Xanax a lungo termine, cosa comporta

Salve,
assumo dalle 2 alle 4 compresse di xanax da 0.25 mg al giorno da circa 4 mesi, con un intervallo di un mese, quindi 2 mesi + 2 mesi e qualche settimana. Non ho una diagnosi specialistica, solo una di depressione ansiosa da un medico di base che non ho più rivisto, e che comunque mi aveva rimandato a visita specialistica. La prescrizione mi viene rinnovata da un altro medico, che mi ha ugualmente consigliato una visita psichiatrica, cosa che non sono riuscito tuttora a fare, non ci riesco, ho paura. Vorrei ora però sapere se sto assumendo inutilmente il farmaco per l'intervenuta tolleranza, o se comunque aumentando il numero di compresse l'effetto c'è ancora. Mi preoccupano l'abuso e la dipendenza, anche se al momento non riesco a fare diversamente, è possibile che sia già in quella condizione? È consigliabile smettere, o sostituire?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

L'effetto non c'è più, l'aumento dose lo ripristina per un po', e poi non c'è più. L'assuefazione così facendo aumenta e quindi si complica il legame, oltre ad esserci un effetto peggiorativo sulla gestione dell'ansia.
L'errore sta nel fatto che non sta facendo una visita specialistica, da cui deriverebbe una cura diversa.
Mi chiedo però come mai i medici si limitino a ripetere la prescrizione, visto che non sta seguendo le loro indicazioni.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ho provato a chiedere un ssri e mi è stato negato, stessa cosa per un ansiolitico a lunga emivita. La prescrizione mi viene rinnovata perché io la chiedo e per non lasciarmi scoperto, presumo. Entrambi i medici diffidano dei farmaci e parlano di psicoterapia. Il medico attuale sostiene che è meglio non cambiare, neanche il dosaggio, anche perché lo xanax è il farmaco di questa classe più sicuro e conosciuto, a suo dire. Io non so più cosa fare, cosa opporre.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
I medici non solo non diffidano dei farmaci, ma glieli stanno continuando a prescrivere per motivi non chiari.
Quindi secondo il medico la soluzione sarebbe che si deve prendere a lungo termine un farmaco che non ha più effetto, e a che scopo ?

Inoltre, non è Lei a dover chiedere un farmaco, dovrebbero essere i medici a indicarlo.

Però scusi, il discorso non torna minimamente: le era stato detto di andare da uno specialista, quindi che c'entrano le opinioni dei medici che evidentemente non ritengono di saper gestire o conoscere questo tipo di cure ?
Prima le dicono di andare da uno specialista, poi si esprimono sul fatto che la cura vada bene così ? Dovrebbe andare da uno specialista a fare cosa ? Già con la prescrizione da seguire da parte del medico curante ? O con l'indicazione per lo specialista che la terapia debba essere non farmacologica ma psicoterapica ?

Lasciamo perdere. Lei vada da uno specialista che le indicherà la cura adeguata.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Il primo medico era riluttante a prescrivermelo, sono io che ho insistito, lui mi consigliava la psicoterapia, ma da stabilirsi con uno specialista. Successivamente è approdato alla conclusione che avessi bisogno di una cura composta di "qualcosa di più forte" che mi calmasse (un antipsicotico?) e secondariamente di qualcosa per tirare su l'umore, e di essere seguito continuativamente da un csm con un approccio integrato, e ha messo "depressione ansiosa" sull'impegnativa. A quel punto è stato trasferito e non l'ho più visto. Il secondo medico era ugualmente restio, però diversamente dal primo sostiene che la cura debba essere continuativa per vedere se fa effetto, nonostante a me risulti diversamente per le benzodiazepine. Tuttavia io "approfitto" della situazione e continuo a prenderlo, dato che si rifiuta di darmi altro. In ogni caso entrambi avrebbero optato per la psicoterapia come prima scelta, e in nessun caso per una terapia esclusivamente farmacologica. Avevo prenotato la visita psichiatrica in ospedale e sarei dovuto andare qualche giorno fa, ma alla fine non mi sono presentato, non ce l'ho fatta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Mi paiono tutti discorsi confusi. Che significa "qualcosa di più forte" ? Qualcosa che la calmi e che tiri su l'umore...e allora perché rispetto all'ipotesi della più classica delle cure invece era riluttante... ?

