Non posso eliminare gli ansiolitici, il mio fegato ne risentirà?

Buonasera, spero che qualcuno mi scriverà anche se questo periodo di vacanza non è dei migliori per scrivervi.

Io soffro di ansia e fobia sociale, un problema che mi porto dietro fin da piccolino (sofferto di iperattività) per via di grossi traumi subiti.
Oggi a 41 anni questi problemi non sono passati anche dopo aver lavorato con decine di psicologi e psichiatri, anche molto rinomati, nell'arco della mia vita.
L'ultimo psichiatra (due anni di terapia) visto il mio quadro ansiogeno mi ha prescritto Sereupin e Xanax (oltre alla terapia di training autogeno che svolgo con lui).
Pian piano abbiamo abbassato il dosaggio fino a Mezza pasticca di Sereupin al mattino + 20 gocce
Mezza pasticca al pomeriggio + 15 gocce
15 gocce prima di andare a dormire
Prendo ansiolitici da sempre, nessuno me li ha mai tolti perchè semplicemente non possono, non riescono, con amore e pazienza hanno cercato di toglierli ma è impossibile, l'ansia è troppo profonda e invalidante.

Ultimamente ho fatto gli esami del sangue e ho trovato i valori delle transaminasi alte, ALT 40 punti sopra la norma, AST 23 punti, colesterolo alto ma il resto nella norma.

Questa cosa non mi ha fatto dormire la notte perchè ho pensato che stessi distruggendo il mio fegato, che prima o poi spunterà fuori una cirrosi, un tumore.

Ho provato a diminuire di molto le dosi (mezza pasticca e 18 gocce al mattino e basta) ma la situazione ansiogena peggiora e francamente mi trovo tra l'incudine e il martello.
Da una parte vorrei prendere quei farmaci che mi hanno aiutato a svolgere una vita normale dopo diversi anni di totale chiusura, dall'altro ho paura che il mio fegato crolli d'un colpo.
E non so proprio cosa fare, quale sia il male minore.

Se potete darmi un consiglio, qualunque consiglio è il benvenuto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
La procedura di scalaggio della cura non è quella consigliabile. Il fatto che non riescano a scalarle gli ansiolitici è fittizio, il problema se mai è che insiste per prenderli ed è facile averli per una via o per un'altra. Anzi, la prosecuzione dell'assunzione in maniera regolare se mai ostacola la buona riuscita della cura di base, per cui è un controsenso togliere quella mentre ancora il rapporto con l'ansiolitico è risolto.

Ovviamente la risposta non può riguardare il tema farmaci e fegato, il punto è che ha dei pensieri di matrice ansiosa che vanno se possibile gestiti meglio. Abbassare la cura è francamente il modo per farli tornar fuori, e infatti...

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2022 al 2022
Ex utente
Grazie per la risposta dottore.
Prima li prendevo all'occorrenza, ma non era vita quella. In seguito ebbi un anno d'inferno in cui l'ansia si attaccò allo stomaco in un modo che non avevo mai vissuto, non respiravo quasi, il mio medico di base mi diede un respiratore per asmatici, non digerivo neanche un bicchiere d'acqua, mi svegliavo senza fiato. Un medico iniziò con una cura farmacologica stabile e allora mi ripresi completamente, ma erano troppi a mio avviso, anche perchè ho letto che potrebbero portare danni irreparabili al fegato, xanax e sereupin. Ovviamente accompagnavo il tutto a una terapia psicologica e al training autogeno, ma funzionavano giusto perchè erano gli ansiolitici a calmarmi e a rendermi lucido. Capisco che forse dovrei rivolgermi a un gastroenterologo per capire definitivamente se un'assunzione di farmaci costante porterebbe il mio fegato ad ammalarsi, ma la risposta è quasi sicuramente sì perchè un'assunzione prolungata negli anni non la consigliano. Capice che adesso mi trovo tra l'incudine e il martello: prendere i farmaci, stare bene mentalmente e far ammalare il mio fegato o non prenderli e vivere nell'ansia e nella depressione? E' la domanda che si fanno in molti, ho visto tante persone chiederselo su questo sito, la risposta degli psichiatri è che i farmaci non sono la cura ma che si deve tentare un approccio diverso con una psicoterapia, quella dei gastroenterologi è che non si devono prendere per lungo tempo. Credo che 19 psicologi e psichiatri nell'arco degli anni che non hanno potuto togliermi gli ansiolitici pur tentandole tutte con le terapie psicologiche, diano un'idea del quadro generale, probabilmente però è una domanda che non ha risposta e voi non siete certo i portatori della verità assoluta, fate quel che potete con le conoscenze che avete a disposizione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
"ho letto che potrebbero portare danni irreparabili al fegato, xanax e sereupin. "

