Cura per sindrome di meniere

Buonasera, ringrazio anticipatamente se qualcuno sarà così gentile da rispondere.

Ho 62 anni dall' età di circa 30 anni sono affetta da problemi all' orecchio sinistro.
Tutto ha avuto inizio una mattina ho perso l' udito di colpo.
pensavo fossero tappi sono andata da uno specialista in effetti un tappo era presente me lo hanno tolto, ma sono rimasta lo stesso sorda.

Pochi giorni dopo ho avuto una vertigine e l'orecchio si e' aperto.

Sono andata da uno specialista che mi ha diagnosticato Sindrome di Meniere,
ha detto che c' era poco da fare.

Avevo sempre la stessa cosa: orecchio tappato poi si apriva a seguito di vertigine e recuperavo completamente l' udito.
Le crisi si sono attenuate senza terapie a 32 anni.

Sono rimasta incinta.
È scomparso tutto per 14 anni, poi verso 47 anni con inizio della menopausa e a seguito di un forte stress e' ricomparso tutto.

Dai 50 anni ad ora ho avuto episodi frequenti e ora ho perso stabilmente l' udito di circa il 40 per cento.

In questi anni ho tentato di tutto flebo di mannitolo, cortisone.
Unica cosa che funziona deltacortene, ma appena smetto sto peggio di prima.

Non ho piu avuto vertigini forti da quasi un anno ma sono sorda e ho iperacusia cronica sento il battito del cuore nell orecchio.
Ho una cronica instabilità.

Ho fatto una risonanza nel 2015 senza mezzo di contrasto da cui nn e' emerso nulla, ne faro un' altra a gennaio con mezzo di contrasto.

È molto difficile convivere con questa malattia, l' umore è basso, ho paura di guidare per timore di attacco vertiginoso anche se da circa un anno non ne ho piu avuti.

La mia domanda sarebbe: esiste qualche farmaco, qualcosa che attenui gli
acufeni e l ' instabilita'?

Per fortuna sono in pensione ma speravo di godermelo di piu questo riposo!! Ora nn assumo piu nulla.
Grazie ancora se qualcuno sarà così gentile da darmi qualche suggerimento
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.5k 211 29
Gentile Paziente, la diagnosi formulata è Sindrome di Meniere, che è una patologia ancora in gran parte oscura, definita convenzionalmente dalla presenza di 4 sintomi: ipoacusia inizialmente fluttuante, senso di pienezza auricolare, acufeni, crisi vertiginose. Se manca uno di questi sintomi, non si può parlare di Sindrome di Manière, ma lo riterrei un problema secondario: al paziente non interessa molto conoscere il nome della propria malattia, ma uscire dallo stato di invalidità che anche un quadro incompleto può configurare. L' eziopatogenesi della SdM è incerta: l’idrope è la teoria più accreditata, ma rimane una teoria. Su questa teoria si basano le terapie proposte: betaistina (microser, vertiserc), diuretico ecc,) che però sono tutte state ridimensionate quanto a validità dalla revisione Cochrane (autorevolissimo istituto scientifico internazionale di revisione in campo medico) , in quanto mancano di certezza scientifica di efficacia, ad eccezione della gentamicina intratimpanica, intervento peraltro demolitivo, per il quale si riscontra (non sempre) una certa efficacia nella remissione delle crisi vertiginose gravi, ma anche un rischio collaterale di perdita dell’udito. Da tempo mi sono interessato ad alcune esperienze scientifiche pubblicate su riviste internazionali, ma poco recepite dagli specialisti di settore, che prendono in considerazione un legame della Malattia di Meniere con i disturbi dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). Interazioni fisiopatologiche fra il l’organo della masticazione (e quindi in particolare con l’ATM) e l’orecchio sono state descritte da vari autori. L’esatto meccanismo fisiopatologico attraverso il quale una disfunzione dell’ATM può causare sintomi all’Orecchio fino a poter costituire importante elemento patogenetico della SdM non sono chiari: sono stati chiamati in causa riflessi neurogeni, sinergie muscolari, comuni rapporti con altre patologie oscure, come l’Emicrania e l'Apnea nel Sonno. Poco considerata risulta invece la possibile componente meccanica. In una ATM normale, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero-superiore della cavità che li ospita (Cavità Glenoide). Per vari motivi, in parte legati all’ATM stessa, ma più spesso al non corretto allineamento dei denti e alla cattiva postura della mandibola , accade però che i condili possano dislocarsi in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi. Tali superfici sono in intimo rapporto con l'orecchio. In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l'individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno e veglia) i condili percuotono l'orecchio con più o meno violenza, come può essere facilmente riscontrato con la palpazione endo auricolare (infilando i mignoli nell’orecchio con i polpastrelli rivolti in avanti e muovendo la mandibola). L’interessamento dell’orecchio potrebbe in questi casi essere mediato anche dalla Tuba di Eustachio , sommando la disfunzione tubarica ai meccanismi muscolari e ai riflessi nervosi da vari autori ipotizzati. Appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, dell'equilibrio pressorio sule due superfici del timpano alterato ad esempio per sbalzi di quota, dall'altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una ipofunzionalità tubarica e, al limite, ad una stenosi, sostenendo così, oltre a varie patologie dell’Orecchio che alle disfunzioni tubariche sono legate, anche la sintomatologia menierica. Il rapporto fra condilo mandibolare e orecchio potrebbe spiegare anche la monolateralità e/o la bilateralità della sintomatologia: una mandibola laterodeviata favorisce una sintomatologia otologica omolaterale alla deviazione , una mandibola biretrusa favorisce una sintomatologia bilaterale (anche se solitamente un lato prevale).
Per verificare se questa interpretazione possa riferirsi anche al suo caso, necessiterebbe un esame diretto: via rete non credo si possa dire di più.
Trova altre notizie su questo argomento visitando il mio sito internet alla pagina "Patologie trattate-patologie dell'Orecchio", e leggendo gli articoli che si aprono con i link qui sotto: se si riconosce nelle problematiche trattate, eventualmente mi faccia sapere. Cordiali saluti ed auguri.
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/745-malattia-di-meniere-e-disfunzioni-dell-articolazione-temporo-mandibolare.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1348-acufeni-disfunzioni-articolazione-temporo-mandibolare-atm.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1408-vertigine-pertinenza-odontoiatrica.html

