Vite sindesmosi rotta

Buongiorno dottori,

in data 6/02/2012 ho subito una "Frattura malleolo peroneale e 3° malleolo con diastasi TP caviglia sinistra" scivolando sul ghiaccio. Per questo mi è stata applicata una placca con diverse piccole viti e una vite Sindesmosi (trans tibiperoneale), in data 08/02/2012. Il medico che mi ha operato mi ha poi detto che mi avrebbe tolto la vite Sindesmosi dopo 45 gg e di non caricare fino a quel momento. Ieri, dopo circa 60 gg, ho subito l'intervento per la rimozione della vite ma, ahimé, la vite si è rotta e mi è rimasto un pezzo di vite nella gamba. Il dottore che mi ha operato ieri dice che probabilmente ho caricato e dice bene. Infatti, nel corso delle visite prima dell'operazione i dottori che incontravo, al contrario di quello che mi ha detto il dott. che mi ha operato, mi dicevano di cominciare a caricare e di arrivare alla data della rimozione della vite anche fino all'80% del carico, in modo da avere un recupero più veloce. Io ho seguito questa indicazione e l'ho detto al medico che mi ha operato ieri. Dopo aver recepito questa info il dottore allora mi ha detto che lui non avrebbe caricato in via preventiva ma è anche vero che quando non si carica a lungo possono insorgere altre complicazioni e avere un recupero molto più lento. Insomma mi sembra che nessuno sappia dirmi cosa è stato giusto o non giusto fare. Sta di fatto che in due mesi ho visto 4 medici diversi ognuno con la sua opinione sul problema. Aggiungo anche che ieri quando il dottore ha visto gli Rx ha fatto una strana faccia e chiedendogli il perché la risposta è stata: "questo tipo di viti in titanio sono difficili da togliere perché si ancorano saldamente alle ossa". Non so dirvi che tipo di vite fosse con esattezza. Siccome nel decorso non ho mai sentito dolori che potessero indicare la rottura della vite, temo che la vite si sia rotta ieri durante l'operazione ma il dott. dice di no. Io dormivo, come faccio a saperlo!? Ma se fosse vero che la vite si è rotta durante l'operazione sarebbe stato più opportuno, durante la prima operazione, mettermi una vite in un altro materiale e più facile da togliere? Comunque adesso mi trovo con questa vite nella gamba e i dottori mi hanno liquidato piuttosto frettolosamente dicendomi di tenermela senza problemi che non succederà nulla. Dicono che toglierla è molto complicato. Quindi, in conclusione vi chiedo: 1. E' vero che è molto complicato toglierla? 2. Posso tenerla senza problemi? 3. Ho fatto bene o male a caricare? 4. E' più facile che si sia rotta caricando o ieri durante l'intervento? Scusate se sono tante domande, ma ho bisogno di togliermi questi dubbi.

Vi ringrazio vivamente
Cordiali saluti
M
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
rispondo sinteticamente:

1) Si
2) Si
3) Male
4) non si può sapere, ma poco importa. Se Lei piega un pezzo di filo di ferro, questo non si rompe. Si piega e basta. Ma se lo lo raddrizza, lo piega di nuovo, lo raddrizza, e così via, ad un certo punto si romperà. E' la cosiddetta "fatica del metallo".
Le viti transindesmosiche si rompono per fatica, e può succedere anche che si rompa mentre si cerca di rimuoverla, ma solo perché "affaticata". Ogni volta che Lei ha fatto un passo caricando, ha "piegato e raddrizzato la vite", provocandone la fatica nel metallo.

In ogni caso, la rottura della vite non provoca alcun dolore, e potrebbe anche essersi rotta prima.
Infine, la rottura della vite è una complicanza molto comune, ma non comporta alcun problema: anche la mia migliore amica ha una vite rotta nella caviglia (mi è rimasta in mano mentre gliela toglievo) e sta benissimo da anni.

Distinti saluti

Dr. Emanuele Caldarella

Chirurgia dell'anca e del ginocchio
emanuele.caldarella@medicitalia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottore,

grazie mille per la risposta chiara e veloce!

da quel che capisco quello che ho subito è un intervento standard sul quale dovrebbe esserci un forte allineamento tra tutti i dottori. Quindi non mi capacito di come possa aver trovato un dottore che mi ha consigliato di utilizzare un carico parziale per circa 2 settimane prima dell'intervento. Tutti i dottori che mi hanno visitato facevano parte della stessa equipe.