La cura con xanax deve essere continuativa per vedere se fa effetto ? No, questa è una sciocchezza tecnica. Il contrario esatto, la cura, se continuativa, sicuramente perde l'effetto iniziale.

La psicoterapia come terapia di prima scelta per un disturbo di panico ? No.

Non capisco cosa voglia dire che non ce l'ha fatta a presentarsi in ospedale.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
"Mi paiono tutti discorsi confusi"

Lo sono, infatti. Ma io sto riportando le cose esattamente e testualmente.

"Che significa "qualcosa di più forte" ? Qualcosa che la calmi e che tiri su l'umore...e allora perché rispetto all'ipotesi della più classica delle cure invece era riluttante... ?"

Bella domanda. Io ho pensato che si riferisse a un antipsicotico, detta così. Sul momento la cosa mi ha spaventato, e poi ero in forte imbarazzo, quindi non ho chiesto spiegazioni. Qualcosa per tirare su l'umore presumo intendesse un antidepressivo, e sul perché quest'ultimo solo successivamente non mi è dato saperlo, né il senso di una cura così composta. Però a questa conclusione è arrivato dopo avermi visto per un po' di tempo, e vista la risposta insoddisfacente al sintomatico, che in prima battuta avrebbe preferibilmente evitato.

"La cura con xanax deve essere continuativa per vedere se fa effetto ? No, questa è una sciocchezza tecnica. Il contrario esatto, la cura, se continuativa, sicuramente perde l'effetto iniziale."

Infatti mi risulta lo stesso, e ho appunto chiesto il delorazepam o qualcosa di simile, e un ssri, ma niente. Allora continuo almeno con lo xanax, meglio di niente, cumulo le compresse se non le sento più.

"La psicoterapia come terapia di prima scelta per un disturbo di panico ? No."

Allora ho un disturbo di panico? Da quando? Il medico aveva messo "depressione ansiosa" come diagnosi.

"Non capisco cosa voglia dire che non ce l'ha fatta a presentarsi in ospedale."

Leggasi: non ho avuto il coraggio. Ho paura, mi vergogno, mi sento stupido, mi sento in colpa, non riesco a mantenere una consapevolezza costante del problema, a tratti mi sembra irreale, che sia un'incapacità mia, scarsa intelligenza, debolezza di carattere, ecc. Tutte cose già espresse anche a Lei più volte, peraltro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, nessuna diagnosi, era un esempio per dire come per alcune diagnosi non è assolutamente quello l'approccio.

Di fatto qui abbiamo un disturbo che deve avere delle caratteristiche ansiose, come sintomi prominenti, tanto che si arriva all'ansiolitico, dopo di che lo si gestisce in una maniera incomprensibile, addirittura con dei presupposti tecnici che sembrano capovolti (efficacia che compare nel tempo...). Dall'altra parte non si capisce se la inviano dallo specialista, o già le indicano quali dovrebbero essere le scelte dello specialista, con ragioni assolutamente oscure.

Non c'è motivo di vergognarsi di riferire allo psichiatra queste cose che sente ogni giorno, sarebbe come aver vergogna di dire al medico che si ha la tosse.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Purtroppo l'ansia è solo l'aspetto più "presentabile", ed è il solo che io abbia riportato a tutti e tre i medici che mi hanno visto. Forse non ricorda i precedenti consulti, ma io credo che si tratti di disturbo bipolare, e ho paura che la cosa venga confermata da una visita specialistica. Il sentimento di vergogna e di paura è atavico, ed è complicato dalla componente maniacale o ipomaniacale e dalle conseguenze che ha comportato nel corso degli anni.
Quindi no, non è come avere la tosse.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Non ci sono diagnosi da confermare, ma da fare. Se poi una diagnosi conferma quello che sembra essere il problema, meglio prima che poi, visto che in generale nelle malattie così si ragiona.
Quindi sì, è proprio come avere la tosse.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, mi spiegherebbe una cosa? Come funziona il cervello di una persona sana mentalmente? Riesce a controllare i propri pensieri, le proprie emozioni, di solito? Ad esempio, emerge un pensiero diciamo negativo, o un'emozione inopportuna, sproporzionata; la persona ci si sofferma un attimo, o per qualche tempo. Poi decide che quel pensiero o quell'emozione non sono utili, anzi sono disfunzionali e distruttivi, archivia la cosa come tale, trova una versione più congeniale, la assume e va avanti, passa ad altro, ritorna al normale flusso di attività. È corretto, all'incirca?
Io penso di soffrire di mania perché è come se non avessi mai appreso stabilmente quelle due o tre verità fondamentali che regolano invariabilmente la vita di ciascuno, leggi umane universali, quel mondo che è "banalmente, sempre il solito", mentre uno è convinto di essere al di sopra, o al di fuori, follemente. Scusi se lo sto facendo anche adesso, tra l'altro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Lei insiste, cosa che non deve fare, nel ragionare su diagnosi che nessuno ha fatto. Non importa se pensa di averci o meno azzeccato, non serve.

