Disturbi ossessivi e paranoie varie

Gentili Dottori,
Vi scrivo non per me ma per mia madre. è una donna di 56 anni e da quando sono nato (ho 22 anni) soffre di problemi psichiatrici (probabilmente paranoia, disturbi di personalità etc...) mai correttamente affrontati, anzi, mai affrontati in generale. Per spiegarvi qual'è il problema,fondamentalmente un odio ingiustificato verso la famiglia di mio padre (sua madre, i suoi due fratelli, sua sorella ed i loro figli) problema aggravato dal fatto che, per scelta sua (di mia madre), viaviamo nello stesso condominio di tutti questi parenti appena citati. Secondo lei mio padre (io fortunatamente sono riuscito, con un pizzico di violenza, a sottrarmi da questo scempio), non dovrebbe aver nessun contatto con loro e quando li incontrano loro due, mio padre non deve rivolgergli la parola. Per farvi capire la gravità della situazione vi racconto la serie di "tragici" eventi relativi a questa settimana: come prima cosa di domenica si dovrebbe andare, come premio per i miei ultimi due mesi di durissimo lavoro universitario, a vedere una partita allo stadio e casualmente (a volte il destino è proprio bastardo) fra tutte le 15000 persone allo stadio ci siamo ritrovati vicini alla sorella di mio padre e questo sta causando non poche sofferenze fra cui urla durante la notte (a lei non importa se io il giorno dopo ho lezione), botte e minaccie di morte contro quelo poveraccio di mio padre, bestemmie, auguri di morte verso i parenti di mio padre. Come se non bastasse, l'altro giorno mia nonna (la madre di mio padre) è caduta dalle scale e dopo che IO sono corso a soccorrerla, perchè mio padre non poteva, sono ritornato in casa sentendo lei che urlava contro mio padre perchè "avrebbe" voluto andare a soccorrere sua madre mentre per lei avrebbe dovuto lasciarla li per terra e fregarsene. Oltre a questi disturbi soffre di una serie di fobie, in particolare alimentari, ossia ha la costante fobia che qualcosa le sia rimasto di traverso per il collo rischiando di soffocare, mentre in realtà non è vero, e cerca dunque di indursi il vomito con il risultato di peggiorare la sua irritazione alla gola. Inoltre fa spesso assaggiare parte delle sue cose a mio padre così se "sono avvelenate" muore anche lui. è claustrofobica, ha paura di stare in ambientti dove c'è tanta gente, ha paura delle persone di etnie diverse, ha bisogno di essere sempre accompagnata da mio padre anche dai dottori (soprattutto se uomini) perchè ha paura di essere stuprata, quando ero più piccolo ogni volta che si andava in un posto e si usciva lei doveva tornare in dietro a controllare che non "mi avessere cambiato". Da quanto so tutti questi disturbi (soprattutto l'odio verso la famiglia di mio padre) le sono stati inculcati dopo tutte le grandi pressioni psicologiche che le fece a suo tempo sua madre (ormai deceduta) con la quale ha sempre avuto un rapporto morboso; ha ancora una sorella maggiore con la quale ha un rapporto ambiguo: se da una parte pende dalle sue labbra come faceva con sua madre dall'altra dice che è una puttana e ne è gelosa. Ce ne sarebbero altre mille di cose così da raccontare, ma ho cercato di farne un sunto. Ora, capirete bene come questa situazione sia diventata insostenibile, soprattutto coadiuvata dall'ignavia di mio padre, e come questa situazione mi pesi particolarmente, dato che uno dei primi ricordi della mia infanzia è mia madre che picchia mio padre e bestammia infamandone la madre, o tutte le feste come natale e pasqua passate a sentirla urlare prima e dopo i cenoni in famiglia mentre li stava con il sorrisino finto; infatti, soprattutto con questo forte periodo di stress universitario e lei che mi fa da ZAVORRA (perchè diciamocelo, non è una madre, ma una zavorra) il numero e la tipologia di tic motori dai quali sono affetto, sempre per causa sua, sin dall'infanzia sono andati ad aumentare esponenzialmente facendomi perdere molta lucidità nello studio. Ora io vi chiedo, cosa posso fare per questa situazione? come posso affrontarla? ovviamente dare farmaci di nascosto non è legale (anche se sarebbe fattibilissimo darglieli visto che nonostante tutto la sera si fa sempre portare un bicchiere di tisana da me), ma anche portarla da uno psichiatra/psicologo sarebbe infattibile visto che lei si è costruita il suo mondo nel quale è convinta di essere sana ed inoltre, da quanto so, c'è già stata portata da giovane costretta da sua madre che voleva levarsela di torno per poter andare presumibilmente con l'amante... quindi che posso fare? tanto so che lei è inguaribile ma almeno per renderla inoffensiva, per permettere a quel poveraccio di mio padre di vedere la sua famiglia e a me di vivere un po più sereno? Io vorrei davvero tanto renderla inoffensiva anche perchè per me lei non è mai stata una persona, forse per mio padre si, ma per me no, ed è sempre stata un'agonia quella di dover vedere i miei parenti di nascosto, di vivere con il terrore di incontrarli per le scale con lei (qualche mese fa passò un intero week-end, ovviamente prima di un mio esame, ad urlare, picchiare, piangere perchè mio padre aveva SALUTATO mio cugino) e di dover perdere tutte le feste di famiglia per colpa sua... lei mi ha tolto tanto della mia vita, momenti che non torneranno mai più, mi ha inculcato una visione triste delle feste come se fossero dei momenti da farsi "scivolare addosso" pregando che finiscano il prima possibile e mi ha caricato di tic nervosi.
Aspetto con ansia vostre risposte e mi scuso per essere stato troppo prolisso e per gli innumerevoli errori di sintassi, di grammatica e di punteggiatura ma ho scritto tutto questo papiro di getto e con un po di sofferenza nel cuore visto che proprio ora sta urlando contro mio padre per la storia della partita...che poi come minimo la mia squadra del cuore perderà pure!