grazie ancora
saluti
M
[#3]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottore

dopo opportuni approfondimenti è emerso che sul moncone di vite conficcato nella tibia si è formato del materiale osseo. Il fatto è che il pezzo di vite è piuttosto lungo e arriva a toccare il perone dunque l'effetto finale è che ho un osso aggiuntivo che collega rigidamente la tibia e il perone.
Il professore che attulamente mi ha in cura mi rimuoverà i mezzi di sintesi e il moncone di vite giovedì prossimo in quanto ritiene che è una situazione insostenibile. Effettivamente è circa una anno che non faccio più sport e dopo nemmeno mezzo km a piedi la caviglia comincia a farmi male. Direi che qualcosa bisogna fare...
Ho letto in altre sue risposte che parlava di un intevento piuttosto laborioso. Mi può spiegare brevemente perchè?
Tra l'altro non mi hanno concesso l'anastesia totale e mi faranno un'anestesia della gamba (con iniezione nel gluteo) in aggiunta ad una sedazione. La cosa mi fa molto preoccupare perchè temo di sentire dolore. Cosa ne pensa del tipo di anestesia che mi hanno proposto?

grazie mille
cordiali saluti
Marco
[#4]
dopo
Utente
Utente
buongiorno a tutti

a conclusione delle precedenti comunicazioni informo tutti gli utenti interessati a questo caso che, durante l'ultimo intervento, i medici che mi hanno operato non sono riusciti ad estrarre la vite sindesmosi rotta dalla tibia. Il motivo principale è che la vite è stata inutilmente avvitata su tutto lo spessore della tibia e fa moltissima resistenza. Ci sono anche altre motivazioni ma non saprei descriverli accuratamente. Sono comunque legati all'incapacità e alla bassa professionalità dei dottori che mi hanno operato la prima volta.
L'operazione è durata circa più di due ore ma non c'è stato verso di toglierla. I medici alla fine hanno deciso di lasciarmi dentro la vite per non incorrere in serie complicazioni e si sono limitati a ridurre in qualche modo il problema. Ora diciamo che ho al gamba in prova e se mi dovesse fare ancora male bisognerà effettuare un quarto (!!!) intervento molto più invasivo con seri rischi di sviluppo di pseudoartrosi.
Sulla base di questa esperienza consiglio vivamente a tutti, se ne avete il tempo e la possibilità, di valutare sempre bene chi vi mette le mani addosso e di confrontare sempre bene le opinioni di più medici. A volte il panico iniziale porta a fidarsi del primo dottore che ci si palesa davanti ma è uno sbaglio perché potrebbe essere un raccomandato o uno che all'università copiava, senza dimenticarci che anche i più bravi potrebbero commettere degli errori.

tanti saluti
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Caro utente,

posso ben immaginare lo scoraggiamento e la seccatura per tutto quello che è accaduto.
Però non sono del tutto d'accordo con le Sue conclusioni.

Sicuramente non tutti i medici sono allo stesso livello di competenza e professionalità. Questo vale per qualunque categoria professionale, ed -ahimé- vale anche per i medici.

Sono d'accordo sul fatto che sia importante informarsi prima sul professionista cui ci si affida.

Tuttavia, una volta che si è deciso di dare la propria fiducia ad un professionista, bisognerebbe affidarsi completamente a lui. Iniziare un "doctor shopping" girando svariati professionisti è quasi sempre controproducente, perché di solito si ottengono risposte discordanti e che provocano solo confusione ed ansia nel paziente, che non sa più a chi dare retta.

In effetti Lei è stato sfortunato, ma se fosse sempre stato seguito dallo stesso medico che inizialmente Le consigliò di non caricare, è molto probabile che tutto questo non sarebbe mai accaduto.

Ed è anche molto sfortunato ad avere dolore a causa della vite rotta: Le ripeto che ho una carissima amica a cui è capitata la stessa complicanza, le consigliai di tenere la vite rotta nella caviglia e non ha mai avuto alcun disturbo. Le auguro che dopo questo terzo intervento sia così anche per Lei.

Distinti saluti
[#6]
dopo
Utente
Utente
caro dott. Caldarella

grazie per il suo pronto riscontro.
Effettivamente un po' di sfortuna c'è stata ma dopo quello che mi è stato spiegato il primo intervento poteva essere eseguito molto meglio evitando qualsiasi complicazione.
Come dice lei probabilmente avrei fatto meglio a non caricare ma il fatto è che dopo l'operazione ogni volta che mi presentavo all'ospedale mi trovavo di fronte un dottore differente che mi dava un opinione differente. Quella volta che ho trovato un dottore che mi ha suggerito di cominciare a caricare...ho caricato. Sulla base della mia esperienza posso dire che per andare in confusione non è necessario arrivare ad un "doctor shopping" ma basta rimanere all'interno di una stessa struttura ospedaliera e parlare con i diversi dottori di una equipe. La stessa cosa mi sta infatti capitando per un problema di calcoli renali. All'interno della stessa struttura ogni volta che mi faccio visitare mi viene dato un parere differente perché ogni volta trovo un dottore differente. Il sospetto è che i dottori non si parlino molto o che non facciano dei momenti di incontro per discutere i vari casi, se non peri casi più gravi.
Comunque la ringrazio ancora e spero proprio che tutto si risolva come nel caso della sua amica.

cordiali saluti