Ansia e cura farmacologica

Buongiorno, sono un ragazzo di 33 anni, lavoro da una vita nei call center come precario e ho conosciuto l'ansia a 16 anni. Dopo diversi anni di psicoterapia senza apprezzabili risultati ho ceduto alla cura farmacologica seguito da una psichiatra. La cura a base di escitalopram e Alprazolam (1compressa da 10mg al giorno del primo e una da 0,25 mg del secondo) è durata in tutto 2 anni, ho iniziato a stare bene dopo un paio di mesi, l'ansia e l'angoscia erano totalmente spariti ed ero diventato una persona positiva, entusiasta, motivata e serena. Infine ho interrotto la cura dopo appunto 2 anni in maniera graduale (sempre sotto il controllo della mia psichiatra). Per qualche mese ho mantenuto i risultati ottenuti, ma a causa di piccoli problemi di salute con relativi interventi chirurgici continui, fortissima pressione/stress lavorativo (con capi che rasentano il mobbing, forti del fatto che sono un precario) hanno minato i risultati ottenuti e pian piano ho iniziato ad avere nuovamente crisi d'ansia che si sono intensificati piano piano negli ultimi 2 mesi. Innanzitutto il mio sonno è cambiato: nonostante vada a letto sempre allo stesso orario (23,30-24), mi sveglio diverse volte la notte (mentre prima dormivo senza interruzioni), ed il sonno termina definitivamente abbastanza presto (7-8 de mattino, mentre prima ero capace di dormire anche fino alle 11-12) e a volte mi sveglio con una brutta sensazione di angoscia che spesso sfocia in un forte attacco d'ansia a causa di tanti piccoli pensieri che mi frullano per la testa e che se sommati in quei momenti assumono l'aspetto di grossi problemi insormontabili. La sensazione che provo durante questi attacchi d'ansia è senso di irrealtà (come se stessi vivendo in un incubo), non mi riconosco ed ho bisogno di guardami allo specchio per capire che sono sempre io e che non sono cambiato, forte insicurezza, tachicardia, vertigini, confusione mentale, stretta alla bocca dello stomaco, diarrea, disperato bisogno di chiedere aiuto a qualcuno.
Ne ho parlato un mese fa circa con la mia psichiatra, quando i sintomi erano un po' più lievi e nel breve colloquio (5 minuti) lei mi ha chiesto di prendermi qualche settimana di tempo e riflettere se era il caso iniziare un nuova terapia, perché secondo lei non era il caso. Adesso che i sintomi si sono un po' intensificati ho intenzione tornare da lei, anche se ho paura a ricominciare una nuova terapia farmacologica. O meglio, ho paura di dover passare tutta la mia vita a prendere serotoninergici e ansiolitici e che senza di essi il mio corpo non possa stare più di qualche mese. Quello che finora non mi ha fatto ancora ritornare dalla mia psichiatra è il fatto che ci sono giorni in cui sono sereno e non ho problemi, a parte il sonno che si interrompe spesso durante la notte.
Secondo voi, è meglio intervenire con una nuova cura farmacologica per evitare il peggioramento? Si riesce a guarire dall'ansia/angoscia definitamente o dovrò prendere farmaci a vita?
Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.2k 1k 63
Innanzitutto prima di stabilire se deve riprendere la terapia andrebbe cancellato il suo pregiudizio e quello della sua curante.

Espressioni come quelle che ha utilizzato sono il segnale di una remora importante all'uso di cure efficaci, eppure lei stesso ha fatto degli interventi chirurgici per curare delle patologie, ne avrebbe fatto a meno?

Comunque, è possibile che la precedente terapia non sia stata mantenuta per tempo sufficientemente lunghi, la molecola fosse poco incisiva sulla risoluzione, si è andati un po' di fretta.

Sarebbe il caso di iniziare a considerare il trattamento farmacologico ma questa idea deve essere ben chiara anche in chi la cura.

Dr. F. S. Ruggiero
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