Dongiovannismo

Buon pomeriggio Dottori,
mi sono reso conto di aver in tutti questi anni alimentato un comportamento che è diventato oggi un vero problema.
Non avevo per nulla dato importanza, ma anzi la spasmodica conquista ed il bisogno ( sopratutto) di portare un qualsiasi rapporto con donne sul piano sessuale ( traguardo poi mi son reso conto) mi ha dato in questi anni quella ''gioia di vivere'' che nel tempo si è rilevata priva di ogni emozione (sopratutto nel dopo) e rapporto autentico, vero, con gli altri e con me stesso (non mi conosco, questo è ciò che provo).
Ho capito inoltre che tutto ciò che ho fatto in questi anni ( senza rendermi il minimo conto) era improntato sulla costruzione di una identità che avesse come fine quello della conquista.

Ho letto alcuni articoli su internet nei quali ho ritrovato proprio quello che sto vivendo ed i comportamenti che ho viziato nel tempo.
Credo che ''nel tempo'' faccia riferimento a ''sempre'', cioè è da sempre che vivo la necessità di conquista. Ho ricordi delle scuole medie per esempio, ma credo nell'infanzia addirittura.

Mi sento spesso sbagliato e da qualche mese sto sveglio la notte a guardare la tv, a volte con lo sguardo perso nel vuoto.
Ho problemi psicosomatici, sopratutto alla bocca dello stomaco, come ansia ed angoscia, come un senso di vomito.
Stomaco che spesso tengo in ''dentro'' per non apparire ''grasso''.
Vivo in uno stato letargico senza alcuna voglia di niente. Non che ne avessi prima ma mi rendo conto di non avere davvero alcun interesse, se non protratto a qualche aspetto estetico di me (non curo per nulla il mio corpo per me ma per il fine ultimo). Spesso credo non abbia senso vivere con questa forte necessità, avendo compreso che tutta la mia vita fino ad oggi è stata improntata in tal modo.
Sto mettendo in discussione ogni cosa di me, dal come parlo a ciò che dico, perchè lo dico e se è davvero quel che penso.
Questo perche mi rendo conto che è come se non avessi mai vissuto, ma fossi stato in uno stato di ''anestesia'' alla vita. Oggi ho quasi 34 anni.

Nelle ultime relazioni ( che come le precedenti son poi finite con un senso di liberazione dall'ansia che provavo) ho cercato di abbandonarmi alla tenerezza e spesso ci sono riuscito. E' stata una bella sensazione ma ho è come se avessi perso la mia identità di ''uomo'' e mi sentissi un bambino.

Sto lavorando con una persona e ci terrei ad avere anche un vostro parere.
Grazie per il vostro tempo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Una delle cose che può essere successa è che stia avendo una flessione d'umore, di tipo depressivo, e che quindi questa autocritica rientri in un cambiamento "umorale" di prospettiva. E' un fenomeno comune come manifestazione di disturbi dell'umore che si vivano come estranei, con disgusto o critica, e non riuscendo più a identificarcisi, i comportamenti che prima erano all'ordine del giorno e si svolgevano in automatico, o con una sensazione di gratificazione e soddisfazione.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. Pacini,
la ringrazio per la risposta.
Aggiungo a quel che ho scritto prima un senso di ''non essere presente'' mentalmente nelle situazioni, sopratutto nuove conoscenze. Mi accorgo che non riesco a lasciarmi andare al dialogo autentico ma maschero ( azione che mi viene automatica di cui adesso faccio caso, prima no) con frasi generiche, quasi (se non del tutto) fingendo e spero sempre le conversazioni, le situazioni terminino nel più breve tempo possibile. Contemporaneamente ''somatizzo'' nello stomaco che si irrigidisce, la voce esce soffocata e la sensazione è di non essere nel momento presente ma di vivere ''come in un film''
Una volta terminato il colloquio, la serata, anche con amici, tremolio, ansia e una volta passata la sensazione è quella di non aver vissuto per niente quella situazione, come se non fossi stato li presente.
Ho recentemente e tuttora vivo momenti in cui faccio fatica a riconoscermi allo specchio e mi chiedo costantemente chi sono e sono costantemente focalizzato su come mi percepisco in questo o in quel momento.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Infatti era elencato tra le cose che ho menzionato il "non essere presente".
Confermo quel che ho detto, potrebbe trattarsi di una oscillazione in senso depressivo dopo una fase, anche prolungata o corrispondente al suo carattere di partenza, di tipo opposto.