Vorrei chiarezza in questa situazione sentimentale confusa

Scrivo qui per la mia attuale situazione sentimentale.
Sono una studentessa universitaria, fidanzata con un ragazzo da 4 anni a cui tengo molto.
Quest’estate decido di incontrare un mio vecchio compagno del liceo, la cui storia d’amicizia/amore platonico era finita in modo non chiaro.
All’epoca io ero già in una relazione, provavo qualcosa per lui che era ricambiato ma lui decide di allontanarsi senza spiegarmi nulla.
Io ci soffro molto e mi porto per anni questo confronto diretto mai avuto.
Riusciamo ad incontrarci, parliamo un po’ del passato nonostante io mi sentissi abbastanza emozionata.
Dopo quell’uscita non ci sentiamo più se non a settembre in cui decido di riscrivergli e poi a novembre in cui stranamente mi scrive lui.
A quel punto gli propongo di vederci a dicembre, lui lavora fuori per cui per le vacanze sarebbe tornato qui.
Lui accetta e ci incontriamo.
In questa uscita parliamo di tante cose: del fatto che ora sta andando da una psicologa perché soffre di ansia e perché pensa di non essersi mai analizzato fino in fondo, di non sapere a volte come stia.
E mi dice che due mesi fa si è lasciato con la sua ragazza perché lei ha voluto così, probabilmente per alcuni suoi comportamenti non chiari.
Mi dice che vorrebbe anche tornare con lei ma non sa se sia il caso.
Io gli parlo della mia situazione e alla fine riusciamo a mettere in mezzo il passato.

Mi dice che provava qualcosa di molto forte per me, che non sapeva cosa fosse ma era più forte della relazione che poi ha avuto dopo (riferendosi non all’ultima ma alla prima).
Mi dice che gli spiace non aver provato a fare nulla, che non sia successo nulla e che io sono una delle persone che lo conosce di più, dato che è sempre stato riservato con gli altri.

Inoltre mi dice che il mio modo di pensare lo ha sempre affascinato e che si trova molto bene a parlare con me.
Io gli dico che ho sempre tenuto tanto a lui e ho lasciato che la relazione finisse perché lo idealizzavo troppo e temevo che sarebbe finita male.
Mi chiede di rivederci e ci rivediamo una seconda volta, per poi ora richiedermi di uscire prima che riparta.

Tuttavia nell’uscita precedente mi ha chiesto di incontrare a fine serata alcuni suoi amici che volevano vederlo e ho accettato.
Il giorno dopo mi ha scritto di essere stato bene con me e che era preoccupato del fatto che potesse avermi infastidito aver raggiunto altre persone.
Ho apprezzato molto questa premura, avendomi visto sicuramente a disagio tra persone che non conoscevo.
Ho però il dubbio costante di ciò che provi per me. Mi dice di essere contento di poter costruire un’amicizia ma non sono totalmente sicura che sia così. Ma magari sono io a vederci altro a causa del passato? Può da un sentimento romantico mai compiuto nascere un’amicizia?
Quanto è attendibile ciò che dice se tende ad analizzare poco i suoi sentimenti?
Inoltre non ci sentiamo molto per messaggio, non usa molto il telefono per chiacchierare.
Grazie mille.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
lei ci pone due domande:
1) Può da un sentimento romantico mai compiuto nascere un’amicizia?
2) Quanto è attendibile ciò che dice se tende ad analizzare poco i suoi sentimenti?
Alla prima risposi io e le rispose anche la dottoressa Di Taranto: https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/989410-rivedere-una-vecchia-fiamma.html
Avevamo punti di vista differenti che dovrebbero esserle entrambi di aiuto, se li rileggerà; la differenza infatti nasce soprattutto dal fatto ch noi non la conosciamo e non sappiamo cosa ha veramente vissuto nell'adolescenza e cosa vive ora, a livello sentimentale, di attrazione sessuale, di bisogno d'amore, col suo partner e con l'amico/innamorato dei tempi del liceo, tanto più che alla mia ultima domanda, in quel consulto, lei non ha nemmeno risposto.
Alla seconda domanda rispondo che se noi da qui capiamo poco di lei, una terza persona che non ci ha nemmeno scritto e conosciamo solo attraverso parole riferite non possiamo interpretarla affatto.
Tuttavia la sua domanda appare significativa di un suo stato d'incertezza: lei non si sente in grado di guidare la sua vita, di decidere se lei, e non lui, vuole amicizia o una storia d'amore, per poi agire di conseguenza?
Questa stessa incertezza attraversa tutte le email che ci ha scritto, e sembra rimandare ad uno stato di scontentezza e di tensione, quello stesso che lei ipotizza come "sindrome da stanchezza cronica" ed è invece la manifestazione psicosomatica di una serie di problemi rimossi, irrisolti.
In una delle sue prime email accennava marginalmente ad una condizione familiare che contribuiva ad intristirla. Vuole dirci di cosa si tratta, o parlarne in un percorso psicologico, che sarebbe per lei più che utile?
Le faccio tanti auguri. Restiamo in attesa.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Dr. Stefano Bandini Psicologo 26 1
Gentile utente,

Il consulto segue l'onda dei due precedenti, sui quali ho provveduto a rimettermi in pari.