Un cervello normale ha un suo stato, o equilibrio. Nessuno se lo sceglie o se lo determina. Nessuno controlla i propri organi.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
In questo Suo articolo
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/1928-auto-diagnosi-psichiatrica-una-sintesi-dell-esperienza.html
il disturbo bipolare e sottocategorie sono curiosamente assenti nella lista delle autodiagnosi. Come mai, se posso? È statisticamente poco comune che una persona si riconosca nello spettro bipolare? E quando accade, cosa risulta poi avere di solito, almeno stando alla casistica in Suo possesso?
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Non è una provocazione, è una domanda seria.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"È statisticamente poco comune che una persona si riconosca nello spettro bipolare?"

Sì, è poco comune. Alcune persone arrivano a riconoscervisi, ma di solito mai come prima ipotesi.
Quando uno si fa una diagnosi di bipolare, come qualsiasi diagnosi, espressa in genere in termini dubbiosi e alla ricerca di dettagli o di prove da fare, è un'autodiagnosi ossessiva.

Il senso dell'articolo è, sostanzialmente, che il medico può sospettare dall'autodiagnosi in che ambito siamo. Anche dal tono con cui tale diagnosi è proposta, in realtà. Ma il paziente no, questo specchietto chiaramente è poi all'atto pratico, se uno dovesse riferirlo a sé stesso, filtrato dalle idee diagnostiche che uno ha.

Il disturbo bipolare è in genere una diagnosi poco "gradita", oltre che poco "chiara", forse perché la spiegazione da manuale si limita alle forme più facili da descrivere.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
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Anche io infatti ci sono arrivato solo secondariamente, pensando per anni di essere depresso, principalmente. Poi ho iniziato a considerare anche il disturbo borderline e narcisistico, infine il bipolare, proprio dalle descrizioni degli aspetti e delle sfumature meno conosciuti e intuitivi. E chiaramente la cosa mi spaventa molto. Quindi Lei cosa legge nel mio tono? Non potrebbe farmi da specchio, che poi è quello che ho sempre chiesto a voi specialisti che rispondete?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Nulla di preciso, intendo di come uno si presenta vedendolo e sentendolo parlare dal vivo.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Così però non mi sta aiutando.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Quest'espressione è nettamente fuori luogo. Siamo in uno spazio in cui si chiedono commenti e opinioni.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
No, non siamo in un talk show. Qui si chiede aiuto nella forma di un consulto medico. Se poi Lei si sente a Suo agio con espressioni più asettiche e disimpegnate è un altro conto, comunque non cambia la sostanza.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, assolutamente no. Qui si chiede un consulto medico. La sostanza cambia, aiuto è un discorso diverso.

Se poi intende che non le sono "utili" le risposte tecnicamente, sbaglia, perchè dovrebbe almeno sospettare forse che certe risposte non sono date così, al volo e senza senso. Alle domande ansiose e ossessive non è il caso di rispondere in maniera letterale, come se appunto stessimo ad un talk show.

Siccome ha ragione, non siamo ad un talk show, la differenza è che se Lei pone una domanda non si da' una risposta letterale sempre e comunque, ma si considera il tipo di domanda e la sua natura. A volte questo significa che non è il caso di svilupparla.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, ho questi momenti in cui mi sento euforico ed eccitato senza motivo reale, oppure a seguito di eventi positivi, cose che sono andate bene ma che oggettivamente sono banali, o neutre, oppure che hanno avuto semplicemente un esito e un andamento normali e prevedibili, anche se a me sembravano complicate o insormontabili e potenzialmente pericolose Questi momenti mi distolgono dalla realtà, mi fanno sopravvalutare o sottovalutare le cose, rendono incerta la mia memoria, mi fanno perdere il filo, la mia personalità ne esce disintegrata, la mia vita in molti aspetti menomata, ho perso tante cose. Non è una descrizione di mania questa?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Come no? Cos'è allora?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Non è niente, un guazzabuglio di termini tecnici mescolati chiaramente a casaccio per voler dare una descrizione, che invece si ottiene molto meglio con la raccolta di dati e l'osservazione, e non con l'autodescrizione in termini tecnici delle cose.

