Ricaduta nella depressione

Salve dottori, vorrei avere un vostro parere circa la mia situazione psicologica attuale. Mi descrivo: sono una ragazza di 19 anni, sono al primo anno di Lettere , vivo con i miei genitori. Fin dal terzo anno di liceo ho cominciato a riscontrare dei ''strani'' sintomi (innanzitutto perdita di interesse verso la scuola ), sfociati poi in una vera e propria depressione. Questo mi ha portato ovviamente ad alienarmi , a frequentare poco le lezioni, a non riuscire a studiare, a non uscire da casa e a stare inerte nel letto per ore e ore. L'anno scorso, qualche mese prima della maturità, decisi finalmente di avere dei colloqui con una psichiatra, la quale mi prescrisse della paroxetina per circa sei mesi. Riuscì a diplomarmi,nonostante tutto,con un punteggio di 90/100, continuai ad essere seguita anche da una psicoterapeuta (che frequento tutt'ora) e decisi di iscrivermi all'Università, nella speranza di una vita migliore. E così infatti è stato: ho frequentato l'ambiente universitario con assiduità, ho conosciuto gente nuova, cosa che mi ha portato a stare poco in casa (con grande gioia dei miei genitori), ho studiato e sono riuscita a superare due esami, ho cominciato ad andare in palestra e a seguire un'alimentazione più sana (ma senza rivolgermi ad uno specialista), perdendo anche i chili in più accumulati nei mesi precedenti, dovuti ad una fame di tipo nervoso. Ora la situazione precedente sembra essere tornata. Consigliata dalla psicoterapeuta, pochi giorni fa mi sono rivolta nuovamente alla psichiatra (che non vedevo da circa quattro mesi), la quale mi ha esortato a continuare a lavorare come avevo fatto prima, a non arrendermi alle prime difficoltà e a non illudermi di essere ''guarita'' del tutto (visto che ,secondo le sue parole, ''Non si guarisce con solo un anno di psicoterapia''). Se la situazione dovesse persistere, dovrei ricominciare la cura. Ora: mi rendo conto di non stare bene, ma l'idea di riprendere la cura mi spaventa. Mi sembra infatti di essere ''schiava'' di questo genere di sostanze a soli vent'anni. Inoltre temo di essere una sorta di ''depressa cronica'', di dovermi portare questo genere di peso per la vita. A casa poi tutto sembra ingigantirsi: mia madre si comporta come in preda all'isteria ogni volta che il mio umore non è dei migliori. Io vorrei essere compresa, piuttosto che sentirmi criticata e additata come colpevole dei miei errori. Mio padre invece ha la funzione di ''mediatore'' all'interno della famiglia, e sopporta (poverino). E ora non so cosa fare, come comportarmi, come vivere, perchè qui mi sembra di ''sopravvivere''.