La lettera di dimissioni parla di depressione involutiva

Buonasera,
scrivo per mia mamma, di 71 anni.
Depressa da 11 anni, cioè dalla morte di mio papà. (Da 7 anni vive da sola, essendomi io trasferita a Milano.)
Da allora curata con antidepressivi (Effexor) e ansiolitici poi smessi, poi ripresi e smessi nuovamente sotto controllo medico.
Umore in realtà non male ma problemi di attenzione e memoria - seppur sempre avuti - aggravatisi soprattutto negli ultimi 2/3 anni. Molta ansia, paura nell'affrontare compiti anche non così difficili. E insonnia sempre più pesante.
A marzo scorso quindi la porto da un neurologo della mia città che le prescrive Laroxyl e Cipralex. Va meglio ma a dicembre per tentare di migliorare la memoria le prescrive Zyprexa mentre cala i precedenti farmaci gradualmente.
Nel giro di pochi giorni mia mamma comincia a ripetere la stessa cosa nel giro di 2 minuti, come se la prima volta non l'avesse mai detta.
Inoltre nei 3 mesi seguenti fisicamente è sempre più stanca (mentre prima era un torello), ha anche allucinazioni (vede parenti morti nella stanza anche se capisce che non è vero).
Muore suo fratello e lo stato di disorientamento si aggrava, non si ricorda quello che succede e anzi ne dà versioni immaginarie.
Il neurologo non vuole modificare la cura. A metà maggio vado da un altro neurologo che le dà mirtazapina. Mia mamma dorme tutto il giorno, ha un'ansia spaventosa, è in stato confusionale. Il neurologo dice che me la devo tenere così. Sospendiamo i farmaci di nostra iniziativa perchè mia mamma dice che sta troppo male. Cerchiamo una nuova psichiatra che le prescrive Anafranil (per 5 gg 25 poi 50) e alprazolam 5 gocce x 3 volte al gg. e predispone un ricovero di riabilitazione psichiatrica in una clinica per 1 mese, dopo questo mese di continuo cambio terapie e stato confusionale/sedazione perenne.
In clinica, sospese le benzodiazepine, mia mamma migliora molto, è più vigile, i medici sono contenti della sua reattività e ritengono che i problemi di memoria siano dovuti all'ansia e non a cause organiche (tac e RM compatibili con l'età). Problemi che però persistono, nel modo in cui hanno cominciato a manifestarsi con lo zyprexa (ripete le cose come se non le avesse mai dette, si fissa su certi pensieri...non ricorda appuntamenti etc) e che mi costringono a prendere una badante.
La lettera di dimissioni parla di depressione involutiva.
Le mie domande:
- la depressione involutiva è curabile? Potrà tornare mia mamma ad una vita autonoma quando la medicina arriverà a pieno effetto?
- i triciclici (invece dei SSRI) non peggiorano la questione attenzione e memoria?
Spero di essere stata chiara nonostante l'ansia che ho anche io...

Grazie!
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
gentile utente

la situazione di sua madre di tipo "involutivo" presuppone una condizione non riducibile con il tempo e di tipo evolutivo.
A mio avviso ciò rappresenta una condizione inquadrabile nella demenza ma mi pare di capire che e' incappata in ingranaggi confusionari della sanita' italiana.

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[#2]
Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Sono casi difficili. Molti stati depressivi senili sono sottesi da una encefalopatia degenerativa e/o arteriosclerotica. Nascono come depressione ed esitano in demenza conclamata. Vi è però un periodo intermedio in cui, trattando adeguatamente la depressione, anche i sintomi e segni organici migliorano. Gli antidepressivi o funzionano poco (ssri e compagni) o funzionerebbero ma sono mal tollerati o pericolosi (tca).Le benzodiazepine sono controproducenti (aumentano la confusione). L'olanzapina (*Zyprexa)era una buona idea,peccato che non abbia funzionato o sia stata mal tollerata.
L'elettroshock -sì,proprio lui- era e sarebbe tuttora la cura più efficace e meglio tollerata in questi casi.Purtroppo il pubblico ne ha paura, e gli stessi psichiatri ne stanno perdendo il know-how. Nella nostra clinica abbiamo curato con la TEC diversi anziani con melancolia involutiva, già predestinati all'ospizio, e che dopo anche due o tre applicazioni sono potuti ritornare a casa, e godere di altri anni di benessere.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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