Difficoltà logico-matematiche e linguaggio tecnico: valutazione e supporto.

Buongiorno,
sono una donna di 36 anni che fin dall'infanzia ha manifestato scarsa capacità nel ragionamento logico-matematico, nella codificazione del linguaggio tecnico e nel riuscire a seguire materie di studio relative a questi ambiti.
Spiego meglio la mia situazione.
Era evidente la mia naturale predisposizione per l'ambito letterario, mi è stato detto che ho imparato a leggere da sola a 3 anni e sempre alla stessa età sentivo il bisogno di scrivere ovunque come se il mondo stesso fosse un grande libro aperto.
Non si tratta di un'esagerazione perchè ricordo che fin dalle elementari avevo i massimi voti in tutte le materie umanistiche, la maestra mi sceglieva sempre come rappresentante "letterario" in tutte le manifestazioni della scuola.
Ottima memoria, ottima dialettica ed ottima capacità di scrittura, infatti possiedo un diploma di liceo classico e frequentavo la facoltà di lettere antiche.
Ma veniamo al punto per il quale richiedo un consulto.
Ho sempre avuto una massima difficoltà invece nel capire domande logiche, cosa che andava dai semplici problemi elementari ("Luca pesa più di Marco che pesa meno di Antonio il quale ha un peso di 60 chili quanto pesa Luca?
" per es.
) per non parlare di geometria, aritmetica, chimica e biologia.
Non mi sarei allarmata pensando al tutto come una semplice attitudine all'ambito letterario se non fosse che questo problema comincia a condizionare la mia vita in ogni aspetto.
Non riesco a superare concorsi pubblici nonostante mesi di studio, non riesco a comprendere i quiz stessi con cui misuro la mia preparazione, ed anche sul lavoro, nei corsi aziendali su contabillità piuttosto che informatica, arrivo sempre dopo gli altri.
Devo farmi ripetere il procedimento logico più volte, e nemmeno così riesco comunque a comprendere fino in fondo la materia.
Ricordo che mia madre mi mandò da un docente universitario per riuscire a porre rimedio ad una situazione scolastica in matematica talmente compromessa da farmi rischiare la bocciatura, ed Egli disse "vedo che Sua figlia non ama le mie materie, non si applica come dovrebbe, ma quello che mi preoccupa è che ha un blocco totale nel ragionamento.
Non riesce a seguirlo, come se il suo cervello si annebbiasse e non connettesse", sensazioni che purtroppo corrispondono al vero.

Sono stata visitata da un neurologo anni fa per un problema alle gambe, da uno psichiatra per una brutta depressione successiva alla perdita del lavoro ma nessuno dei due specialisti ha avvisato qualcosa di anomalo nel mio linguaggio, nella mia postura e nel mio ragionamento.
Tuttavia è anche vero che non mi sono mai sottoposta a test specifici e dopo il mancato superamento di un concorso per il quale ho studiato ininterottamente due mesi, avendo nuovamente sbagliato TUTTE le domande di logica, non posso fare a meno di chiedermi se io possa avere un ritardo cognitivo di qualche tipo e se la qual cosa richiederebbe un'attenzione maggiore.
Ringrazio anticipatamente per le risposte ed il tempo.
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.7k 361
Gentile Paziente,
da quanto descrive non emergono elementi compatibili con un ritardo cognitivo né con una patologia neurologica acquisita. Il suo profilo è anzi molto chiaro e coerente:
capacità verbali, mnemoniche, linguistiche e narrative nettamente superiori alla media, associate fin dall’infanzia a una marcata difficoltà nei processi logico-matematici e procedurali.
Questo tipo di funzionamento non è raro e rientra in ciò che oggi viene definito un disturbo specifico dell’apprendimento in età adulta, in particolare una discalculia / disturbo del ragionamento numerico-logico, che può persistere anche in soggetti con intelligenza generale normale o elevata.
Un ritardo cognitivo comporterebbe una compromissione globale, cosa che il suo racconto smentisce nettamente.
Questi quadri purtroppo vengono spesso scambiati per mancanza di applicazione o blocco emotivo , soprattutto nelle generazioni passate, e vengono riconosciuti solo tardivamente, quando iniziano a interferire con concorsi, test standardizzati e ambiti lavorativi strutturati.
L’approccio corretto non è neurologico, ma neuropsicologico: una valutazione neuropsicologica completa (QI, funzioni esecutive, abilità numeriche e di ragionamento) può: chiarire in modo oggettivo il profilo cognitivo e dare finalmente un nome al problema, orientando strategie compensative concrete e, in alcuni contesti, permettere anche misure di tutela nei concorsi o nella formazione.
Da quanto ho appena scritto si evince che non c’è nulla che faccia pensare a una malattia neurologica o a un deficit cognitivo globale. C’è invece un funzionamento cognitivo disomogeneo, reale, stabile nel tempo e meritevole di una valutazione specifica, non di colpevolizzazione.
Il suo non è un limite personale , ma una modalità di funzionamento che può e deve essere compresa.
Cordiali saluti.

Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
https://neurochirurgomaurocolangelo.it/

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