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com

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Utente
Utente
Buongiorno dottor Bernkopf, La ringrazio per la gentile risposta io uso da tempo un byte per non consumare I denti dato che bruxo ma quando lo.uso l orecchio si chiude stranamente ancora di piu.Il.mio dentists dice che dalla panoramica si evince che il meato acustico sinistro e diverso dal destro quindi e possibile che abbia questo problema ho da tempo maleocclusione della bocca
Ma forse ci vorrebbe un apparecchio.ad hoc.ho letto I suoi link mi appaiono interessanti.ho.solo.un ultimo.quesito: ha visitato pazienti menierici che pero' avevano perso stabilmente l udito come me? Curando disfunzione ATM si potrebbe un po recuperare oltre che liberarsi da vertigini acufene? Grazie ancora.b giornata
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.5k 211 29
Il trattamento che propongo mira a rimuovere il conflitto fra condilo mandibolare e orecchio, consentendo all'orecchio di riprendere le proprie funzioni: ovviamente quando lo stato della malattia non è arrivato ad un punto di non ritorno. La prognosi è favorevole quando il sintomo è fluttuante: terribile e invalidante come le vertigini nelle crisi, ma poi in sostanziale benessere, fino alla crisi successiva: questo andamento conferma però che la situazione PUO' rientrare, visto che, dopo le crisi rientra da sola. Quando un sintomo è costante , di uguale intensità e presente da tempo, la prognosi è sfavorevole, anche se credo sia l'unica cosa comunque da tentare. Per fortuna , il paziente menierico solitamente teme in particolare la vertigine, e quindi convive con gli altri sintomi ( ipoacusia e acufeni) quando questi risultano irreversibili, se si libera dell'angoscia delle crisi vertiginose. Per quel che riguarda l'udito, oltre al possibile beneficio, va considerato anche il fatto che migliora il funzionamento delle protesi, anch'esse spesso disturbate se l'ATM è in disfunzione. In molti casi, comunque, c'è beneficio su tutta la linea. Nel mio sito, alla pagina "Casi significativi" trova il racconto di molti pazienti menierici che si sono sottoposti al mio trattamento, con generalità e recapiti, in modo da poter fornire ad altri ragguagli sulla terapia cui si sono sottoposti: può chiedere anche a loro.
Cordiali saluti ed auguri

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com

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Utente
Utente
Grazie mille gentile dottore: ultima domanda: lei nel suo trattamento prevede l ' uso di apparecchi anche removibili? Oppure solo fissi? Oltre ad altre cure.ho diverse protest ed un impianto in fase di conclusione ( devo mettere I denti fissi su tre impianti tra questa e la prossima settimana.la ringrazio ancora di vero cuore
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.5k 211 29
La prima fase del trattamento prevede un dispositivo rimovibile da portarsi per tutte le 24 ore, pasti esclusi. A mio parere, un problema occlusale si manifesta nelle 24 ore e va trattato nelle 24 ore, con il compromesso di poter togliere il bite durante i pasti: se la bocca è la causa di un problema, bisogna "cambiare bocca", ma bisogna cambiarla SEMPRE, non solo qualche ora di notte. Ottenere un buon successo con il bite, se realizzato con posizione definita (e non piatto) significa aver trovato la corretta postura mandibolare che, senza il bite, veniva (e togliendo il bite viene comunque) dislocata in una chiusura scorretta.
Il bite costituisce solo la terapia iniziale di una disfunzione cranio-mandibolare , una via di mezzo fra la conferma diagnostica e una prima terapia. E' del tutto evidente che, rimosso il bite, di giorno se prescritto per la sola notte, come anche rimosso definitivamente dopo mesi, il paziente può essere esattamente come quando ha cominciato: successivamente si dovrà provvedere ad una riabilitazione ortodontica, protesica o mista che confermi il risultato ottenuto con il bite, oppure proseguire, come compromesso, con il bite o con altro dispositivo intraorale a vita.
La seconda fase di cui sopra è ovviamente di grande delicatezza, perché mentre il trattamento con il bite é facilmente modificabile in itinere, totalmente reversibile e privo di rischi biologici, quando si parte per la riabilitazione , ortodontica o protesica, bisogna ben rapportare le proprie forze con la difficoltà del caso. Per contro, a mio parere, se non si ottiene un risultato adeguato con il bite , non é prudente proseguire con trattamenti irreversibili, sia protesici che ortodontici che, senza la preliminare fase con il bite, rischiano di assomigliare ad un'avventura nel deserto o in mare senza bussola. Se decidesse di approfondire quanto le ho suggerito, sarebbe meglio non concludere la fase protesica senza aver prima definito la corretta posizione mandibolare. Cordiali saluti ed auguri.

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com

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Utente
Utente
La ringrazio moltissimo gentile dottore per la Sua esaustiva risposta riflettero' su quanto mi ha scritto.grazie ancora.b giornata
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