Una autodiagnosi insomma, che se ha letto l'articolo non rivela praticamente mai in maniera diretta le diagnosi corrispondenti.

Non è importante quello che scritto sopra. Quel che importa è che un medico giudichi Lei che cosa ha e come si cura.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, ma niente di tutto questo esclude la mania, o la depressione, o entrambe. Lei mi conferma che una domanda ossessiva non è infondata di per sé. A me quel che preoccupa di più è la sensazione di profonda insicurezza e indegnità, il senso di colpa e di vergogna, di inadeguatezza, l'idea che sono destinato a una vita menomata e a fare una brutta fine. E l'eventualità di dover prendere il litio e simili, antipsicotici, la maggior parte degli antidepressivi. Ora, Lei allude, ma non dice, né esclude, in questo senso non mi sta aiutando, se vuole capire cosa intendo. Sarei più incoraggiato a farmi visitare se avessi già un'idea che il disturbo è di matrice ansiosa/ossessiva, al massimo depressione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Senta, il problema non è quello che dico io, ma che Lei sta elucubrando su degli articoli, e anziché ricavarne un semplice messaggio, fa esattamente il contrario, cioè cerca di farsi diagnosi da solo.
Non lo faccia. Crea solo confusione, in primis a se stesso, e se interagisce così con un medico vero, è probabile che non riesca ad arrivare al dunque e si prenda delle cure date a caso.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Il che apre l'inquietante capitolo sull'evidenza biologica di queste "malattie", che mi pare di capire sia al momento limitata ad alcune condizioni neurologiche determinate dall'abuso di sostanze e dalla tossicodipendenza e poche altre, e che si tratti di studi ancora recenti e a disposizione di pochi, e sulla scarsa riproducibilità delle diagnosi. Proprio perché il paragone con le altre condizioni organiche resta forzato, se non altro per lo stato non definitivo della ricerca. Quindi devo anche preoccuparmi (come temevo) che dipenda anche da come io interagisco e da quali sintomi riferisco e in che modo, perciò non sono proprio uno stolto a volermi in qualche modo preparare in anticipo. Già è abbastanza terrificante l'idea di dover forse prendere dei farmaci che hanno effetti collaterali odiosi (quando va bene), figuriamoci prenderli per sbaglio o a tentativi, e intanto il tempo passa e non si sta meglio, o mai bene come gli altri.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, lo apre e lo chiude, perché l'evidenza biologica non è un'immagine o un parametro, che alla fine diventano una specie di feticcio privo di senso, ma sulle tecniche di misurazione, cioè sul metodo scientifico.
Poi, detto in estrema sintesi, le evidenze biologiche ci sono eccome, ma questo non ha una grande utilità sempre, perché per fortuna i medici sono arrivati a definite le situazioni su parametri clinici, che sono alla fine anche più utili.

Quindi queste considerazioni che Lei fa sono assolutamente prive di costrutto, semplici polemiche. Ha pensato troppo a delle cose prese a pezzi, e probabilmente con già un'idea di fondo, che mi spiace dirglielo ma è quella di chiunque non conosca la materia e legga i giornali o la rete.

Alla fine fare così la fa divenire soltanto supponente e se deve interagire con un medico le crea un handicap a volte importante nel farlo.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Proprio perché purtroppo so di non sapere vengo a chiedere qui. E per parlarne con qualcuno, per esprimere i dubbi e le paure, che poi coincidono con quelle collettive, non è che stia scoprendo l'acqua calda, né abbia la pretesa di discutere alla pari di medicina con chi mi risponde.
Io ho solo bisogno di capire che problema ho e come si cura, se si cura, ho bisogno di difendermi e di ridurre i rischi. È sempre e solo questo l'aiuto che sto chiedendo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Ma non stava esprimendo dubbi e paure, stava facendo dichiarazioni di disprezzo contro la medicina, il che ovviamente ha poco senso visto che siamo qui a rispondere, per cui se non ha stima in generale per la categoria, non so cosa farci.

