Dubbi su carcinoma intraduttale



Gent.mi Dottori,
ho 49 anni (non ho avuto gravidanze, non sono in menopausa e ho avuto due zie materne con tumore al seno), sono stata operata due volte(per carcinoma intraduttale sottoforma di microcalcificazioni), la prima volta nel febbraio 07 nella mia città, di mastectomia semplice, perché il mio seno era piccolo e il tessuto ammalato occupava abbastanza spazio, c.ca 4cm; dopo l’intervento il chirurgo mi prescrisse radioterapia e ormonoterapia, ma non mi disse che era rimasto un residuo al margine inferiore, se ne accorse il mio medico leggendo l’istologico. Andai in una struttura specializzata di un’altra città,qui mi consigliarono di fare un secondo intervento, per inserire la protesi definitiva e nello stesso tempo fare la radicalizzazione, ma assolutamente non la radioterapia. Dopo 4mesi a giugno 07 mi sottoposi a questo intervento, nell’esame istologico ( che confermava la presenza di un residuo) si leggeva: focolaio residuo di neoplasia intraepiteliale dei dotti di 2° grado , margini >=10mm (esenti da neoplasia), yptis ypN sent. Neg.G2; ER60%,PgR60%, Ki-67 15%. Il consulto collegiale tra i medici di senologia, prevenzione genetica oncologica ecc. decisero per il mio caso di propormi terapia con tamoxifene 10 mg a giorni alterni. Quando fui convocata al colloquio per mettermi al corrente della terapia post intervento, io chiesi al medico presente della prevenzione genetica oncologica, se facendo tutti i controlli possibili potevo evitare questa terapia, (a livello psicologico non riuscivo ad accettarla ed ero molto depressa) mi rispose che nella parte operata ero praticamente guarita, avrei avuto si delle probabilità in più rispetto ad una persona sana, di ammalarmi al seno dx (quello sano) ma con mammografia ed eco poteva essere tenuto tutto sotto controllo, quindi disse che potevo anche fare in questo modo. Dopo tre mesi dall’intervento quando andai dal mio chirurgo per un controllo, mi consigliò la terapia senza però insistere per farmi cambiare idea rispetto il mio rifiuto. Un mese fa sono tornata da lui per il controllo annuale, con mammografia ed eco, (tutto nella norma), in questa occasione mi ha detto che andava tutto bene, ma aggiungendo anche questa frase;” se ti si dovesse riformare qualcosa nella parte operata, saresti tu stessa ad accorgertene, perché essendoci solo la pelle, anche il minimo nodulo sarebbe evidente.” Questa considerazione è stata una doccia fredda: primo perché ho sempre pensato ( mi era stato detto al colloquio), che avendo tolto tutta la mammella non potessi più ammalarmi; secondo perché se invece di un nodulo si riformasse solo tessuto neoplastico come la prima volta e senza più l’aiuto della mammografia come potrei accorgermene? Mi sorge un altro dubbio: questa volta sarà stato davvero tolto tutto?( il chirurgo disse che era sicuro nel 99,9%) . Vi prego aiutatemi a capire! Già ho faticato tanto ad elaborare questo tipo di intervento ed ora c’è di nuovo in me confusione e depressione. Un grazie infinito.
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Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.3k 1.2k 61
Non ha alternative : deve fidarsi di quanto Le è stato detto.
Se si tratta di un carcinoma in situ la mastectomia totale riduce a zero le probabilità di recidiva.
Quindi stia tranquilla perchè ha scatenato una tempesta emotiva in bicchiere d'acqua.
Auguri con cordialità.

Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie di cuore la sua risposta servirà sicuramente a ridarmi serenità, però vorrei chiederle solo un'altra cosa, devo secondo lei tornare sui miei passi e prendere il tamoxifene rispetto alla frase del mio chirurgo che mi ha mandato un pò nel panico? Cordiali saluti!
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