Pseudoartrosi infetta
ciao.luglio 2007 frattura tibia e perone composta e non esposta trauma sportivo.dopo 3 gg di trazione intervento con mezzo di sintesi chiodo t2 con una vite sotto il ginocchio, e taglio chirurgico sul focolaio???dopo tre controlli le lastre non hanno evidenziato alcun segno di callo e un punto del taglio chirurgico non si è mai chiuso e secerneva liquido.al controllo del 26 di settembre scrivono nonostante questa situazione che va bene e che avrei dovuto fare un altro controllo dopo 2 mesi. il 5 ottobre 2007 dolore fortissimo su tutta la gamba e febbre. mi reco in un alto ospedale e mi riscontrano una fistole secernente al punto di sutura mai chiuso .pseudo artosi infetta da stafilococco aureus.mi ricoverano e mi sommistrano per un mese targosid 400 endovena.il 3 di novembre mi rimuovono il chiodo e mi mettono un gesso con ginocchio piegato e finestra per medicare la fistole fino al 17 dicembre.dalla radiografia la tibia è retrocura.mi mettono un gesso femoro podalico da carico fino a al 21 gennaio2008.mi ricovero e il 1 febbraio mi tolgono il gesso e mi rimettono un altro chiodo t2 bloccato con 2 viti alla caviglia e una al ginocchio.a maggio mi torna fuori l'infezione.con fistole secernente sempre nello stesso punto.programmano per giugno un nuovo intervento con stesse procedure.al che mi reco al rizzoli dove mi consigliano di non intervenire subito ma aspettare che l'infezione si atenui con sospenzione di antibiotico e favareggiamento della secrezione cun uso di ittiolo e impacchi.ad agosto la vite prossimale al ginocchio era uscita dalla pelle e quindi di urgenza mi hanno ricoverato e rimosso tutto.2 gg di lavaggio con betadine e amuchina e dimesso senza fissatori e senza gesso.sembrava che la situazione si stesse risolvendo e invece a marzo 2009 nuova manifestazione di infezione con gonfiore e edema su tutta la gamba febbre a 40.mi è stata tagliata tutta la carne necrotica in corrispondenza della solita fistole e mi è rimasta un ulcera di 3 cm, e la tibia è fluttuante.mi sono fatto visitare da un professore del centro complicanze settiche del g. pini di milano il quale mi ha prescritto antibiotici per via orale,ossigeno terapia e ultrasuoni.ora che la pelle si è chiusa dovrò fare una visita a luglio per vedere se sarà necessario un nuovo intervento e se sarà il caso di applicare un impianto ilizarov.hai medici del primo ospedale il mio medico legale ha contestato imperizia e negligenza per aver sottovalutato il punto non chiuso riconoscendo fino a febbraio 2008 un invalidità del 15 %.ora la mia situazione è peggiorata e chiedo se è stato giusto l'operato dei medici del 2° ospedale.cioè aver rimosso un chiodo per un infezione fortissima e reimpiantato un altro chiodo.non sarebbe stato più giusto applicare subito un fissatore esterno???cosa dice il protocollo??grazie
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Utente
il problema è che il mio medico legale, di cui non mi fido,non ha ritenuto importante denunciare la seconda clinica forse perche è della sua stessa città e ha ritenuto valido procedere solo contro i medici del primo intervento effettuato al sud dicendomi che in caso di processo lui non mi viene neppure a difendee perche è troppo impegnato!!!!per me invece l'0perato del 2° ospedale è stato molto più dannoso del primo.ora sono 2 anni e ancora non so cosa accadrà alla mia gamba.ero un buon atleta e un insegnante di ed. fisica,spero di non dover anche cambiare mestiere.comunque cio che più mi interesa è sapere cosa dice il protocollo nel mio caso.poi avevano previsto di tenermi in un gesso aperto preparatomi qualche giorno prima,dopo aver tolto ilprimo chiodo e invece questo gesso è sparito.a chi dovrei rivolgermi per essere tutelato in maniera sicura???
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Gentile Utente,
per quanto riguarda il 1° intervento, l'infezione che è subentrata potrebbe essere addebitata ad una responsabilità "oggettiva" dell'ospedale, per una rottura della catena virtuosa delle procedure di asepsi (dalla sterilizzazione dei ferri al loro uso durante l'intervento chirurgico o alle successive medicazioni).
In questo caso, si parla di responsabilità "oggettiva" quando non è identificabile la circostanza precisa che ha causato l'infezione.
Se il suo consulente medico-legale sostiene, invece, un comportamento di responsabilità "soggettiva", ovvero di comportamento dei chirurghi di negligenza e di imperizia, evidentemente lo fa a ragion veduta, avendo esaminato tutta la documentazione clinica, giudizio che a me è impossibile dare in un consulto online.