Il resto lo abbiamo detto, quindi perché esprimersi come se non si fosse commentato in proposito.
[#31]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
No, ho espresso dubbi sulla psichiatria, in forma implicitamente interrogativa, la medicina e la categoria in generale non le ho proprio menzionate. È stato Lei per primo a dire che se si va da uno psichiatra con un certo atteggiamento e certe idee c'è il rischio di fuorviare la diagnosi. Ammetterà che in cardiologia l'atteggiamento e le idee difficilmente possono influenzare i risultati. Si legge troppo spesso anche qui di anomalie terapeutiche e diagnostiche, rilevate da Lei e i colleghi. Mi pare quindi sensato essere prudenti e porsi domande, e anche diffidare. Il problema è che Lei risponde e argomenta più come un avvocato o un politico che come un medico, è il proverbiale muro di gomma. Forse non si rende conto che quando paragona certi sentimenti a una tosse non solo non ottiene di normalizzare e medicalizzare, ma spoglia una persona della sua storia, delle sue motivazioni, della sua individualità. Le persone hanno bisogno di trovare un senso morale alle cose, ecco perché se possono preferiscono andare dallo psicologo. L'amoralità della psichiatria fa paura, forse più della sofferenza stessa.
Dato che si rifiuta di capirmi non ha senso insistere in effetti, perciò La ringrazio per le informazioni e La saluto.
[#32]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Se è per questo c'è chi teorizza l'inesistenza di malattie come l'aids, chi parla di guarigione spirituale di tumori e roba varia, e non sono lontani gli esempi di terapie alternative introdotte come se l'accordo sulle evidenze delle terapie classiche fosse pari a zero.

"Forse non si rende conto che quando paragona certi sentimenti a una tosse non solo non ottiene di normalizzare e medicalizzare, ma spoglia una persona della sua storia, delle sue motivazioni, della sua individualità. "

Ecco, vede, infatti è questo il fraintendimento principale che poi porta a non vedere le evidenze biologiche, o a scambiarle per qualcos'altro. E' il solito errore.

Questa pretesa, che poi diventa anche violenza quando si tratta di teorizzare rieducazioni o trattamenti globali, che quando uno sta male non sia importante la malattia ma la "persona", è implicitamente un'accusa al medico di disumanità o ristrettezza nella visione della materia "umana".

Quindi è esattamente lì che vuole arrivare, a dire che i medici sono insensibili e trattano le persone in maniera non dignitosa.

La medicine cura le persone, in ragione delle loro malattie. Non cura le malattie in ragione della persona, che è una sostanziale sciocchezza operativa.
[#33]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
No, abbia pazienza. Io ho detto esattamente quello che volevo dire, e non anche altro. Il negazionismo, i medici disumani, proprio no. Io ho solo espresso i dubbi e le zone d'ombra, le cose mi spaventano e che non mi sono chiare, e che mi fanno esitare nell'andare da un medico di persona. E lo sto dicendo qui proprio perché ho maledettamente bisogno di essere smentito. Non m'interessa fare polemica a vuoto, se non avessi il problema mi occuperei probabilmente d'altro, mai avrei pensato di dovermi interessare di psichiatria. Dopodiché quanto è esasperante che non abbia problemi a trarre conclusioni ma se le chiedo se sembro depresso o maniacale o ipocondriaco o ossessivo non può, non sa, non vuole rispondere?
[#34]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Tornando sul piano del suo caso, Lei sembra non capire che qui non si fa diagnosi, e che l'autodiagnosi è "per modo di dire" una autodiagnosi, questo il senso dell'articolo, poiché chi se la fa compie degli errori formali di valutazione che dipendono in maniera sistematica dal vero disturbo che è in corso.
Come per i daltonici, che vedono rosso il verde.