Io sinceramente non capisco perché e come uno si debba documentare in questo modo chiaramente non derivante da materiale di ricerca.
Parla di fegato come se capisse che cosa è , come funziona, a cosa serve... è un nome per Lei,

"la risposta degli psichiatri è che i farmaci non sono la cura ma che si deve tentare un approccio diverso con una psicoterapia,"

No, questa è una sciocchezza che gli psichiatri non dicono, ma poi di chi sta parlando ? Ha fatto un sondaggio tra tutti gli psichiatri del mondo ? E di quali farmaci parla ? Non si capisce, i farmaci sono diversi, Lei ne parla come un'entità astratta, unica, cose incommentabili.

Noi non saremo portatori di verità, ma almeno delle nozioni fondamentali. Qui regna una gran confusione su delle nozioni comuni e dei principi di terapia che sono diffusi. Ancora stiamo a dire che la psicoterapia cura alla radice e non i farmaci, insomma è triste sentir cose del genere che non significano niente. La medicina è un pochino più avanti di cosi....

Per cui in conclusione: "i farmaci" non esistono, o ci ragiona con un nome, o non ha senso; il discorso farmaci/psicoterapia no, non sussiste in quei termini; non si capisce dove possa aver letto una cosa formulata in quei termini sul fegato, ma soprattutto non vedo perché focalizzarsi su organo a caso, che per Lei forse rappresenta qualcosa come nome.
Siamo fuori strada, ed è stranissimo viste le numerose terapie seguite che sia a questo punto di non-informazione o disinformazione sulle cure e sugli strumenti.

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Attivo dal 2022 al 2022
Ex utente
La ringrazio ancora per la risposta, è stato duro ma senza dubbio efficace. Un abbraccio grande.
[#5]
dopo
Attivo dal 2022 al 2022
Ex utente
Le rispondo adesso che ho più tempo.
Ciò che io ho imparato da tutta una vita passata con gli psichiatri (anche grazie a una madre schizofrenica) è che per certi problemi mentali non c'è una cura definitiva, la scienza dunque ha fatto passi avanti ma non da gridare al miracolo. I farmaci (come le ho scritto, i miei sono Sereupin e Xanax, di quelli parlavo, ero stato specifico) sono comunque un palliativo, si può accompagnare il tutto con una buona psicoterapia, ma saranno comunque i farmaci a farla funzionare, tolti quelli, la psicoterapia lascerà il tempo che trova a meno che non sia una depressione comune, come ce ne sono tante nell'arco e che nella maggior parte dei casi guarisce naturalmente perchè il depresso non ha creato degli schemi mentali talmente forti da condizionarlo per tutta una vita (non ne ha avuto il tempo). Vorrei specificare a chi legge (e leggono in tanti su Medicitalia) che qui parliamo di gravi traumi e gravi patologie mentali protratte per decenni, la vostra depressione affidatela tranquillamente a uno psicologo e a un farmaco. Quando parliamo del fegato è perchè è noto che Paroxetina e Alprazolam appesantiscano il fegato (lo stesso bugiardino parla di alterazioni dei valori epatici) e gli stessi medici epatologi qui su questo sito non ne consigliano un uso prolungato, probabilmente ignari del fatto che certe persone, togliendo quei farmaci, sprofondano in stati che loro non hanno mai sperimentato, che l'Inferno a confronto è una vacanza. Perchè prescriverebbero degli epatoprotettori da accompagnare ai farmaci (quei farmaci) se non ci fosse un rischio. Non è stranissimo che io sia arrivato a queste conclusione dopo anni, io ci sono dentro, so raccontarvi la malattia dall'interno e sinceramente, il mare lo conosce più il pesce che il pescatore (lei è un pescatore, io il pesce). Sono stati gli stessi psichiatri del resto a dirmi cose come:
"Io con lei non so più cosa fare, forse è semplicemente così" oppure "Il farmaco è uno stile di vita" o lo stesso Nardone, in un libro sulla Fobia sociale, a dichiarare che certi pazienti non riescono a rispondere alla sua terapia comportamentale e che quindi dopo due settimane devono essere congedati. Mi creda, io comprendo il suo punto di vista, sono d'accordo con lei, la psicoterapia non cura alla radice e i farmaci sono un rimedio che seppur dannoso nel tempo, possono farti avere quei 4-5 anni di gloria, di vita normale, ma sono palliativi, non curativi, poi dev'essere lei, da medico, a dirmi che esistono dei farmaci capaci di curare definitivamente disturbi gravi senza conseguenze per l'organismo, dev'essere l'epatologo a dirmi che quei valori epatici alterati non peggioreranno nel tempo, ma le risposte sono chiare, almeno quelle dei medici che parlavo via web, ovvero che un uso prolungato potrà portare a danni irreversibili. Probabilmente la mia domanda è stata stupida, in quanto, se mi trovassero un alien nel fegato, non potrei comunque smettere. Perchè il fegato? Perchè esso deve smaltirli, perchè la maggior parte dei farmaci usati in psichiatria sono indicati come epatotossici (oltre all'ibuprofene e altri che essendo però usati all'occorrenza e per pochi giorni, non costituiscono un pericolo). Insomma, credo che un summit tra epatologi e psichiatri sia altamente necessario per portare la scienza "più avanti di così". Ma abbiamo sperimentato ultimamente col Covid che la scienza medica è spesso un punto di vista soggettivo.
[#6]
dopo
Attivo dal 2022 al 2022
Ex utente
Le aggiungo questo, da Medicitalia, Dottor Francesco Saverio Ruggiero.
La domanda è stata posta da un tizio col mio stesso dilemma.