Grazie di tutto in anticipo,
Francesco
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Lei chiede che cosa fare, ma precisiamo a quale scopo. Ovviamente i limiti imposti non consentono di rapportarsi serenamente, non è chiaro quale possa essere una eventuale diagnosi ma sembrano convinzioni e attribuzioni di colpe e rischi all'esterno, non preoccupazioni semplici.

Non è chiaro come mai tutto questo non sia mai stato motivo di richiesta di interventi da parte di terzi (sanitari, sociali), per esempio da parte di suo padre.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottore,
La ringrazio per la risposta e mi scuso per non aver precisato. Le chiedo: come si potrebbe fare per convincerla a farsi curare? è possibile farlo? nella sua esperienza copme medico le sono mai capitati casi di questo tipo? Se non ci fosse modo per riuscire a convincerla ad andare di sua spontane volontà dallo psichiatre come possiamo fare? Secondo lei dovrei provare ad appallarmi alla sorella di mia madre o è troppo rischioso? Dovrei andare io personalmente da uno psicoterapeuta a chiedere informazioni?

Riguardo a ciò che mi chiedeva di mio padre, deriva dalla sua non fiducia verso i medici psichiatri visto che nei primi anni che si frequentavano lo pischiatra dove andava mamma a detta di mio padre la aveva ridotta ad uno zombie... forse lo fa perchè, erroneamente, crede che sia meglio per lei, ed è per questo che non la vuole lasciare, perchè sa che comunque non sarebbe capace di vivere da sola.

Mentre per me ed i miei tic nervosi cosa consiglierebbe?

Ancora grazie per le eventuali risposte
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

E' possibile segnalare la situazione alla ASL, naturalmente con informazioni di un certo peso e documentate, con cui la ASL può predisporre un accertamento obbligatorio, come primo passo.

La questione è che però questo, se da una parte certamente crea un conflitto con chi ha segnalato la cosa, non necessariamente si risolve in un ricovero coatto, e che il ricovero coatto non necessariamente risolve la situazione.

Convincere una persona che abbia, ad esempio, dei deliri a curarsi è un punto morto, la persona non ritiene che ci sia niente che non va nel suo modo di sentire, reagire e interpretare le cose.
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