Depressione ansiosa?

Gentili Dottori,

mia madre ha 84 anni e da circa 20 soffre di una forma di depressione che si ripresenta spesso con cadenza annuale ad ogni cambio di stagione (in particolar modo nel periodo autunnale) e in presenza di eventi che talvolta mettono a dura prova la propria spiccata sensibilità. I sintomi che da sempre hanno contraddistinto questo suo malessere sono: blocco/peso allo stomaco con mancanza di appetito, forte calo d'umore, tristezza, svogliatezza, sonno disturbato (spesso con incubi). Le difficoltà si presentano soprattutto alla mattina con questo senso di forte blocco allo stomaco che segue il risveglio, mentre a suo dire, durante le ore notturne tale sensazione sembra quasi non esserci. Tranne che nei primissimi anni di comparsa del fenomeno, la sua terapia, prescrittagli da un neurologo si è basata fondamentalmente sull'Anafranil, accompagnato a seconda delle necessità (per farla riposare un po’ meglio la notte) da qualche goccia di Laroxyl (da 5 a 8) e, in un primo periodo, anche da qualche goccia di EN (non più di 3) che poi, nel tempo è stato messo da parte in quanto non è stata riscontrata una componente ansiosa. I dosaggi della citata terapia hanno sempre previsto un periodo iniziale di 1 fiala (25 mg) di Anafranil al giorno (per circa 20 gg.) per favorire lo sblocco dei primi sintomi e poi l'assunzione di compresse in dosi sempre crescenti fino ad un max di 70 mg die, fino a remissione completa della fenomenologia depressiva, con conseguente e successiva diminuzione graduale dell'assunzione del farmaco. Il tutto in un periodo medio di 3-4 mesi, il più delle volte da novembre-dicembre fino a marzo-aprile. Questo fino all'anno scorso. A gennaio del 2007, vista una ricomparsa in forma più "leggera" degli abituali sintomi, il neurologo ha optato per l'uso di Efexor, farmaco di nuova generazione con minori effetti collaterali rispetto ai triciclici. Fatto sta che la prima compressa di Efexor (75 mg a ril. prol. dopo cena) ha provocato un effetto "devastante", con forte nausea ed accentuazione dei sintomi depressivi, come se si fosse tornati indietro nel tempo. Ci sono voluti quasi 8 mesi, complice anche una ricaduta per un evento sfortunato, per riportarla, con Anafranil, intervallato da 2 mesi di un quasi inutile Fevarin e in combinazione con un efficace Levopraid (per il blocco allo stomaco) e successivo Deniban a dei livelli finalmente normali. Ora, da fine aprile scorso, ci risiamo, e stavolta la cura con Anafranil pare, per la prima volta in assoluto, non aver avuto alcun effetto neanche nel primissimo periodo (20 gg.) come terapia d'urto. Neanche Levosulpiride e Amisulpiride hanno giovato. Tant'è che permane insolitamente da oltre un mese e mezzo il senso di peso allo stomaco con una accentuata perdita d'appetito e una pesante situazione di tristezza e scoraggiamento. Ora il neurologo ha optato per Remeron, secondo lui da assumere in 1 cpr da 30 mg. Orodisp. alla sera, preceduto da circa una settimana di "adattamento" con cpr da 15 mg (sempre 1 alla sera).
Oggi è l'ottavo giorno di tale terapia e, a parte un sonno leggermente migliorato (ma neanche tanto visto che nelle ultime 2 notti si è manifestata tachicardia, agitazione ed incubi, tant'è che ho pensato di spostare la somministrazione alla mattina) non si è riscontrato alcun miglioramento a livello dell'umore e neanche il famoso aumento dell'appetito che tanto viene collegato all'assunzione della Mirtazapina. Forse è troppo presto o forse, e qui vorrei cortesemente qualche vostro gentile parere, si è trascurato di considerare qualche altra causa (ansia?) che può in realtà essere alla base soprattutto del fastidiosissimo senso di costrizione allo stomaco, il cui "sbloccaggio" prelude poi ad una ripresa graduale di un accettabile stato generale di salute. Vi ringrazio molto e vi saluto cordialmente
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,
credo sia indicata nel suo caso una valutazione non neurologica ma psichiatrica. Le consiglio pertanto in tal senso una visita specialistica in quanto la complesità delle cure psicofarmacologiche è di esclusiva competenza dello specialista del settore, a maggior ragione in un caso come il suo in cui forse si renderà necessaria anche una integrazione con il geriatra.
Cordialmente

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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dopo
Utente
Utente
Si,in verità anch'io avevo pensato di rivolgerci direttamente ad uno psichiatra, forse avrei dovuto farlo da tempo, a prescindere dal rapporto di fiducia che si è comunque instaurato nel corso degli anni con l'attuale medico curante. Terrò conto anche del suo consiglio inerente la visita geriatrica, anche se va detto che malgrado l'età, e in condizioni normali, mia madre è una donna dalla vitalità ben superiore rispetto ai normali standard di una 84enne, non avendo peraltro mai accusato altri disturbi seri. La ringrazio molto e Le sarei ulteriormente grato se Lei o qualcun altro potesse indicarmi qualche specialista (soprattutto a livello farmacologico)nella zona di Pescara o in Abruzzo in genere. Cordiali saluti.