Lei sta insistendo in una cosa assurda, cioè voler sapere la diagnosi prima di andarsi a far visitare.
[#35]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Io insisto perché ad altri utenti vengono date risposte, elargite ipotesi diagnostiche anche quando non richieste, spesso quando le domande vertono su tutt'altro.
Lei ha un rapporto evidentemente molto elastico, "caleidoscopico", con la verità.
[#36]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Certamente, infatti è proprio così. La questione è che il modo in cui si pone non è una richiesta di parere, ma un parere in cui si guida da solo verso quello che ha in mente, e più lo fa e più si convince che questo procedimento (non parlo di contenuto, ma di procedimento) abbi un senso, cosicché il consulto dovrebbe ridursi a assecondare sue ipotesi, altro che a fornirne di nostre.

Lo ripeto per l'ennesima, volta, è un approccio sbagliato. Ragiona sulle cose come se fosse prima importante fare delle ipotesi, poi verificare. Certo che questo suggerisce quantomeno un tipo di processo mentale.

Nel suo caso non ritengo utile una discussione partita così, ma che Lei si faccia visitare. E non suggerisca al medico ipotesi o quant'altro. Il medico sa cosa indagare e cosa osservare. E Lei è libero di riferire cosa crede, anzi è tutto utile, se non entra in ambiti tecnici, anche come termini.

Per il resto non si permetta di star qui a dare giudizi dispregiativi su come si risponde o non si risponde, o a evidenziare delle incongruenze che non sussistono solo per insistere nel volere una diagnosi.

Sa cosa ci farebbe con una ipotesi diagnostica ? Si metterebbe a approfondirla, a studiarsi i sintomi, a ragionarci, e così facendo non si andrebbe per un altro po' a far visitare.
[#37]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
No, Lei ha sistematicamente ignorato e liquidato ogni singola cosa che ho raccontato, in termini tecnici e non. Perciò non sa niente di me e della mia vita, e mi chiedo su quali basi possa prevedere cosa ci farei con un'ipotesi diagnostica. E anche se volessi usarla per farmi prima un'idea da solo, e decidere se vale o meno la pena di fare una visita, e di iniziare una fantomatica cura? Non c'è una buona ragione per negarmi una risposta, solo ragioni ambigue, egoistiche, fanatiche addirittura.
[#38]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Roba da matti. Non vede l'ovvio.
Uno vuole una cosa che si fa facendo una visita.
Un'idea da solo ritengo sia controproducente che se le faccia, visto come è partito e il punto di confusione a cui già è arrivato.

Lei insiste perché qualcun altro prosegua questa confusione formulando una o l'altra ipotesi diagnostica. Ovvero spinge chi le risponde a alimentare questo problema, come se fosse una questione di dare una risposta ad uno che fa una domanda.

Non è così.
[#39]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, io non riesco a immaginarmi vivo nel futuro, anche tra un mese. Sono anni che vivo come se fosse solo una questione di tempo prima di farla finita in qualche modo. Poi ci sono dei momenti in cui magari non ci penso e sto meglio per certi versi, ma qualunque iniziativa a medio e lungo termine, anche stupida, non riesco a concepirla. Se provo a immaginare un progetto anche semplice vengo assalito da un senso di grottesco, di ridicolo, di futilità, di vergogna e di disgusto, come se per me queste cose che per gli altri sono verosimili fossero solo bugie e illusioni. Questa non è ipocondria o ossessione. Non capisco se è una franca depressione, o se è piuttosto materia da psicanalisi. Poi c'è l'eccitabilità, la tendenza precoce all'uso e all'abuso di sostanze, la sessualità aumentata in certi periodi e del tutto assente in altri, la perturbabilità e la conflittualità nelle relazioni, la sottovalutazione dei rischi e il rapporto labile con certi aspetti della realtà, che io chiamo bipolarismo. Non può dirmi niente rispetto a tutto questo?
È così assurdo aver bisogno di capirlo da solo (o con l'aiuto di uno specialista qui), come una persona di solito è in grado di capire da sola se qualcosa non va, e dare a questa condizione un nome e una dimensione?
[#40]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Quello che le ho già detto, si andare da uno psichiatra. Dopo è importante capire, non prima.
[#41]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ma Lei non ha mai fatto niente per aiutarmi a sbrogliare quella che chiama confusione. È come se rispondesse sempre a qualcun altro, e non alla persona reale che Le sta parlando. Mi fa sentire come se non esistessi. Mi lascia sempre con la sinistra sensazione che tutto poi sia supremamente indifferente.
[#42]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, invece rispondo proprio a Lei, esattamente il contrario, non alle sue domande sintomatiche, che non rappresentano certamente un presupposto per una soluzione, ma un'espressione del problema. Sia meno supponente. Siccome insiste per andare nella direzione che vuole lei col ragionamento, allora se uno non asseconda questa impostazione accusa di indifferenza, scarsa sensibilità.

