Residuo placenta accreta in utero

Buonasera a tutti.Sono una giovane mamma di 28 anni e purtroppo ho vissuto un'esperienza drammatica dopo aver partorito il mio primo figlio.
Vi sottopongo il mio caso per sapere se qualcuno di Voi ha mai avuto a che fare con una esperienza simile.Cercherò di essere breve e coincisa nella speranza che qualcuno possa quanto meno riportare il proprio giudizio in merito o consigli.
circa 8 mesi fa ho partorito naturalmente ma dopo 2 ore dal parto si accorgono che è in corso un'emorragia.
Vengo prontamente trasferita in sala operatoria dove eseguono un primo raschiamento (credo si chiami così?!) , trasfusioni di sangue (6 sacche) e inserimento di 10 mt di garza per tamponare.
Vengo trasferita in radiologia dove mi viene effettuata un'embolizzazione delle arterie uterine; in questo modo i medici oltre che salvarmi la vita mi hanno salvato l'utero. Rimango un giorno intero sotto osservazione e il giorno seguente mi tolgono garza e mi fanno visita. Residuo placentare in utero accreto circa 4 cm.
Dopo una settimana vengo dimessa con programmazione di controlli periodici di emocromo e beta hcg che nel giro di pochi mesi (l'ultimo effettuato lo scorso settembre) scende a 1,2 (quindi mi dicono praticamente azzerato).
Devo la vita a tutti questi medici ma ai controlli cambiavano continuamente i dottori ed io stanca psicologicamente di dover ritrovarmi una figura diversa ad ogni controllo così ho deciso di far riferimento ad un solo ginecologo che mi ha seguito e mi segue tutt'ora anche poer il fatto di avere una figura di riferimento per ogni dubbio o perplessità.
Il ginecologo che mi segue mi ha effettuato una prima isteroscopia operativa a 6 mesi dal parto asportandomi parte del tessuto che dall'esame istologico è necrotico.
Purtroppo circa un cm è rimasto accreto (mi ha spiegato che è praticamente incastrato/infiltrato nel mio utero) ed è ,meglio lasciarlo lì dove è nella speranza che prossimamente i cicli mestruali possano portarlo via....o comunque se così non fosse dovrò conviverci per evitare l'asportazione dell'utero.
Mi confermano che , comunque sempre sotto controllo, non dovrei aver nessun tipo di problema.
Io non so se sia una coincidenza ma da quando ho partorito ho cominciato ad avvertire dolori ossei che via via si sono diffusi in tutto il corpo.
Ho effettuato esami del sangue di qualsiasi tipo, rx schiena ginocchia anche , ris. magn. colonna vertebrale, tac encefalo. Nulla è emerso.
Vi chiedo, oltre che se confermarmi o darmi una vostro parere in merito alla mia situazione, se i miei dolori che io descrivo come diffusi e ossei (che col passare del tempo stanno diventando davvero molto forti) e la mia perenne stanchezza...c'è la possibilità che ci siano stati dei cambiamenti ormonali tali per cui ho queste conseguenze?
Il ginecologo lo esclude ma avendo fatto accertamenti in ogni branca della medicina (anche quella psicologica) mi mancherebbero accertamenti di tipo "ormonale".....sono molto preoccupata. Grazie a chi mi vorrà rispondere.
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Dr. Ivanoe Santoro Ginecologo, Senologo 8.5k 282 6
Tre sono i gradi di accretismo della placenta. Se, nel suo caso, è rimasto un residuo di circa 1 cm nella parete uterina, non vedo il motivo per il quale non possa essere asportato tramite una minilaparotomia, come se si trattasse, per esempio, di un mioma.
Se le betaHCG sono negative, non ha senso eseguire esami diagnostici per evidenziare eventuali metastasi di tessuto coriale in altri organi e sedi anatomiche.
Credo, in mancanza di altri riferimenti di tipo FISICO, sia il caso di insistere sui risvolti psicodinamici negativi che questa situazione le fa vivere.

Personalmente non vedrei peregrina l'idea di un ulteriore consulto.

Saluti.

Prof.Dr.Ivanoe Santoro
Spec.Ostetrico/Ginecologo
già Direttore f.f. UO OST/GIN Ospedale di Solofra(AV) Prof. Anatomia Umana Univ. Napoli

[#2]
dopo
Utente
Utente
Egregio dottore, La ringrazio per avermi risposto.
Le chiedo umilmente scusa ma non riesco a capire ciò che intende.
Le betahcg erano 1,2 (quindi a detta del ginecoilgoo azzerate) e gli esami emocromo sin d'ora eseguiti tutti nella norma (ad eccezione di una lieve anemia).
Ora, io non so quanto sia "infiltrato" il tessuto....mi dicono sia meglio lasciarlo dove è (ipotesi conservativa).
Nessuno mai mi ha proposto una asportazione in minilaparotomia (di cosa si tratta?)...forse perchè sospettano sia troppo infiltrato?
Guardi ultimamente sono stata da un medico internista che ipotizza una forma di artrite sieronegativa dati i miei dolori articolari accentuati.....che ne pensa?

La ringrazio se vorrà chiarirmi la Sua risposta precedente.
Grazie e mi scuso ancora ma per me non è materia chiara purtroppo.
[#3]
Dr. Ivanoe Santoro Ginecologo, Senologo 8.5k 282 6
Mi spiego meglio.
Un residuo di placenta accreta di 1 cm può essere asportato come un mioma, con una minilaparotomia (piccolo taglio addominale, più ridotto di quello del cesareo per capirci), tranquillizzandoci su ogni altra possibile sua evoluzione.
Le beta negative (e lo sono) dicono di non eseguire altre indagini quali rx torace, TAC, risonanze ecc.ecc.
Sull'artrite non mi pronuncio non essendo mia competenza. Dico solo che una parte della sua sintomatologia potrebbe avere una genesi psicosomatica per cui l'ipotesi di consultare un altro psicologo o uno psichiatra non sarebbe da scartare a mio modesto parere.

Sperando di essere stato più chiaro, la saluto affettuosamente.
[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta.
Sicuramente prenderò in considerazione il Suo consiglio avendo già comunque intrapreso il tipo di percorso psicologico.
Ne approfitto, se posso, per chiederle quali eventuali evoluzioni può portare il residuo?
Inoltre gentile dottore, cercherò di capire se è popssibile procedere come da lei consigliato.
La ringrazio nuovamente per il consulto.
Cordiali saluti


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Dr. Ivanoe Santoro Ginecologo, Senologo 8.5k 282 6
Il residuo è comunque un'area che potrebbe dare una evoluzione negativa nel corso di una prossima gravidanza. Intraprenderei, quindi, le indagini (isteroscopia, RNM o laparoscopia) che al meglio ne consentano un inquadramento anatomica per poi, sempre su consiglio specialistico, passare all'asportazione del nodulo.
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