Probabilità di recidiva nel tumore del pancreas
Egregi Dottori,
vi scrivo nella speranza di avere un chiarimento in merito al decorso della malattia che ha colpito mio padre. Nell'aprile del 2007, all'età di 60 anni, in seguito alla comparsa improvvisa di ittero, è stato ricoverato e operato: la diagnosi parlava di Adenocarcinoma duttale ben differenziato della testa del pancreas; La neoplasia era limitata al pancreas con dimensione massima non superiore a 2 cm, gli organi vicini e i linfonodi analizzati erano esenti da metastasi. In seguito all'asportazione del tumore, ha seguito un programma chemioterapico a base di sola gemcitabina per 6 cicli (1-8-15). Le analisi del sangue e la Tac hanno confermato alla fine del trattamento l'assenza di complicazioni. i prossimi controlli sono previsti in aprile.
purtroppo, l'oncologo che lo ha avuto in cura (forse per eccesso di prudenza, forse nel tentativo di non darci preoccupazioni, forse per superficialità in fatto di psicologia...) si è rifiutato di rispondere alla domanda che ora, con la stessa cortesia, rivolgo a Voi: premesso che mi rendo conto della impossibilità di prevedere il futuro, secondo la vostra esperienza quotidiana, quante sono le probabilità che si abbia una recidiva? Poche, tante, inevitabili?
Vi ringrazio anticipatamente per le risposte che vorrete fornirmi!
vi scrivo nella speranza di avere un chiarimento in merito al decorso della malattia che ha colpito mio padre. Nell'aprile del 2007, all'età di 60 anni, in seguito alla comparsa improvvisa di ittero, è stato ricoverato e operato: la diagnosi parlava di Adenocarcinoma duttale ben differenziato della testa del pancreas; La neoplasia era limitata al pancreas con dimensione massima non superiore a 2 cm, gli organi vicini e i linfonodi analizzati erano esenti da metastasi. In seguito all'asportazione del tumore, ha seguito un programma chemioterapico a base di sola gemcitabina per 6 cicli (1-8-15). Le analisi del sangue e la Tac hanno confermato alla fine del trattamento l'assenza di complicazioni. i prossimi controlli sono previsti in aprile.
purtroppo, l'oncologo che lo ha avuto in cura (forse per eccesso di prudenza, forse nel tentativo di non darci preoccupazioni, forse per superficialità in fatto di psicologia...) si è rifiutato di rispondere alla domanda che ora, con la stessa cortesia, rivolgo a Voi: premesso che mi rendo conto della impossibilità di prevedere il futuro, secondo la vostra esperienza quotidiana, quante sono le probabilità che si abbia una recidiva? Poche, tante, inevitabili?
Vi ringrazio anticipatamente per le risposte che vorrete fornirmi!
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Gentile Utente,
in questi casi è obbligatorio informare i pazienti basandosi su dati statistici, abolendo comunque già da sè la parola "inevitabile" (un cauto ottimismo in oncologia è d'obbligo).
Tra tutti i pazienti oncologici, la prognosi di quelli affetti da cancro del pancreas è una delle più sfavorevoli. Alla luce dei dati dello studio EUROCARE, relativamente ai casi diagnosticati in Europa nel periodo 2000-2002, la sopravvivenza a 5 anni è stata del 5%. Nei database del SEER per quanto riguarda la popolazione degli Stati Uniti, per i pazienti con diagnosi di carcinoma pancreatico, nel periodo 1988-1999, la sopravvivenza a 2 anni è risultata migliore nei casi con malattia regionale (assenza di metastasi).
Tale miglioramento è stato imputato al maggior numero di resezioni effettuate e al perfezionamento, nel tempo, delle tecniche di resezione chirurgica.
Tenga presente che quindi nel caso Suo, le dimensioni, l'assenza di secondarietà alla diagnosi, il "ben differenziato", l'exeresi chirurgica, sono tutti fattori BUONI che lasciano ben sperare per la prognosi.
I controlli trimestrali soprattutto con il marcatore ca 19,9, oltre che quelli strumentali, restano comunque OBBLIGATORI. stia tranquillo e si lasci seguire dal Suo oncologo.
in questi casi è obbligatorio informare i pazienti basandosi su dati statistici, abolendo comunque già da sè la parola "inevitabile" (un cauto ottimismo in oncologia è d'obbligo).
Tra tutti i pazienti oncologici, la prognosi di quelli affetti da cancro del pancreas è una delle più sfavorevoli. Alla luce dei dati dello studio EUROCARE, relativamente ai casi diagnosticati in Europa nel periodo 2000-2002, la sopravvivenza a 5 anni è stata del 5%. Nei database del SEER per quanto riguarda la popolazione degli Stati Uniti, per i pazienti con diagnosi di carcinoma pancreatico, nel periodo 1988-1999, la sopravvivenza a 2 anni è risultata migliore nei casi con malattia regionale (assenza di metastasi).
