Scalaggio antidepressivo?

Gentili dottori, riassumo brevemente la mia situazione per chi non mi avesse già letto. Ho assunto cipralex 10 mg per circa due anni per ansia, attacchi di panico e pensieri fobico ossessivi. In quei due anni sono stato meglio ma a seguito dello scalaggio del farmaco, a distanza di tre mesi, complice la mia paura che i sintomi si ripresentassero, ho avuto una ricaduta. Dai primi di settembre ho ricominciato a prendere il cipralex e dopo circa tre mesi ho ricominciato a stare "meglio": dormo molto bene, mangio, non piango più ma rimangono i miei continui rimuginii da mattina a sera a cui però non seguono più richieste esterne di rassicurazione. Mi sento altresì in una bolla e la stanchezza è triplicata. Ho deciso in ogni caso di intraprendere una psicoterapia di tipo breve strategica, ho fatto per il momento una sola seduta e non so quali saranno gli effetti sul mio problema ma mi piace il fatto che sia una terapia mirata e che prevede la mia partecipazione attiva. Ora il dilemma è questo.. Da una parte c'è lo psichiatra che mi consiglia di continuare ad assumere l'antidepressivo per un periodo almeno di 18/24 mesi e dall'altra lo psicoterapeuta che mi consiglia di cominciare subito a scalare il farmaco perchè lo stesso non cura ma agice solo sui sintomi, avendo io stesso sperimentato ciò sulla mia pelle in passato. Cosa ne pensate? Sono molto perplesso. Sono consapevole che il farmaco si limita a "sedare" il mio stato e che solo modificando alcuni miei comportamenti potrei meglio convivere con questo tratto ansioso ma penso anche che il cipralex mi faccia stare più tranquillo, anche se appiattisce le mie emozioni e la mia emotività. Mi turba altresì molto dover assumer ogni giorno questo farmaco, anche se penso sia parte del mio stato multifobico.Grazie a chi vorrà esprimere un proprio parere.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

"mi consiglia di cominciare subito a scalare il farmaco perchè lo stesso non cura ma agice solo sui sintomi"

"io stesso sperimentato ciò sulla mia pelle in passato. "

Assolutamente no, ha sperimentato il contrario. E' stato peggio dopo aver tolto la cura. Prendendola, il disturbo si è risolto. Certamente che questo significa che si sono risolti i sintomi. Lei è deluso che non sia scomparsa la malattia per sempre, ma questo risultato in che modo si dovrebbe ottenere ?

Sono disturbi tipicamente ricorrenti, con qualsiasi trattamento efficace nel sopprimerli a livello sintomatico.
Il motivo per cui poi, se ci fosse una cura che li fa andar via, uno debba intanto sospendere il farmaco che lo fa star bene, mi è oscuro.

Il suo psichiatra le ha dato un'indicazione sensata. Lo psicoterapeuta, se non è medico, non può avere idea di come funzionino le medicine.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Intanto la ringrazio per l'attenzione. E la ringrazio per la chiara risposta. Il mio psichiatra, prima del primo ciclo di cipralex, ha precisato che lo stesso avrebbe curato il disturbo e che dopo i due anni prescrittimi sarei stato bene. Ecco da dove nasce la mia delusione nel rivedere i sintomi comparire dopo tre mesi. Dunque dovrei mantenere la terapia per sempre? O potrei dopo un congruo periodo provare a scalare e mantenere magari un terapia di mantenimento? Grazie!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Due anni sono un termine ragionevole per provare a verificare se la cura è ancora necessaria. Esistono forme episodiche, ricorrenti e continue, non si può sapere senza calare o sospendere la cura, e due anni sono un termine che riduce la probabilità di ricaduta, niente vieta (anzi) di proseguire le cure anche oltre questo termine.
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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Molto chiaro, grazie. Dunque la persistenza del rimuginio ossessivo non inficia il successo della cura? Potrebbe essere un tratto ansioso della mia personalità? Il fatto che non mi commuova e non mi emozioni come prima della cura e' segno di maggiore stabilità emotiva o è' un effetto collaterale del l'antidepressivo? Approfitto della sua estrema chiarezza e non la disturberò ulteriormente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

La persistenza del rimuginio ossessivo può essere una misura del limite della cura. La distinzione tra tratto e disturbo si può anche fare, comunque non è detto che un tratto non sia esso stesso disturbante, per cui sostanzialmente non si deve pensare di azzerare un tratto in sé, ma il disturbo che dà, l'interferenza che produce in altre parole, con le scelte, le libertà e la capacità di godere dei lati positivi della propria vita.