Comprendo il suo interesse e le sue difficoltà, in una situazione ambigua dalla quale non riesce a ricavare le risposte precise e definitive delle quali avrebbe bisogno, per adattare di conseguenza il suo proprio comportamento. In queste situazioni, però, più che concentrarmi sulle risposte dell'altro, che sembrano non soddisfarci completamente, e ci lasciano perplessi rispetto al da farsi, sarebbe conveniente piuttosto concentrarsi sull'unica variabile sulla quale abbiamo effettivamente un potere: comprendere in maniera profonda ciò che NOI vogliamo, ciò che NOI desideriamo, e solo dopo muoverci verso una scelta.

Il contrario, ovvero agire sulla base di quanto ci verrà detto o mostrato da altri, ci espone al rischio di non scegliere realmente ciò che è meglio per noi stessi, rimanendo in balia degli eventi.

Le rinnovo, come i colleghi, il consiglio di valutare un eventuale consulto psicologico, che possa aiutarla ad ampliare la consapevolezza di sé, e la sua competenza nello scegliere ciò che è meglio per lei.

Saluti

Dott. Stefano Bandini
Psicologo, Perfezionato in Psicologia Perinatale

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili professionisti, vi ringrazio per le parole.
Tendo forse a concentrarmi di più sull’altra persona e non sono stata molto chiara su di me.
Penso che questa persona mi faccia molto bene , ho vissuto male questi ultimi anni nonostante fossi felicemente fidanzata.
Questa persona forse ha a che fare con un passato felice in cui mi sentivo ancora piena di entusiasmo e incerta su cosa avrei fatto dopo ma con tante strade aperte. Quando ho iniziato l’università questa cosa si è spenta, ho iniziato a mettere da parte le mie passioni pur di cercare di dare esami e purtroppo mi sono sentita atrofizzata , come se la mia vita la stesse vivendo un’altra persona che voleva annullare la vera me. Il mio ragazzo mi è stato vicino ma non ha mai compreso, viveva altro, era capace di riuscire a sentirsi soddisfatto in tutte le cose che faceva e ad avere il tempo per tutto.
Da questa persona che ora è tornata nella mia vita, dalle esperienze che mi racconta, dal modo in cui le affronta, mi sento capita. Ed è per questo che sono contenta dei nostri incontri e da un lato vorrei che ci fosse un’amicizia. Dall’altro penso: potrà mai nascere altro di nuovo?
[#4]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
lei continua ad essere sfuggente, forse prima di tutto con sé stessa.
Scrive: "da un lato vorrei che ci fosse un’amicizia. Dall’altro penso: potrà mai nascere altro di nuovo?"
Perché si chiede questo? Lo desidera o lo teme?
Replico qui la domanda che nel precedente consulto lei eluse: all'epoca era innamorata di questo ragazzo, provava attrazione per lui? E oggi come stanno le cose?
Se continuerà a parlare di fumose quanto indesiderabili affinità con l'uomo che nel passato, non a caso, lei preferì tenere a distanza, oggi finirà per danneggiare tre persone.
Ha permesso che la scelta universitaria "atrofizzasse" la sua vita; il suo ragazzo, che è "capace di riuscire a sentirsi soddisfatto in tutte le cose che faceva e ad avere il tempo per tutto", non le è servito come esempio, al contrario lo sente meno affine; infine diverse cose che dice di sé stessa (la difficoltà di recupero dopo giornate intense che le fa ipotizzare addirittura la sindrome da stanchezza cronica; l'imbarazzo nel trovarsi tra sconosciuti) fanno pensare ad uno stato depressivo che le causa un'eccessiva fatica nell'elaborare le esperienze del quotidiano.
Forse molto di questo risale alla concomitanza tra la dubbia scelta della facoltà universitaria e il momento doloroso in famiglia cui ha accennato in un precedente consulto.
Talvolta elementi negativi che si presentano insieme danneggiano la capacità di fronteggiarli, provocando un disturbo da stress post-traumatico.
In ogni università c'è uno psicologo. Perché non lo consulta?
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Dr. Stefano Bandini Psicologo 26 1
Gentile utente,

Quanto detto precedentemente ben si adatta anche a questa richiesta.

Inoltre la domanda con cui conclude questa nuova risposta indica come sembri essere presente un dubbio da parte sua rispetto a come muoversi, ma soprattutto rispetto a cosa prova e desidera; talvolta le risposte non si trovano poiché in fin dei conti non ci piacciono, o non le reputiamo accettabili perché in conflitto con altre istanze.

La invito nuovamente a lasciarsi aiutare nella ricerca delle risposte che si pone, aiuto che purtroppo non può essere fornito via messaggio.

Saluti!

Dott. Stefano Bandini
Psicologo, Perfezionato in Psicologia Perinatale