disturbo bipolare

Ho 31 anni, da circa 4 anni vivo una storia affettiva molto difficile, frustrante e instabile, ma tuttavia ho sviluppato per questa persona un attaccamento molto forte, forse ossessivo, e non riesco nè voglio chiudere il rapporto. A causa dei continui alti e bassi della relazione, al fatto che non è possibile in queste condizioni avere una progettualità e dunque vivere in modo sereno la storia, ho sviluppato con il tempo un rancore verso questa persona che resta come sottofondo in ogni pensiero che ho verso di lui, e qualsiasi sua parola o gesto viene da me reinterpretato come una prova che lui vuole farmi soffrire e che non sente amore per me. Con i mesi la rabbia è cresciuta e si è manifestata con violenze su di lui, schiaffi e pugni, ai quali seguivano crisi mie di disperazione e di pentimento, che sfociavano in gesti autolesionistici e punitivi (sempre lo stesso gesto, lievi tagli alle mani con un coltello o rasoio).
Un anno fa sono entrata in cura da uno psicologo con sedute settimanali, ma devo dire che la terapia di psicanalisi non mi ha portato grandi giovamenti, anzi era fonte di stress perchè si parlava sempre dei miei problemi, cercando di sviscerarli il più possibile, e questo mi creava frustrazione perchè non vedevo miglioramenti e mi sembrava di essere sempre al solito punto.
Questa primavera ho cominciato a minacciare il suicidio durante ogni litigio con il partner, quando avevo paura di perderlo, come ricatto per trattenerlo nella relazione. Il mio umore era sempre altalenante, a momenti di alta aggressività si alternavano momenti di depressione e di disperazione che mi rendevano del tutto inerme. Dopo il mese di agosto in cui questa ambivalenza di atteggiamento si presentava con frequenze bisettimanali, dalla disperazione e dalla stanchezza ho deciso di abbandonare la terapia dallo psicologo che non aveva dato risultati, e sono entrata in cura da uno psichiatra, che semplicemente mi prescrive dei farmaci e mi tiene sottocontrollo, ma con cui non ho intrapreso una terapia di psicoanalisi perchè non mi sento più di sostenerla. Il dottore non mi ha mai comunicato una diagnosi precisa, ma penso che abbia classificato il mio problema come un disturbo bipolare, infatti mi ha prescritto un farmaco a base di lamotrigina (100 g al giorno). Per i primi 15 giorni sono stata bene, ma penso si trattasse di un effetto plecebo, ora che è quasi un mese che assumo questi medicinali non vedo grandi miglioramenti, salvo il fatto che mi provocano un pò di stanchezza fisica che mi rende meno reattiva, ma comunque la disperazione è sempre a livelli alti. Ho letto delle spiegazioni sul disturbo bipolare, e non sempre mi riconosco nei sintomi, per esempio io non ho in famiglia altri casi di problemi psichici, e non ho crisi di euforia. Ultimamente penso al suicidio ogni giorno, non penso di arrivare a commetterlo perchè tutto sommato ho paura della morte, però è come un pensiero sottile che si insinua,lo vedo come un gesto che rimando sempre ma che è inevitabile, come se fosse l'unica via per uscire da questa situazione così sconfortante. Quando comincio a pensarci, mi crogiolo nell'immaginare le modalità, le reazioni degli altri, a volte lo percepisco come una punizione per la persona che mi è a fianco e alla quale attribuisco a livello inconscio la causa del mio stato ( razionalmente posso dire che la storia con lui è stata causa di un forte stress che ha provocato un indebolimento del mio sistema nervoso, ma poi è cominciato un processo di peggioramento indipendente dal rapporto con lui), a volte invece lo percepisco come una liberazione dal dolore. Quello che vorrei sapere da Voi è se pensate che ci sia una possibilità di guarigione, e se le pastiglie faranno prima o poi il loro effetto, perchè per me sono un pò come l'ultima spiaggia.... Grazie dell'ascolto e del consulto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
La terapia che sta intraprendendo adesso è correttamente impostata: prescrivere e tenere sotto controllo. So che le sembra strano perché prima è andata a fare tutt'altro (psicanalisi), ma avrebbero dovuto spiegarLe che questo disturbo ha dei trattamenti di provata efficacia e altri che non lo sono. La psicoterapia inoltre non è priva di controindicazioni, a seconda della tecnica e del disturbo a cui è applicata. Inclusa l'analisi.
Detto questo la frase "non ho crisi di euforia" è relativa, perché per euforia non si intende umore brillante e gioioso, le fasi maniacali o ipomaniacali possono anche essere connotate da umore furioso, irritabile o soggettivamente "normale", quel che conta sono i comportamenti, inibiti o viceversa eccitati, impulsivi.
La lamotrigina è uno dei farmaci possibili, però tenga presente ce ne sono di più vecchi e meglio conosciuti, come per esempio il classico litio, l'acido valproico e la carbamazepina. La scelta si basa sull'esame clinico e la ricostruzione dell'andamento del disturbo. I risultati si vedono nel corso dei mesi, ovviamente un benessere immediato non fa testo.
I farmaci non sono l'ultima spiaggia, l'ultima spiaggia ha rischiato di essere il trattamento precedente se mai, fuori indicazione. Esistono altre forme di psicoterapia che, una volta stabilizzato l'umore almeno parzialmente, possono migliorare l'adattamento e la capacità di gestione del disturbo. Se le faccia pure indicare dallo specialista quando lui ritiene che sia il momento.
La prognosi direi che è l'ultimo dei problemi, prima pensi a star bene. Spesso si giunge ad un buon controllo dei sintomi, il che equivale a dire che rimane il fastidio di prendere le cure.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Grazie dottore per la risposta molto chiara . Quando ho detto che le medicine erano l'ultima spiaggia, non intendevo però manifestare una mia contrarietà al loro utilizzo, ma solo dire che oltre alla cura farmacologica non so più a cosa affidarmi per uscire da questa situazione, perchè a volte manca proprio la volontà di reagire e di farsi forza. Comunque Lei ha detto che ci vorrà del tempo per vedere i risultati, e questo mi dà un pò di conforto nello sperare di stare meglio più avanti. Grazie e buon lavoro.

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

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