La mia ansia e il mio compagno...

Buongiorno,
ho 34 anni e all'età di circa 17 ho cominciato a soffrire di attacchi di ansia e di panico.
Inizialmente curati con farmaci e con aiuto psichiatrico sono riuscita a superarli sino ad eliminarne completamente l'utilizzo. Questa condizione è durata qualche anno fino ad una ricaduta, nel 2002, che mi ha riportato a riprendere gli stessi farmaci.
A tutt'ora non riesco a farne a meno e d'altra parte gli effetti collaterali che provo ogni giorno, aggravati dal fatto che da sempre soffro di pressione bassa, mi limitano in tutto quello che faccio, sino a dover rinunciare, anche per la paura del ripresentarsi di tutti i problemi passati, ad aspetti molto comuni della vita di una persona (sono anni che non vado in vacanza e che non riesco a dormire una notte fuori da casa!!).
Ad aggravare questa situazione vi è un'insofferenza marcata del mio nuovo compagno (da poco meno di un anno), che ha lentamente "scoperto" conoscendomi questi miei limiti che di riflesso stanno condizionato anche la sua vita....
In questo momento vorrei che la mia priorità fosse risolvere le mie paure, e vorrei che lui mi stesse sempre vicino per questo: sono forse troppo egoista o sarebbe una verifica e un atto d'amore nei miei confronti? Ma per quanto posso aspettarmi che lui mi possa stare accanto, pur dicendomi di volermi bene? Lui è un amante della montagna, della bicicletta, un ragazzo molto dinamico...forse sto chiedendogli troppo?
Cosa mi/ci consigliate di fare?

Grazie!
Sara
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
La terapia che lei assume, evidentemente ha dato dei miglioramenti ma non ha risolto il problema, tant'è che lei vive ancora grosse limitazioni e numerosi effetti avversi. Il mio consiglio è quello di tentare due strade: la prima di modificare la sua terapia in modo da trovare maggiore efficacia e maggiore tollerabilità ( e con i mezzi farmacologici di oggi questo è possibile); la seconda (ma non per importanza) è quella di iniziare un percorso psicoterapeutico di tipo cognitivo-comportamentale che possa fornirle gli strumenti adatti per ridurre al minimo le sue limitazioni.
cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Dr. Giovanni Ronzani Psicoterapeuta, Medico igienista 327 8
Gentile Signora,
Da quanto si apprende, sembrerebbe che al primo problema di agorafobia con attacchi di panico, attenuato ma non risolto, si stia associando la paura di perdere il partner, con conseguente complessificazioe della problematica di partenza. Le ossertvazioni del collega sono pienamente condivisibili, quindi potrebbe proporre la problematia allo specialita che lo segue con ipotesi di cambiamento dello schema farmacologico. Mi permetto però di osservare che se finora i farmaci da soli non hanno prodotto l'effetto desiderato, potrebbe valere la pena di considerare l'associazione con psicoterapia, dato che oggi si registrano sempre maggori remissioni di situazioni simili a quella presentata.
cordiali saluti

Cordiali Saluti

dr Giovanni Ronzani

[#3]
Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 249 4
Codivido appieno quanto affermato dal collega Dr. Martiadis e aggiungo che è possibile avere delle esperienze negative con i farmaci, tuttavia al giorno d'oggi esistono terapie farmacologiche diversificate che possono venire incontro alle esigenze di pazienti moto diversi tra loro: sicuramente potrà trovare un trattamento che limiterà al massimo gli effetti collaterali da una parte e dall'altra trattare in modo completo il suo disturbo.
Cordialmente,

Dr. Claudio Lorenzetti

[#4]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
vi ringrazio per le vostre risposte.
Non avevo dettagliato la terapia farmacologica che dal 2002 ho ripreso a seguire e che era la stessa che avevo seguito prima di interromperla con successo e che è di 0,25 mg di Frontal 3 volte al giorno (mattina, pranzo e pomeriggio) e 25 mg di Eutimil la sera per dormire (ultimamente riesco ad assumerlo a giorni alterni).
Prima di decidere di tornare dallo specialista che mi aveva in cura al tempo (o di cambiare) vorrei chiedervi se considerate queste dosi come
una quantità minimale e che effetti indesiderati posso aver accumulato
avondone fatto uso ininterrotto per tutti questi ultimi anni (ho letto più volte della dipendenza che si creerebbe verso le benzodiazepine).

In merito al vostro suggerimento di chiedere allo specialista di provare a modificare la mia terapia farmacologica non vi nascondo le mie paure (e fonte di altra ansia!!) che provando una nuova terapia possa non verificarne degli effetti benefici e rischiare di non sentirmi bene, dovendo magari poi tornare sui miei passo..
Come è possibile evitare questo circolo vizioso!?!?

Ancora un ringraziamento!

Sara
[#5]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
lei non chiarisce quali sono gli effetti collaterali di cui soffre. Il dosaggio che lei assume è il minimo terapeutico.Tuttavia non condivido l'assunzione di eutimil a giorni alterni perchè non ha senso dal punto di vista farmacologico. Mi sa tanto di tentativo fai da te. Poi mi chiedo: ma se non sta bene già adesso perchè ha paura di continuare a non stare bene? Cerchi di pensare positivo. Con una terapia rimaneggiata e l'associazione di una psicoerapia potrebbe stare molto meglio.
Cordiali saluti
[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

effettivamente il suo attuale trattamento e' troppo basso per poter trattare in modo efficace i suoi disturbi.
Sarebbe utile rivalutare il trattamento per poter ottenere i benefici da un trattamento dosato nel modo giusto.

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