Terapia non chirurgica dell'ipertrofia prostatica benigna: stato dell'arte
L'iperplasia prostatica benigna è una malattia urologica molto comune che è fortemente associata al processo di invecchiamento di un uomo. Può portare a diversi sintomi fastidiosi del tratto urinario e questi sintomi possono influenzare in modo negativo la qualità della vita di molti uomini.
Come curare l'ipertrofia prostatica benigna?
Le terapie oggi disponibili, in presenza di una ipertrofia prostatica benigna, capaci di migliorare o risolvere i fastidiosi sintomi, che si possono scatenare, sono veramente numerose.
Le diverse prospettive farmacologiche e chirurgiche sono le possibili opzioni di scelta ma, per la maggior parte dei pazienti con una ipertrofia prostatica benigna sintomatica, la prospettiva non chirurgica rimane sempre la scelta preferita in prima battuta.
Terapia farmacologica
Gli interventi farmacologici sono meno invasivi rispetto alle strategie chirurgiche e quindi scelti e consigliati sempre come primo approccio.
Attualmente una terapia farmacologica, in presenza di una ipertrofia prostatica benigna, è dettata da alcuni algoritmi, proposti da diverse linee guida internazionali, ma si sta sempre più affermando la necessità di un approccio personalizzato, questo è dovuto anche alla vasta ed eterogenea gamma di opzioni terapeutiche oggi disponibili.
Ora un folto gruppo di clinici e ricercatori italiani ha condotto, considerando i diversi studi controllati sull’argomento, trovati in PubMed, Scopus e nel registro centrale Cochrane, una revisione delle numerose strategie terapeutiche con farmaci utilizzate quando un uomo lamenta i fastidiosi sintomi di una ipertrofia prostatica benigna.
Questa ricerca è stata ora pubblicata sulla rivista “Archivio italiano di urologia, andrologia” [1].
In questo lavoro sono stati esaminati tutti i possibili trattamenti farmacologici attualmente disponibili sul mercato internazionale la cui efficacia è stata scientificamente provata (fitoterapie, alfa-bloccanti, antagonisti dei recettori muscarinici, inibitori della 5-alfa-reduttasi, terapie combinate in varia misura, ed altro ancora).
Sono stati così selezionati 17 studi clinici, randomizzati ma, nell’analisi e nella discussione, sono stati considerate anche altre 75 ricerche.
Da questa complessa analisi e revisione è emerso un panorama terapeutico in continua evoluzione e quindi la necessità di utilizzare sempre di più una terapia “sartoriale”, cioè un trattamento basato non solo sul profilo clinico e genetico della singola persona ma anche tenendo conto della sua cultura e dei valori etici individuali che si incontrano.
La “narrazione” viene così a costituire lo strumento privilegiato per modellare le scelte terapeutiche e a personalizzare le cure in modo tale da garantire che le strategie proposte siano efficaci ma soddisfino anche le diverse e complesse aspettative personali e culturali dei pazienti.
Per approfondire:Ipertrofia prostatica benigna: come riconoscerla e trattarla