ricerca multicentrica, condotta da ricercatori spagnoli che hanno analizzato e confrontato i liquidi seminali di 45 pazienti, che avevano contratto una forma lieve di Covid-19, prima e dopo aver contratto l’infezione. 

Questa indagine ha rilevato che gli uomini, colpiti dal virus SARS-CoV-2, producono meno spermatozoi e di qualità inferiore, per 90-100 e più giorni. A questo punto gli esperti hanno cercato di valutare anche quanto tempo fosse necessario per recuperare la precedente normale qualità del liquido seminale ed hanno messo in rilievo come, in alcuni casi, non vi è stata la normale ripresa nella produzione di spermatozoi anche dopo 500 giorni dalla scomparsa del virus.

Perché il Covid-19 altera il liquido seminale?

È già noto come l'infezione alteri il sistema riproduttivo soprattutto nei maschi che sono più suscettibili agli effetti negativi dovuti ad una infezione da SARS-CoV-2.

Diverse sono le teorie che cercano di spiegare questo particolare aspetto clinico ma oggi quella più accettata sembra essere legata alla presenza negli uomini di livelli più elevati di androgeni e di recettori ACE2 (enzima di conversione dell'angiotensina) nel testicolo, questi fattori renderebbero la gonade maschile un organo bersaglio per l'ingresso del virus.

I risultati dello studio multicentrico sono stati presentati anche al 39° Congresso della Società Europea per la Riproduzione Umana e l'Embriologia (ESHRE) di quest’anno e sembrano stabilire che, anche dopo 100 giorni da i test negativi al COVID-19, in alcuni casi, le dispermie non hanno avuto un significativo miglioramento sia nel numero che nella mobilità degli spermatozoi.

Per approfondire:Covid-19: i maschi sono più colpiti?

È stato poi osservato comunque che la morfologia degli spermatozoi non risultava colpita in modo significativo dall’infezione mentre la concentrazione totale di spermatozoi era il parametro del liquido seminale più colpito, diminuendo di una mediana del 39%. La metà degli individui ha ottenuto così un conteggio totale, nel secondo campione esaminato, inferiore al 57% di quello iniziale.

Questi risultati sembrano dimostrare che l'impatto negativo sulla qualità dello sperma negli uomini che hanno contratto anche una lieve infezione da COVID-19 possa essere un problema a lungo termine.

Questi dati quindi risultano essere di grande importanza quando si fa l’anamnesi, cioè si esamina la storia di un uomo che cerca di avere un figlio; se presente una alterazione dei parametri, legati soprattutto al numero e alla motilità dei suoi gameti, sempre bene chiedere se negli ultimi mesi ha lamentato una infezione virale da COVID-19.

Per approfondire:Disturbi dell'erezione a causa del Covid-19

 

Data pubblicazione: 22 agosto 2023

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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