Entact, haldol, anafranil, xanax a vita?

Buongiorno,
ho 33 anni, da quando ne avevo 18 ho sempre sofferto di qualche attacco di panico e ansia(paura di volare, spazi chiusi...)che però ho sempre superato senza l'aiuto di nessun farmaco. A 30 anni ho deciso di iniziare una cura per superare definitivamente i miei disturbi, per due anni ho fatto una cura con 1/2 compressa di Entact, 7 gocce di Laroxyl e 5 gocce di Xanax la sera;a maggio 2009 stavo bene e così insieme alla mia neurologa ho smesso la cura. Purtroppo a distanza di due mesi ho fatto un'IGV e sono ripiombata nelle mie crisi (paura di farmi del male, di buttarmi da qualche ponte, paura di "impazzire" insomma, logicamente rafforzato anche da un senso di colpa). D'accordo con la mia neurologa ho ricominciato la cura, solo che dopo qualche mese non vedevo miglioramenti e così ora sono in cura con 1/2 entact 10mg la mattina, 3 gocce di haldol 2% a pranzo, 1/2 anafranil 75mg la sera e prima di dormire 5 gocce di xanax...Sicuramente sono migliorata e sto bene, raramente mi capita di avere qualche pensiero "strano", però sono anche stanca di prendere pastiglie e non voglio continuare a vita; fra qualche giorno inizierò anche a prendere la pillola anticoncezionale Klaira...Le mie domande sono: con questa dose riuscirò presto a risolvere i miei problemi o avrei bisogno di qualcosa di più incisivo per risolvere definitivamente e senza paura di ricaduta? E poi ho il ginecologo che mi dice che forse con la cura che faccio la pillola potrebbe non essere efficace al 100%, la neurologa mi dice che non mi devo preoccupare...A chi devo dare retta? Non voglio più affrontare l'incubo che ho vissuto qualche mese fa. Scusate se sono stata prolissa e grazie per una gentile risposta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La prognosi (previsione del decorso e delle evoluzioni di un disturbo) si fa sulla malattia e non sulla cura. La cura migliora la prognosi.
Le terapie fatte per poco (mesi) non prevengono le ricadute, forse perché non estinguono la base biologica del disturbo e non consentono al cervello di costruire valide difese comportamentali autonomamente o mediante psicoterapie associate.
Attualmente la sua cura sembra orientata verso sintomi ossessivi (dal tipo di medicinali) oltre che su elementi di panico, la diagnosi non la riporta quindi non è chiaro. Haldol invece ha un ruolo meno chiaro, ma nel disturbo ossessivo si può utilizzare in effetti.
Per quanto riguarda il problema ginecologico, non saprei a cosa si riferisce la ginecologa, glielo chieda esplicitamente: quale farmaco e in che modo (e dove è scritto) che riduca l'efficacia della cura. Questo è vero per il tegretol, che è un farmaco neuropsichiatrico, per gli altri non mi risulta.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Grazie dottore per la pronta risposta. Non soffro da molti anni di attacchi di panico, ultimamente i miei sono degli stati ansiosi e il disturbo che mi portano sono delle paure sulla possibilità che possa farmi del male o lo possa fare ad altri, in sostanza la paura di perdere il controllo (e la neurologa li ha classificati come un disturbo ossessivo). Ora questa cura la sto facendo da settembre (9 mesi) e quella di prima l'ho fatta per quasi 2 anni e diciamo che sono un po' sconfortata in quanto dopo soli due mesi dalla fine della cura in cui stavo bene, un avvenimento (quantomai doloroso lo riconosco) mi ha fatto ricadere in questo mio stato d'ansia. E quindi mi domando se ogni qualvolta dovesse succedere nella mia vita un evento negativo sarei sempre punto e a capo. Il ginecologo è stato generico in quanto non conosce i farmaci che assumo e quindi deduco, da quanto scrive anche lei, che la mia cura non interferisca con l'anticoncezionale.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Quindi una terapia per un disturbo ossessivo. E' un disturbo che va curato spesso per tempi lunghi, quindi niente di strano in questo. L'interpretazione circa glie venti esterni è fuorviante. Non è un disturbo prodotto dall'esterno, è solo una vulnerabilità aspecifica, uno dei modi più probabili in cui sta male psichicamente in risposta a qualsiasi tipo di evento genericamente stressante. Se c'è una ricaduta non è per l'evento, è per il disturbo ossessivo.
La ginecologa mi sembra che sia stata non generica, perché non si può dir niente in termini generici, o si fa riferimento a quale farmaco interferisce, o altrimenti è un discorso riferito a cosa ?
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
se la sua diagnosi è di disturbo ossessivo, personalmente non condivido la scelta di usare due farmaci antidepressivi a basso dosaggio piuttosto che un'unica molecola ad un reale dosaggio antiossessivo. Se di disturbo ossessivo si tratta è molto probabile la ricaduta alla sospensione della terapia, in tempi non necessariamente brevi. Il miglioramento sintomatologico può essere amplificato associando ala terapia farmacologica una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Utente
Utente
Avendo informato il ginecologo sulla terapia che sto seguendo e dicendogli i vari medicinali che assumo, lui mi ha detto che specificatamente non li conosce, però che sa che la categoria degli antidepressivi riduce l'efficacia della pillola...Visto che il medico è lui, non mi sono permessa di approfondire l'argomento. Certo mi fido della mia neurologa più che del ginecologo, ma qualche parere positivo in più da parte di voi esperti mi darebbe maggiore sicurezza.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale l'ho fatta per quasi un anno, senza associare farmaci però e non mi è servita per niente...Dalla mia neurologa vado quando ho "voglia di rassicurazioni" e questo mi accade, come ha scritto giustamente il Dr. Pacini, quando sono in una condizione di alto stress o stanchezza, a volte passano 3-4 mesi o più; anche perchè alla fine ripeto sempre le stesse cose. Comunque ringrazio molto delle risposte perchè è sempre una cosa positiva cercare di capire di più riguardo la mia malattia. La cosa che nessun dottore è riuscito mai a spiegarmi per bene è perchè fino ad un certo punto della vita una persona non ha nessun problema di ansia o qualsiasi altro disturbo della psiche e poi all'improvviso, senza un apparente motivo, si manifestano questi pensieri che si insinuano nella mente e spesso condizionano il tuo stile di vita.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
se sapessimo dare risposta a questa domanda avremmo fatto una delle scoperte più importanti della storia della psichiatria.
Cordiali saluti
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Utente
Utente
Ah ok! Bè, perlomeno mi fa piacere sapere che non me la pongo solo io questa domanda.
Cordiali Saluti,
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

