Suicidio

Gentili dottori, negli ultimi mesi mi capita frequentemente di pensare al suicidio.
Ho 27 anni, e vivo solo da circa otto mesi. Durante l’adolescenza, a causa della mia timidezza, ho vissuto situazioni sgradevoli nelle quali mi sentivo spesso fuori luogo e non all’altezza delle persone che mi circondavano, e tutte queste esperienze negative mi hanno spinto a rifiutare, quando possibile, qualsiasi forma di interazione sociale.

Uscito dall’adolescenza ho cercato di accettare la vita che ho scelto, e per qualche anno ci sono riuscito, ma ora mi rendo conto che sempre più spesso la mia anima si ribella. La voglia di suicidarmi mi sembra proprio una forma di ribellione, ma questa ribellione non è violenta, non è nemmeno una vera ribellione, assomiglia solo superficialmente ad una ribellione, è solo una richiesta di aiuto fatta in un modo tremendamente vigliacco: mi rendo conto di non essere in grado di suicidarmi e che ho solo voglia di avere attorno delle persone in grado di ascoltarmi, capirmi o compatirmi.

Sono una persona con una memoria molto debole, una bassissima autosima e sono molto suscettibile agli scherzi e alle allusioni (anche innocenti) sulla mia stupidità o alla mia sbadatezza . Oltre a questo mi capita di avere delle crisi di pianto inspiegabili, per esempio recentemente ho letto un romanzo non particolarmente triste e dopo aver letto solo poche pagine ho iniziato a piangere senza motivo.

Riesco a fare queste riflessioni a mente lucida, ma quando vengo colto dall’istinto suicidiario posso solo pensare al mio balcone al quinto piano e alla distanza che lo separa dal selciato sottostante. La cosa che mi preoccupa è che oggi, per la prima volta, l’istinto è riuscito a farmi muovere. Mi sono alzato, sono andato sul balcone, e ho guardato sotto con un desiderio folle di riuscire a trovare il coraggio per farlo. Poi ho sentito una strana pressione allo stomaco, quasi una specie di calore, e mi sono sentito confuso e turbato, ma senza più la voglia di buttarmi di sotto.

Vorrei sapere se in una situazione del genere avrebbe senso una visita per valutare un’eventuale terapia farmacologica.

Grazie in anticipo e scusate se mi sono dilungato.
Giovanni
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Dr. Mario Savino Psichiatra 1.3k 75 10
Il suicidio (o il tentativo di compierlo, spesso con conseguenze traumatiche invalidanti) è la "soluzione" meno idonea nonché devastante per i suoi ai problemi di cui soffre.
Contatti al più presto uno psichiatra, questi disturbi sono solitamente ben curabili e le prospettive future riguardo la sua qualità di vita migliori di quanto non si aspetti.
Una terapia efficace le darà un grande sollievo e questi pensieri svaniranno.

Mario Savino
medico
Specialista in Psichiatria