Secondo parere sulla mia diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo

La mia psicoterapeuta dice che ho il disturbo ossessivo compulsivo.
Tendo a rimandare e rimandare ogni cosa e questo è a causa delle mie compulsioni.
Mi è stato detto che rimando le attività per evitare un mio possibile sbaglio.
Secondo me invece evito un sacco di cose perché non ho costruito gli strumenti per reagire alla frustrazione di qualsiasi tipo.
La "noia", la "tristezza", la sofferenza in tutte le sue forme, mi fanno paura.
Quindi si, può essere che a volte sfugga da una certa situazione per paura del senso di colpa, ma le sfuggo anche perché sono "noiose" o perché "pericolose" o perché generano ansia e non voglio provare ansia, ecc.
Mi sono fatto l'idea che sfugga perché non riesco a sopportare le emozioni negative, mi sembra che questo sia uno dei problemi.
Una scarsa resilienza insomma.

Vi faccio un esempio: nel periodo in cui il mio cane stava male e lo dovevamo sopprimere, io mi sono distaccato da lui, ho evitato di guardarlo lasciando che se ne occupassero gli altri della famiglia.
Più che altro, mio papà era nelle dinamiche morali di colpa, diceva: "se lo sopprimo sappiamo che muore certamente, mentre invece se aspettiamo ancora un po' abbiamo una remota possibilità che si riprenda.
Ma è giusto fargli passare tutta questa agonia pur sapendo che quasi certamente morirà?
" Insomma, le sue parole suggerivano la dimensione del dilemma morale.
Io invece ero semplicemente terrorizzato dall'idea che non avrei sopportato il lutto, a prescindere dalla decisione di sopprimerlo o no.
Per questo mi sono allontanato dalla situazione, per cercare di reggere meglio il colpo.

Mentre la preoccupazione di mio padre riflettevano un dilemma etico, le mie riflettevano più una "paura della paura".

La mia psicologa direbbe che in realtà anche questo avvenimento del cane c'entra col senso di colpa, che (questa è una mia supposizione) magari non riconosco come tale (forse perché inconscio?) .

Riconosco che il "dubbio" permei ogni aspetto della mia vita, ho però delle perplessità sul fatto che questo sia solo correlabile all'aspetto morale del "sentirsi in colpa per un eventuale sbaglio" e soprattutto non mi convince il fatto che la procrastinazione e l'evitamento delle situazioni sia da attribuire alla paura di sentirmi in colpa e/o di commettere sbagli.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

Ci scrive per avere un "Secondo parere sulla mia diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo" (Titolo).

Ecco le Sue parole:
".. Mi è stato detto che rimando le attività per evitare un mio possibile sbaglio."
".. Secondo me invece.."
".. Mi sono fatto l'idea che.."

Lei ci chiede un secondo parere.
Pieno di dubbi sulla diagnosi della Sua Psicoterapeuta, confronta la diagnosi professionale ricevuta con i Suoi pareri; che, a meno che Lei non sia uno specialista psy, lasciano il tempo che trovano. Come se io, andando dal meccanico, mettessi in dubbio la sua diagnosi specialistica relativa alla mia automobile perché '..secondo me..', 'mi sono fatta l'idea che ..' (io non ho competenze di meccanica).
Ed inoltre, questo 'suo dubbio che permea la sua vita' La porta a chiedere a noi -specialisti che nemmeno La conosciamo- un parere più competente o una verifica sulla diagnosi specialistica ricevuta in presenza.

Capisco che ".. il "dubbio" permei ogni aspetto della mia vita..",
e anche questo potrebbe fare parte del disturbo.
Questo stesso afferirebbe a quel temporeggiare, al "rimandare e rimandare ogni cosa" di cui Lei è ben consapevole.
In questo specifico caso Lei, attraverso l'attesa di un secondo parere, la discussione del secondo parere, le ulteriori repliche, ecc., potrebbe stare rimandando l'impegno serio e responsabile nel prendersi cura anche operativamente della problematica che La affligge, cioè attraverso gli esercizi e indicazioni che la Terapeuta Le può proporLe di persona, in presenza.
E ciò vale per qualsiasi etichetta si appiccichi sopra il disturbo stesso.

Occorre fare estrema attenzione alle trappole che la mente produce,
che la/il curante vede con chiarezza e il/la paziente no.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/