Gentile utente,

il trattamento farmacologico si rende necessario per la presenza di sintomi che, comunque, devono essere trattati.
Il trattamento puo' essere protratto per il tempo strettamente necessario per il miglioramento della sintomatologia.
In ogni caso, il danno epatico e' certamente una probabilita' da prendere in considerazione, ma l'utilizzo di farmaci di nuova generazione ne riduce di molto il rischio.
Faccia opportune analisi cliniche per valutare le sue condizioni epatiche durante il trattamento.

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Il miglioramento della sintomatologia. Poi si smette. Peggiora la sintomatologia dopo qualche mese, il medico dovrebbe saperlo.
Il danno apatico è una probabilità da prendere in considerazione.
E' con quale spirito si dovrebbe affrontare la cosa?
Capisce adesso la mia affermazione "siamo tra l'incudine e il martello"?
No, la scienza non è avanti come lei crede.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Guardi che però il danno apatico, come lo definisce Lei, è anche una complicazione delle malattie innanzitutto. La schizofrenia aveva come primo nome "demenza giovanile", perché l'evoluzione era quella negli anni, con tanto di riduzione del volume del cervello, oggi "rispolverata" per dire che l'unica causa sono le terapie. Si sapeva già da subito che certi medicinali eliminano dei sintomi per aggravarne altri, o quantomeno senza migliorare altro, ma sta di fatto che alcuni comportamenti psicotici pongono un problema di urgenza e di allarme.
Lo stesso nella depressione cronica, nel disturbo bipolare non trattato a cicli continui.
Insomma, vada che ci sono alcuni problemi irrisolti, e che le cure non agiscono eliminando il rischio di ricaduta ma se mai portando ad una condizione di equilibrio, ma se questo non contasse nulla non ci sarebbe motivo per le persone di proseguire le cure, riprenderle, andare a chiedere interventi per ricadute o altro.

Dr.Matteo Pacini
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[#8]
dopo
Attivo dal 2022 al 2022
Ex utente
Sa dottore, quando dico che voi medici non avete la risposta a tutto non lo dico per sminuirvi, anzi, lo dico perchè per quanto potete sforzarvi, avete dei limiti imposti da madre natura. Vedo tanta gente come me, qui o altrove, porsi la mia stessa domanda: "Sì, riprendo il mio equilibrio, riprendo la mia vita, ma alla lunga queste medicine mi uccideranno?"
Le paure poi sono ancora più accentuate dal disagio psichico. Faccio Yoga, studio i metodi per vivere meglio, provo a imparare, ma alla fine siete voi medici a guarire il corpo e solo a voi possono essere poste certe domande perchè gli unici a conoscere a fondo il corpo umano. Era inevitabile che un sito del genere divenisse un luogo in cui la gente spera di essere sollevata da certe paure, paure che in una situazione di disagio diventano macigni.
Ma io apprezzo, spero di essere riuscito a farlo trasparire dalle mie parole, i medici salvano vite ogni giorno, come potrei non apprezzare.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
I metodi per vivere meglio di solito sono ragionati su persone che già vivono bene, ma non sono soddisfatte. Non c'entra con il concetto di malattia. Ad esempio fare certe attività tiene in forma, ma non chi ha una gamba rotta o un tendine infiammato, a cui si dice invece di star fermo.

Dr.Matteo Pacini
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