Rischio recidiva acuta di ansia depressiva maggiore

Gentili specialisti, ho 36 anni e dal 2018 oramai soffro di depressione ansiosa.
Il 2018 e parte del 2019 hanno costituito per me un periodo difficilissimo durante il quale ho dovuto fare terapia farmacologica "massiccia" con Cipralex, Quetiapina e Lorazepam per evitare il peggio.
Questo mi ha permesso di essere ancora qui e scrivervi ad oggi.
Dopo qualche tempo ho ridotto proporzionalmente sino a eliminare Quetiapina e Lorazepam.
Poi ho tolto anche il Cipralex e devo dire andava bene finché non ho avuto una minaccia di recidiva causata (credo) da un incentivo a entrare in un'azienda che non amavo (famosa per overworking e ambiente stressante e pochissimo appagante nonché non remunerativo).
A questo punto ho dovuto reinserire (tutto sempre secondo indicazione della psichiatra) Cipralex a basso dosaggio e ho iniziato una psicoterapia psicodinamica (mai fatta sino ad allora).
Attualmente prendo solo Cipralex 15 mg al giorno.
Durante la psicodinamica ho capito (con un percorso difficilissimo e doloroso, devo ammettere) cosa mi faceva stare male e ho cercato a poco a poco di ritrovarmi e di lavorare su me stesso per allontanare i fattori scatenanti... Adesso mi sento di nuovo messo KO da un evento che non riesco a gestire: avevo capito che determinati ambienti non fanno per me e stavo preparando un concorso pubblico (anelando alle famose 36 ore settimanali) con tutte le mie forze (nel frattempo mi occupavo di copywriting e digital marketing come freelancer) e a gamba tesa interviene mio padre organizzandomi colloquio in un'azienda alla quale non ho potuto dire di no.
Questo mi ha riattivato qualcosa dentro che non riesco a controllare: mi sento ancora una volta annientato, con autostima sotto zero e con pensieri di negativi continui e di ruminazione che non riesco a controllare.
Ho provato a comunicarlo ai genitori, ma è stato a dir poco inutile (o meglio ha peggiorato drammaticamente le cose): uno me li son ritrovati contro subendo accuse di ingratitudine e due accuse e sensi di colpa coi quali sottintendevano quasi che non volessi lavorare.
Il punto, reale e concreto, è che adesso so perfettamente cosa mi fa male e cosa no e mi preoccupa il fatto di buttarmi in un lavoro amministrativo dal lunedì al sabato full time che mi spolpa la testa.
Cosa mi accadrà poi?
Ha senso farsi male così?
Io, adesso, lo so che soffrirò.
Quanto ai miei sono entrati a gamba tesa anche su percorso terapeutico ritenendo che le dottoresse abbiano sbagliato sino ad oggi.
Questo ha in qualche modo minato l'alleanza terapeuta che loro si son costruite con me nel tempo.
Mi sento confuso... Totalmente... E non so cosa fare...
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 206
Da quanto riferisce vorrebbe che i suoi genitori fossero d'accordo con lei, o che comunque lo incoraggiassero e non interferissero. La realtà è esattamente il contrario. Se continua a fare quello che i suoi ritengono giusto starà sempre male e non si avvicinerà ai suoi obiettivi.
Le sue terapeute non piacciono ai suoi genitori perché lavorano sulla sua individuazione, sull'autonomia e l'autostima, mentre loro vorrebbero continuare a gestire la sua vita.

Franca Scapellato

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Dr. Accursio Raia Psichiatra 109 4
Gentile utente, concordando con la collega aggiungo che una volta sospesa la terapia psicofarmacologica è possibile incorrere in una ricaduta del disturbo, specialmente se esposti ad eventi vitali stressanti.
È importante che il suo psichiatra faccia una valutazione ponderata sulla necessità di restaurare la terapia e protrarla a tempo indefinito tenendo conto della gravità della sintomatologia e del rischio di ricaduta.

Ad ogni modo, per essere maggiormente di aiuto la invito a chiarire i termini della richiesta di consulto e pertanto di provare a formulare una o più domande esplicite.

Dr Accursio Raia, Medico Chirurgo
Specialista in Psichiatria (Università degli Studi di Pisa)

✉️ email: dott.raia.sm@gmail.com

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Utente
Ha ragione dott. Raia, ma è che in questa fase mi sento molto confuso o, meglio, bloccato e faccio fatica a formulare domande dirette. Gli unici quesiti che mi viene da porle (e poi smetto di scocciarla) sono... Per ripristino terapia, intende quella di partenza ovvero con cipralex e quetiapina insieme? Ha senso provare semplicemente ad aumentare il cipralex e basta?
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Utente
Grazie Dr.ssa Franca Scapellato, per la disponibilità e per aver centrato immediatamente e in pochi punti e frasi il nocciolo della questione. Per quello che può servire, le ho dato un feedback positivo a 5 stelle.
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Dr. Accursio Raia Psichiatra 109 4
Gentile utente, con restauro della terapia intendo genericamente impostare nuovamente una terapia farmacologica (che possa essere uguale o diversa dalla prima) che risolva la sintomatologia attuale e previene ricadute. Sarà lo specialista che la valuta a fare le considerazioni del caso e stabilire se possa essere utile restaurare una terapia e protrarla a tempo indefinito.

Dr Accursio Raia, Medico Chirurgo
Specialista in Psichiatria (Università degli Studi di Pisa)

✉️ email: dott.raia.sm@gmail.com

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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 206
La ringrazio per l' apprezzamento. Provi anche lei a fare qualcosa da 5 stelle, o anche da 3 o 4: esprimere alla sua terapeuta i dubbi, oppure, se l' appuntamento è lontano, scrivere i problemi invece di rimuginare all' infinito.

Franca Scapellato

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