Continuità progettuale

Salve, ho 27 anni.
Dopo il diploma del liceo classico mi sono iscritto al DAMS, a Milano.
Quell'anno è morto mio padre; l'anno prima mia madre si è gettata dal quarto piano, rimanendo invalida.
Il mio stato depressivo, già presente prima di questi eventi, si è aggravato e mi ha portato a rinunciare agli studi.
Da lì ho fatto il cameriere e per pochissimo tempo, poco più di una settimana tra un'azienda e l'altra, in una una settimana, in altre pochi giorni, l'operatore telemarketing.
Fare l'operatore telemarketing e il cameriere mi rendevano depresso.
Non riesco, quindi, ad avere una continuità progettuale.
Dopo aver fatto il cameriere per tre stagioni nel 2019 mi sono iscritto ad ingegneria gestionale.
Ho, dunque, cambiato due volte corso di laurea e più volte lavoro.
Aver rinunciato agli studi in tutti e due i casi, al secondo non ho ancora rinunciato ufficialmente, mi provoca una sensazione di grande fallimento.
Nel primo caso ho ricevuto una sovvenzione straordinaria dopo la morte di mio padre ma dopo la soglia limite fissata per il raggiungimento dei crediti per la conferma della borsa di studio così da non raggiungere i crediti.
Questo mi ha segnato.
Anche l'evento che ha coinvolto mia madre e la morte di mio padre mi hanno segnato.
Nel secondo caso ho deciso di rinunciare perché non riuscivo a superare gli esami che avevo progettato di sostenere.
Il secondo corso di laurea che ho scelto aveva materie diverse, ma di cui alcune cose erano comunque vicine alle mie attitudini.
Credo che aver smesso di studiare abbia inficiato in generale la mia condotta, venendo meno quella tendenza alla continuità e all'adempimento dei doveri.
Nel 2016 ho tentato il test di medicina, fallendo.
Vorrei prepararmi per sostenerlo quest'anno.
Prima di scegliere questo percorso, però, vorrei essere pienamente convinto.
Non riuscire è legato sia a una componente della mia personalità, quella di avere la tendenza a interrompere i progetti e a cambiarli, sia al fatto che abbia mia madre invalida e questo condiziona il mio umore.
Vorrei che avessi ben chiara la linea da seguire.
Ho la sensazione che la scelta di studiare sia dovuta al fatto che l'attività di studio possa essere svolta anche passivamente, quindi distraendosi, permettendomi così di ritardare negli impegni.
Temo anche che possano passare altri 11 anni senza fare nulla.
Come posso maturare la capacità di continuare un progetto?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Parla di stato depressivo: corrisponde ad una qualche diagnosi già fatta ? Più che di depressione, parrebbe un disturbo caratterizzato da fasi ricorrenti di iniziativa in una direzione che poi si esauriscono lasciando spazio alla rinuncia o all'impaccio nel continuare.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
Esatto, la sensazione è quella di "impaccio". Comunque si, il mio psichiatra ha parlato di depressione. Le posso assicurare che, a meno che la mia non sia una percezione distorta, lo stato depressivo c'era prima degli eventi accaduti e si è aggravato dopo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
A me tutta la biografia ricorda altro che una depressione cronica. Ci sono ciclici cambiamenti di scelte.
Ma quindi c'è anche una cura in corso ?

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
Sto assumendo fluvoxamina, clopixol e resilient.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
E quindi perché depressione ? Mi pare che dalla terapia si ricavi una diagnosi diversa, e che mi par che corrisponda al tipo di situazione che descrive.

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
Qual è la diagnosi?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Ci sono tre farmaci di cui due non antidpressivi. Quale sia la diagnosi non posso stabilirlo qui, ma in effetti la storia non richiama questo, e la terapia neanche, mentre storia e terapia si allineano.

Dr.Matteo Pacini
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