Per il 2° intervento, da quanto lei riferisce, il suo medico-legale avrebbe escluso ogni ipotesi di colpa medica; anche per questo secondo elemento, non è perchè non le si voglia rispondere per mancanza di volontà; il fatto è che occorrerebbe esaminare approfonditamente la documentazione clinica, comprese tutte le radiografie; cosa che certamente deve avere già fatto il suo consulente.
Quanto alla valutazione del danno permanente, essendo il processo di guarigione non ancora del tutto terminato, dato che forse dovrà essere nuovamente operato per la probabile applicazione di un fissatore esterno, questa certamente potrà essere rivista quando avrà raggiunto la piena stabilizzazione dei postumi, facendo rilevare che potrebbe essere uguale, maggiore o anche minore della valutazione che già le è stata fatta, a parte il dilungamento del periodo di temporanea inabilità.
Tuttavia, nella valutazione del danno iatrogeno da risarcire, ovvero quello dovuta a colpa, si deve tenere conto del cosiddetto "danno differenziale", che è la maggiore menomazione rispetto a quella che comunque sarebbe residuata dalla frattura in sè e per sè, e non della menomazione complessiva che ne risulterà alla fine.
In ogni caso, che la colpa sia addebitata ad un solo ospedale o a tutt'e due gli ospedali, non modifica alla fine il quantum risarcitorio; infatti, nella seconda ipotesi, il quantum risarcitorio verrebbe suddiviso fra le due parti, in misura pari o in diversa misura che eventualmente risultasse da una consulenza tecnica d'ufficio disposta dal Giudice (nel caso che arrivasse ad una causa).
Cordiali saluti.
per quanto riguarda il 1° intervento, l'infezione che è subentrata potrebbe essere addebitata ad una responsabilità "oggettiva" dell'ospedale, per una rottura della catena virtuosa delle procedure di asepsi (dalla sterilizzazione dei ferri al loro uso durante l'intervento chirurgico o alle successive medicazioni).
In questo caso, si parla di responsabilità "oggettiva" quando non è identificabile la circostanza precisa che ha causato l'infezione.
Se il suo consulente medico-legale sostiene, invece, un comportamento di responsabilità "soggettiva", ovvero di comportamento dei chirurghi di negligenza e di imperizia, evidentemente lo fa a ragion veduta, avendo esaminato tutta la documentazione clinica, giudizio che a me è impossibile dare in un consulto online.
Per il 2° intervento, da quanto lei riferisce, il suo medico-legale avrebbe escluso ogni ipotesi di colpa medica; anche per questo secondo elemento, non è perchè non le si voglia rispondere per mancanza di volontà; il fatto è che occorrerebbe esaminare approfonditamente la documentazione clinica, comprese tutte le radiografie; cosa che certamente deve avere già fatto il suo consulente.
Quanto alla valutazione del danno permanente, essendo il processo di guarigione non ancora del tutto terminato, dato che forse dovrà essere nuovamente operato per la probabile applicazione di un fissatore esterno, questa certamente potrà essere rivista quando avrà raggiunto la piena stabilizzazione dei postumi, facendo rilevare che potrebbe essere uguale, maggiore o anche minore della valutazione che già le è stata fatta, a parte il dilungamento del periodo di temporanea inabilità.
Tuttavia, nella valutazione del danno iatrogeno da risarcire, ovvero quello dovuta a colpa, si deve tenere conto del cosiddetto "danno differenziale", che è la maggiore menomazione rispetto a quella che comunque sarebbe residuata dalla frattura in sè e per sè, e non della menomazione complessiva che ne risulterà alla fine.
In ogni caso, che la colpa sia addebitata ad un solo ospedale o a tutt'e due gli ospedali, non modifica alla fine il quantum risarcitorio; infatti, nella seconda ipotesi, il quantum risarcitorio verrebbe suddiviso fra le due parti, in misura pari o in diversa misura che eventualmente risultasse da una consulenza tecnica d'ufficio disposta dal Giudice (nel caso che arrivasse ad una causa).
Cordiali saluti.
Mario Corcelli, MD
Milano - specialista Medicina Legale e Igiene-Tecnica Ospedaliera
http://www.medico-legale.it
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Utente
Gent.mo dottore la ringrazio per la precisione con cui mi ha spiegato la situazione dal punto di vista madico-legale.però vorrei sapere anche se dal punto di vista medico è stato corretto riposizionare un chiodo dopo un infezione cosi forte come documentato.grazie ancora e cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.9k visite dal 20/06/2009.
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