Risultati esami hcv

A metà gennaio 2010, in un laboratorio privato ho eseguito un test HCV ab con la tecnica della chemiluminescenza che è risultato negativo. A distanza di tre mesi esatti, ho ripetuto il medesimo test in un'altra struttura privata e per ben due volte è risultato positivo. Dopo circa un mese, mi sono rivolta ad una struttura pubblica ove il test è risultato parimenti positivo, mentre il test HCV RNA con il metodo PCR real time, ha evidenziato una assenza di viremia. L'ecografia epatica non ha mostrato segni di lesioni del fegato, solo un lievissimo ingrossamento ed una colecisti con tendenza alla formazione di bile densa. AST 19 IU/L e ALT 15 IU/L, bilirubina diretta 0,0 mg/dl. Negatività alle epatiti A e B. Il test RIBA III generazione è risultato INDETERMINATO, con i seguenti parametri: C100/5-1-1 PRESENTI +/-; NS5 ASSENTI; C33C PRESENTI +/-; C22 PRESENTI +4. E' utile evidenziare che nel mese di marzo 2010, a distanza cioè di un paio di settimane prima dell'effettuazione del secondo test HCV Ab risultato poi positivo, ho avuto una sorta di influenza con dolori in tutto il corpo, tosse, raffreddore, nausea ma stranamente senza rialzo febbrile, curata con dosi di paracetamolo forse un po' eccessive. I pareri di due medici mi sono sembrati discordanti: il primo afferma che il virus è presente nel mio organismo, ma non attivo (è possibile ciò in assenza di viremia come accertato dal test RNA?), per cui potrebbe riattivarsi in qualsiasi momento (il che mi inquieta non poco); il secondo propende: a) per una guarigione spontanea dal virus, senza sintomi e pertanto il virus stesso non è più presente nel mio organismo (è possibile un contatto con il virus con successiva guarigione in appena 3 mesi – gennaio / aprile 2010?); b) per una possibile cross reattività del test anticorpale, che intercetta anticorpi simili a quelli del virus HCV, probabilmente a causa della pseudo-influenza che ho avuto. Come faccio a sapere se il virus è presente o meno? Lavorando nel campo dell’estetica, devo dare prova di non essere infetta al mio datore di lavoro e gradirei pertanto anche un vostro parere in merito. Grazie in anticipo per le risposte.
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
Gentile Signora,

la sua situazione sierologica indicherebbe che lei è "portatrice asintomatica" del virus HCV. L'assenza di viremia è comunque un dato positivo; tuttavia, lei è da considerare contagiosa.
Ha idea di come e quando potrebbe avere preso il contagio?

Quanto al suo datore di lavoro, lei non deve dare prova di niente, perché nel suo lavoro di estetista il fatto che lei sia sieropositiva non crea alcun pericolo per nessuno nè per i clienti nè per i suoi colleghi.
Infatti, il virus HCV si trasmette per contatto diretto tra sangue della persona sieropositiva e una ferita cutanea o mucosa dell'altra persona, oppure nel corso di interventi chirurgici e più raramente nel corso di rapporti sessuali non protetti.

Al di fuori delle suddette situazioni rischio, non c'è nessun pericolo di trasmissione del virus.
Tanto per farle esempi poco igienici per altri motivi ma riferiti solo all'HCV: si può bere dallo stesso bicchiere in cui lei ha bevuto, usare la stessa posata, asciugarsi con lo stesso asciugamano, dormire nello stesso letto, stringere la mano; tutto senza il minimo pericolo di contagio.
I normali rapporti familiari, sociali e lavorativi non costituiscono un rischio di trasmissione del virus.

Cordiali saluti

Mario Corcelli, MD
Milano - specialista Medicina Legale e Igiene-Tecnica Ospedaliera
http://www.medico-legale.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. Corcelli, La ringrazio per la risposta, anche se una condizione di portatrice asintomatica non mi rende affatto tranquilla in quanto (mi corregga se sbaglio) non posso considerarmi guarita. Il che purtroppo mi penalizzerebbe dal punto di vista lavorativo. Il mio lavoro, che dovrò svolgere all'estero, purtroppo presuppone una completa negatività del test HCV Ab, l'unico che viene eseguito prima dell'assunzione almeno in una prima fase, a nulla rilevando una indeterminatezza del RIBA e una negatività dell'RNA. Anzi,credo che vi sia la possibilità che anche i sanitari stranieri possano arrivare alla conclusione di una "non guarigione" = "potenziale contagiosità", incompatibile con un'attività lavorativa che potenzialmente mi pone a contatto con il sangue umano.
Per quanto attiene all'epoca del contagio, sinceramente non saprei dirLe. Ho subito due interventi chirurgici importanti circa 3 anni fa (due raschiamenti) e nell'ottobre 2009 una estrazione dentaria. Come ho scritto, a metà gennaio 2010, il test HCV Ab era negativo (ammesso che sia stato eseguito correttamente); a metà aprile 2010 il test era positivo. In questo periodo di circa 3 mesi non ricordo di essere entrata in contatto diretto con sangue altrui; certo, mi sono ferita un paio di volte con attrezzi monouso ma subito dopo mi sono disinfettata ed ho medicato le ferite, e sempre senza che le stesse venissero mai in contatto con sangue o cute altrui.
Cordialità
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
le ribadisco che la sua condizione di sieropositività HCV non pregiudica in alcun modo la sua idoneità lavorativa

se la escludessero per questo, sarebbe una decisione immotivata perchè non scientifica
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dopo
Utente
Utente
Grazie ancora, Dott. Corcelli. Purtroppo proprio oggi ho ricevuto la comunicazione ufficiale di diniego del visto di lavoro. Si tratta di un paese arabo con regole sanitarie molto severe per il quale bisogna che non vi sia la minima "ombra" nella condizione di salute del lavoratore. Concordo con Lei per la non scientificità della loro decisione, per cui penso di fare un reclamo formale all'ambasciata di tale paese.
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
mi spiace proprio, perchè non ha alcun senso
evidentemente si tratta di ignoranza di Stato

pensi che persino gli USA, che si dice nazione moderna, aveva fatto una legge che proibiva ai sieropositivi per l'HIV di entrare
poi tale legge è stata revocata perchè ledeva la Carta dei Diritti dell'Uomo