Non si permetta, prima di tutto, e poi qui nessuno "aiuta", qui si fanno commenti. Se ha bisogno di aiuto, vada dallo psichiatra, e non ne diriga le operazioni.
[#43]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ho bisogno di sapere se ho un disturbo psichiatrico e quale, come si è originato, come si cura e con quali obiettivi, tempi e costi in termini di effetti collaterali, con quali aspettative. Ho bisogno di saperlo con sicurezza, perché sono a rischio di suicidio, e non ho nessuno che mi aiuti e mi accompagni in questa cosa, posso contare solo su me stesso.
[#44]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Bene, allora deve andare a farsi visitare, è così che si diagnostica. Questo suo "voglio sapere con sicurezza" è sintomatico, e non c'entra nulla col rischio di suicidio, che peraltro valuta il medico. Altrimenti, si reca in pronto soccorso e chiede di essere valutato urgentemente, se ritiene ci sia un rischio imminente.


Ma proprio per questo tipo di discorso e atteggiamento NON ha senso che accumuli ipotesi, è esattamente quello che volevo dire, e che quindi vedo confermato.


Stiamo ripetendo questa banalità credo per l'ennesima volta. Adesso eviti di insistere in questo senso.
[#45]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, tra pochi giorni avrei la nuova visita in ospedale. Io penso che il mio disturbo principale sia la depressione, almeno in questo momento la vedo così. Non sono sicuro di aver capito, non dovrei dirlo in questi termini? A questo punto sarebbe una finzione presentarmi come se non mi fossi ampiamente documentato nel corso degli anni, a che pro evitare i termini tecnici se sono quelli che ormai mi vengono spontanei? Anche il medico di base sull'impegnativa ha messo "depressione ansiosa" come diagnosi, sebbene io non abbia mai parlato di depressione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Secondo Lei quando si va dal medico è importante e utile riportare al medico il proprio parere diagnostico ? Poiché non potrà fare a meno di farlo in qualche modo, il medico spero lo legga per quel che è, cioè uno dei sintomi.
E' come se uno andasse dal medico senza riuscire a non tossire. Il medico ne prende atto e valuta anche questo sintomo, ovviamente.
Il fatto che ora abbia questa convinzione ovviamente è di per sé irrilevante, tanto la cambia di continuo girando tra le diagnosi disponibili, ogni tanto si incunea magari in una più di nicchia, poi torna più sul vago etc.
Sull'impegnativa ci va scritto qualcosa, di solito di generico.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
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Sì, perché la mancanza d'iniziativa, la mancanza di speranza, l'apatia e l'anedonia, il senso di fallimento e di rovina, di colpa e di vergogna, e di morte, sono alla fine gli aspetti che mi fanno soffrire di più e mi causano più problemi nella vita quotidiana, e mi portano poi all'ansia, alle fobie e all'evitamento. Il che a sentir Lei parrebbe solo una fissazione, mica una realtà con cui convivo purtroppo da anni.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, non ha capito niente, Lei va imperterrito per il suo ragionamento, e cioè che si parli della sua diagnosi, arrivando quindi all'assurdo di sintetizzare il mio commento come "essere fissato di sintomi che non ha".
Il problema è completamente diverso, e glielo ridico anche se l'abbiamo ripetuto allo sfinimento.
Lei intanto si esprime in termini tecnici, e la invito a non farlo, perché genera confusione e diventa un modo poi per pilotare su diagnosi che lei vuol farsi fare perché è convinto di averle già fatte Lei e che vadano bene. Legge i sintomi, esprime i suoi in quei termini, e poi il medico dovrebbe arrivare alla diagnosi come se niente fosse. Non funziona così.
Si esprima con parole normali.