i tessuti e gli organi hanno loro processi di sviluppo, comunemente indicati come maturazione o decadimento, oltre che poter essere modificati da istruzioni che ricevono da fuori. Per esempio un grave stress che minaccia l'integrità fisica oppure una droga possono "istruire" il cervello cambiandone il funzionamento, per un periodo o stabilmente.
Al di là di questo, spesso durante la maturazione di un organo "vengono fuori" i caratteri geneticamente preordinati (che in parte sono noti, in parte no) oppure alcuni "errori". Questa è anche la ragione per cui si ritiene che ci siano periodi "sensibili" fuori dai quali lo stesso tipo di stress o di danno non ha conseguenze.
Lo stesso grado di indefinizione c'è per le malattie più comuni come l'ipertensione, il diabete, che non si manifestano fino ad una certa età e poi invece sì. Per alcune si fa riferimento ad un generico invecchiamento, per altre si tratta di predisposizione + invecchiamento, per altre ancora non si sa proprio.

Riguardo al discorso ginecologico:
"però che sa che la categoria degli antidepressivi riduce l'efficacia della pillola..."
La categoria degli antidepressivi è una categoria commerciale e non chimica, sono molecole diverse. Sarebbe invece da approfondire così per curiosità a cosa si riferisce, perché detto così non si capisce proprio.
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per l'esauriente spiegazione, però ora mi fa crescere altri dubbi: se questa malattia che ho è da considerarsi come vere e proprie malattie come da lei sopra citate e che quindi sono già in qualche modo "nel corpo" di una persona, la psicoterapia a cosa può servire? Cioè, di solito sono i farmaci che guariscono o perlomeno alleviano i vari disturbi causati da una malattia...O no?

Al ginecologo chiederò più approfonditamente, però a sentire i vostri pareri, mi sto convincendo sempre più a pensare che l'abbia detto senza nessuna conoscenza sull'argomento; anzi a dir la verità mi ha anche chiesto se non potevo smettere la cura. Questo perchè credo che la maggior parte delle persone non riesce a vedere, un disturbo ossessivo in questo caso, come una malattia paragonabile a un diabete, per dirne una.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La psicoterapia secondo Lei dove va ad agire se non nel cervello di una persona ? Altrimenti dove, anche in linea teorica, dovrebbe andare a finire ?
I farmaci sono un mezzo chimico su un sistema chimico. Se è per questo anche le stimolazioni elettriche funzionano in diverse malattie mental pur non essendo farmaci, l'esposizione alla luce, la stimolazione magnetica etc.
Gli studi sulla psicoterapia cognitivocomportamentale nel doc hanno dimostrato che quando si parla di "risposta" si intende la stessa cosa di quanto avviene con farmaci, cioè una riduzione dell'attività di alcune aree, in certe casi fino al punto di ridurne le dimensioni, così come quando un farmaco "sfiamma" una parte infiammata.
Il disturbo ossessivo ha una anatomia abbastanza ben definita, a differenza di altri disturbi come la depressione che sono invece meno chiaramente localizzati.
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dopo
Utente
Utente
Che vada ad agire sul cervello c'ero arrivata anche io e puntualizzo che la mia domanda non era certo per polemizzare ma proprio per capire la funzione della psicoterapia...Faccio un'altra domanda più diretta: nel mio caso, disturbo ossessivo, servirebbe una psicoterapia? E se sì perchè visto che prendo già i farmaci? Perchè per come ha descritto lei la malattia e per come ho capito io, sembra che sia una malattia incurabile, che la tieni sotto controllo ma non guarirai mai. In che senso "il disturbo ossessivo ha un'anatomia abbastanza ben definita"?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

allora deve aver capito proprio male, perché direi che se esistono delle cure la malattia è curabile. La guarigione è un altro concetto, non si può neanche dire che necessariamente sia uno di quei disturbi che devono essere curati "a vita" o preventivamente. Non c'è un unico tipo di casistica sia come decorso che come risposta alle cure.
La psicoterapia e la farmacoterapia sono terapie utili anche da sole, i risultati migliori si ottengono abbinandole. Ovviamente se c'è una risposta completa alla farmacoterapia non ha molto senso pensare di associarvi una psicoterapia, se invece la risposta è parziale, o lenta, oppure ci sono "sacche" più resistenti è indicata.
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Utente
Utente
Ok grazie, allora che nel mio caso la psicoterapia non è servita, invece i farmaci sì. E giusto, io non intendevo incurabile ma inguaribile...Comunque con la sua precisione ha spiegato anche questo dubbio.