Diminuzione dosi

Gentili medici,

Ho scritto più volte su questo sito, in questa sezione negli ultimi tempi e, visionando lo storico dei consulti, potrete vedere che soffro di disturbo bipolare e sono in cura per questo stabilmente da marzo. Dopo un'iniziale prima, ottima ripresa da un periodo depressivo, proprio all'inizio della cura, verso maggio una piccola ricaduta depressiva, un'estate discreta e a settembre l'inizio dello "scatafascio". Continue ricadute sia leggermente verso su..sia leggermente verso il basso. Attualmente verso il basso, lamentando anche un periodo di ansia generalizzata, dove quindi neanche più l'ansia è sotto controllo. La terapia prima di un momento up, di un paio di settimane fa era: Depakin 1500mg, Litio 900mg, Gabapentin 2400mg, Abilify 10mg, Seroquel 450mg. Tutti dosaggi congrui quindi, nonostante ciò ho scombinato un pò la terapia creando per l'appunto un momento up. E' stato aumentato quindi seroquel alla dose di 800mg e abilify a 30mg, per cercare di contrastare l'ansia di questi ultimi giorni poi è stato aumentato ulteriormente seroquel 1200mg!!! Adesso, se quantomeno vedessi grandi risultati con una terapia del genere potrei anche capire, ma forse non è possibile che io invece di migliorare...peggiori a causa di questi aumenti particolarmente "generosi"? Inoltre è possibile che una terapia così pesante, invece di apportare benefici, apporti per lo più deficit? Che sia anche, in sostanza, depressogena?! Potrebbe essere un buono spunto discutere con il curante di diminuire un pò le dosi,,nonostante sia in fase depressiva? Dal momento che sono quasi tutti antimaniacali i farmaci che prendo? Nel ringraziarvi per l'attenzione come sempre, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La logica delle politerapie è quella del funzionamento degli abbinamenti, altrimenti i singoli farmaci sono di fatto approvati per l'uso anche da soli.

In assenza di risposta al litio, ad esempio, può aver senso combinarlo come sostituirlo. In presenza di una risposta parziale idem.

Più medicinali si utilizzano, meno risulta chiaro poi a quale sia dovuta la risposta.

L'introduzione di farmaci nuovi quindi dovrebbe sempre prevedere anche la semplificazione della cura.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Pacini,

Non so se ho interpretato bene la sua risposta. La mia è una politerapia ed in effetti un farmaco può potenziarne un altro e così via..Difficilmente si potrà in questo modo capire quale farmaco sta agendo meglio dell'altro, per eventualmente semplificare le cose.Interpreto bene? La mia domanda era però più sul "considerando che la cura nel suo insieme" è una cura decisamente congrua (immagino..pochi altri spostamenti verso l'alto si possono fare..) potrebbe essere essa stessa con i dosaggi (tutti molto alti a mio parere, anche quelli dei farmaci dosati nel sangue litio 0,8 e valproato 86) esagerati, causa di depressione, infiacchimento, difficoltà di concentrazione? Cioè di fatto andando a mimare quel che si vuol curare, con la presenza di effetti collaterali. Inoltre ricordo che lei spesso diceva che gli antipsicotici sono depressogeni e nel disturbo bipolare più che in altre patologie, ricordo male? La domanda finale comunque: si può ipotizzare che con dosi più basse di stabilizzatori e quindi anti-maniacali si possa ottenere un leggero miglioramento della sintomatologia e concludere che essa è nient'altro che di origine iatrogena? La ringrazio come sempre per l'attenzione, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La cura è congrua perché si tratta tutti di farmaci antibipolari. Tuttavia, se è vero che per chi non risponde ad un farmaco è possibile usarne due, e in chi non risponde a due è possibile usarne tre, oltre questo si va empiricamente, e non ci sono confronti che possano stabilire la superiorità di un'associazione di 4 o 5 molecole su altre associazioni.

Pertanto, quando si accumulano medicinali è sempre bene chiedersi se le aggiunge consentano di migliorare i risultati ma anche di semplificare lo schema.

Altrimenti, appunto, alcuni sintomi possono essere iatrogeni. Diventa difficile interpretare la cosa, non essendovi riferimenti certi.
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dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Pacini,

Proseguo il consulto per approfittare di chiederle un'altra cosa. Alla base dei miei problemi c''è e permane una tendenza alla autogestione farmacologica. In particolare farmaci che mi sono stati altamente sconsigliati per la mia condizione, ma in effetti mi procuro anche farmaci che potrebbero avere una certa utilità, tuttavia il problema resta. Alla reiterazione di questo comportamento il mio curante disse: o sei un forte compulsivo o uno psicotico, non penso che tu sia psicotico quindi propendo per la prima ipotesi. Tuttavia il desiderio di assumere farmaci fuori terapia, quando sto male, è fortissima..smbra più che una compulsione, da qui il dubbio di essere psicotico o meno. La domanda è, pur sapendo che quel medicinale fa male, continuare a prenderlo fuori dalle indicazioni del curante, potrebbe essere sintomo di un pensiero distorto o comunque di un comportamento disorganizzato, tipico di una psicosi? Alcune volte in passato mi sono trovato inoltre a dire cose che erano palesemente fuori luogo e la gente restava un pò sconcertata. Comunque il mio dubbio principale è relativo alla prima domanda e cioè reiterare un comportamento distruttivo è semplicemente "compulsione" o magari un sintomo di una psicosi?
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