Ovviamente nessuno ha detto che Lei sia fissato nell'avere quei sintomi, se mai sul dover dare Lei un nome ai sintomi che ha, anziché farsi fare una diagnosi. Su questo sì, ha una fissazione che la sta tenendo lontana dall'unica cosa che serve, cioè una visita e una cura decisa dal medico.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
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Dottore, se crede può sempre ignorarmi o tagliare corto, chiudere qui il consulto. Ma io nel corso degli scambi con Lei o i colleghi (oltre due anni dal primo consulto) ho fatto di tutto per fornire più elementi possibili, le ho tentate tutte, termini tecnici e termini comuni, ho illustrato la mia situazione "pratica" e quotidiana, parti salienti della mia biografia, ho tentato di prendere la cosa da tutti i versi, mi sono sforzato di far trapelare le cose anche nell'inconsapevolezza. E tutto questo non perché sia un imbecille duro di comprendonio (almeno lo spero), ma perché speravo che qualcuno facesse un'eccezione e mi desse qualche riscontro, anche contrario alle mie supposizioni. Lo scopo è quello di riguadagnare un minimo di controllo della situazione, per contenere il rischio di finire imbrigliato nelle maglie kafkiane del sistema sanitario, di perdere altro tempo e denaro, di prendere farmaci pericolosi per errore e ritrovarmi alla fine peggio di prima, con danni e conseguenze di peso e gravità diverse da quelli dei pazienti benestanti che possono sempre all'occorrenza pagare e tirarsi fuori dai problemi. Lo chiami commento, opinione, parere se crede, io lo chiamo aiuto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Lei sta ostinatamente e anche maleducatamente tentando di estorcere cose che non può estorcere, perché una diagnosi si fa visitando, e che non ha senso estorcere.

E continua a far finta di niente, oltre che a offendere ripetutamente con questo discorso privo di senso del "chiedo aiuto, non vengo ascoltato". Eccome se viene ascoltato. Ma non vede le risposte, perché ne vuole altre, impossibili, ed inutili se gliele dessero come le vuole Lei.

Kafkiano è ciò che crea con questa insistenza, chiaramente. Il problema è facilmente risolvibile, se si fa visitare. Se invece intende passare anni a discutere delle ipotesi qui, è controproducente.
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dopo
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Va bene, ci rinuncio. Siamo onesti, non prenderò mai dei farmaci su cui non posso avere un controllo in tempo reale, a differenza degli ansiolitici. Smetterei al primo effetto strano, l'attesa mi scoraggerebbe, e comunque è troppo tardi, io vorrei solo dimenticare tutto, o poter tornare indietro, o essere qualcun altro, e anche così non credo comunque che potrei mai essere felice. Per questo non mi sono mai fatto vedere, perché nessuno può davvero aiutarmi.
La ringrazio e la prego di scusarmi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"Siamo onesti, non prenderò mai dei farmaci su cui non posso avere un controllo in tempo "

Appunto, è un pensiero completamente disfunzionale, di cui si intuisce anche la matrice, fin dall'inizio peraltro, con la questione delle diagnosi.

Avere il controllo è il suo tema centrale, ciò che non le permette di fare semplici mosse. E' uno n non-problema che però produce un blocco, figuriamoci se uno dovesse vivere secondo il controllo che ha delle cose, per giunta in tempo reale.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
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Cosa ha intuito? Quale sarebbe la matrice? E se lo ha pensato fin dall'inizio perché non lo ha detto subito, chiaramente?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Perché mi regolo come credo nel rispondere. La matrice della ricerca del controllo.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
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Lei ha il dovere di rispondere agli utenti con onestà e trasparenza.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Allora tutto a posto. Lei invece sia meno maleducato.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Non posso credere che non capisca lo stato di incertezza e confusione in cui mi trovo. "La ricerca del controllo" non è specifica di niente, non esclude niente. Lei parla di domande ansiose e ossessive, che possono rientrare in un delirio, in una depressione, in un disturbo della personalità. Si rilegga le Sue risposte e provi a mettersi nei miei panni. Non ho mai chiesto una diagnosi, ho chiesto solo un riscontro rispetto a quello che ho raccontato.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Infatti lo capisco, e questo che c'entra con l'essere maleducati. Lei insiste nell'imporre agli altri che le diano delle risposte (insensate) oltre quello che senso dire, saltando a pié pari il semplice atto medico che è opportuno che faccia. Il tutto per avere in mano delle parole o dei termini su cui costruirsi da solo inutilissimi schemi mentali.
La smetta con questo atteggiamento e soprattutto di alternare richieste ad accuse di non risponderle, che è veramente irritante e offensivo.

Comunico anche allo staff.
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