Tale miglioramento è stato imputato al maggior numero di resezioni effettuate e al perfezionamento, nel tempo, delle tecniche di resezione chirurgica.
Tenga presente che quindi nel caso Suo, le dimensioni, l'assenza di secondarietà alla diagnosi, il "ben differenziato", l'exeresi chirurgica, sono tutti fattori BUONI che lasciano ben sperare per la prognosi.
I controlli trimestrali soprattutto con il marcatore ca 19,9, oltre che quelli strumentali, restano comunque OBBLIGATORI. stia tranquillo e si lasci seguire dal Suo oncologo.
Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)
[#2]
Utente
Egregio Dr. D'Angelo, la ringrazio sentitamente per la sua risposta che, oltre a confortarmi sulla sorte di mio padre, mi conferma, grazie alle sue competenze, quanto da me desunto da una rapida ricerca in rete.
Mi permetta di abusare del suo tempo e di richiederLe un chiarimento: i dati riguardanti la sopravvivenza sono generalmente elaborati su base statistica o nominale? Soprattutto, la percentuale di sopravvissuti si trae dal numero totale di ammalati o dal numero di pazienti operati con esito positivo?
Infine - perdoni il mio dilungarmi, ma credo che nell'ottica di questo forum possano essere informazioni di comune interesse - sempre secondo le statistiche da Lei citate, dopo quanto tempo in genere si presentano, se si presentano, le recidive?
Giustamente come ricordava Lei, queste informazioni dovrebbero essere fornite dall'oncologo curante, poichè , per quanto ci si sforzi, non si può pensare di apprendere, specie nel contesto emotivo di una cura oncologica, tutte quelle nozioni necessarie a sostenere il proprio caro ammalato. Tuttavia, la realtà dei fatti è che spesso ci si trova di fronte a brillanti e capaci dottori cui purtroppo difetta la capacità di dialogare col paziente modulando informazioni e consigli a seconda di ciò che ci si vuole o si è preparati a sentire, senza pensare al fastidio di spiegare cose ovvie o alla apparente perdita di tempo che ciò comporta.
Perdoni lo sfogo e accetti ancora i miei più sentiti ringraziamenti per il tempo che ha voluto dedicarmi.
Mi permetta di abusare del suo tempo e di richiederLe un chiarimento: i dati riguardanti la sopravvivenza sono generalmente elaborati su base statistica o nominale? Soprattutto, la percentuale di sopravvissuti si trae dal numero totale di ammalati o dal numero di pazienti operati con esito positivo?
Infine - perdoni il mio dilungarmi, ma credo che nell'ottica di questo forum possano essere informazioni di comune interesse - sempre secondo le statistiche da Lei citate, dopo quanto tempo in genere si presentano, se si presentano, le recidive?
Giustamente come ricordava Lei, queste informazioni dovrebbero essere fornite dall'oncologo curante, poichè , per quanto ci si sforzi, non si può pensare di apprendere, specie nel contesto emotivo di una cura oncologica, tutte quelle nozioni necessarie a sostenere il proprio caro ammalato. Tuttavia, la realtà dei fatti è che spesso ci si trova di fronte a brillanti e capaci dottori cui purtroppo difetta la capacità di dialogare col paziente modulando informazioni e consigli a seconda di ciò che ci si vuole o si è preparati a sentire, senza pensare al fastidio di spiegare cose ovvie o alla apparente perdita di tempo che ciò comporta.
Perdoni lo sfogo e accetti ancora i miei più sentiti ringraziamenti per il tempo che ha voluto dedicarmi.
[#3]
Le statistiche da me citate sono figlie di studi clinici con pazienti arruolati.
Solo recentemente la prognosi a 5 anni dopo resezione curativa è arrivata al 20% (sempre da dati di studi clinici, in pazienti operati). Non esiste evidenza che la diagnosi precoce delle recidive o delle metastasi modifichi la prognosi dei pazienti, come anche non esiste un'unità di idee sui controlli periodici.
Ad oggi, in considerazione che il valore del ca 19.9 può precedere di mesi il riscontro della recidiva, esso andrebbe eseguito ogni 3 mesi e la TC spirale ogni 6.
Solo recentemente la prognosi a 5 anni dopo resezione curativa è arrivata al 20% (sempre da dati di studi clinici, in pazienti operati). Non esiste evidenza che la diagnosi precoce delle recidive o delle metastasi modifichi la prognosi dei pazienti, come anche non esiste un'unità di idee sui controlli periodici.
Ad oggi, in considerazione che il valore del ca 19.9 può precedere di mesi il riscontro della recidiva, esso andrebbe eseguito ogni 3 mesi e la TC spirale ogni 6.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 13k visite dal 27/01/2008.
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