Emetofobia e crisi di panico

Salve gentili Dottori, sono un ragazzo di 21 anni.
Dunque il mio "calvario" inizia circa un mese fà quando improvvisamente durante una cena al ristorante con amici, ho avuto qualla che in seguito ho scoperto essere una crisi di panico abbastanza forte. Nausea, brividi di freddo, palpitazioni, tremori e pallore.

Da allora, dopo mangiato o durante i pasti avverto sempre un senso di nausea che non mi consente di finire il pasto (vado avanti mangiando pochissimo per evitare quella sensazione di "stomaco pieno" che prima mi era indifferente mentre adesso mi disturba tantissimo).

Premetto che ho una paura matta di vomitare e questa è una fobia che purtroppo mi porto dietro praticamente da quando avevo 5 anni ( è da allora che non vomito) Rimasi shockato dopo una notte passata a vomitare a causa di una semplice indigestione.

Ho fatto tutte le analisi (consigliate dal mio medico) per escludere qualunque possibile causa fisiologica di questo mio malessere. Mi sono dunque recato da uno psicologo con il quale ho iniziato una approfondita analisi di me stesso. Mi sono trovato benissimo con lo specialista e ho anche instaurato un rapporto di amicizia che di sicuro mi ha aiutato a rilassarmi.

Dopo varie sedute, (non ho mai assunto farmaci, tengo a precisarlo. Il medico non lo ha ritenuto opportuno) siamo giunti alla conclusione che la mia paura di vomitare e le mie crisi di panico, sono dovute al mio timore di essere osservato e giudicato dagli altri. Ed ecco spiegata la paura di mangiare in compagnia, i miei pasti lasciati a metà, e il terrore di sentirmi male in pubblico.

Adesso conosco la causa dei miei problemi. Ma non so proprio come venirne fuori. E' troppo tempo ormai che non conduco una vita "normale" come prima. Il mio medico dice che devo risolvere da me questo problema. La chiave sono io stesso. Ma come faccio?

Scusate se mi sono dilungato così tanto, ma ho davvero bisogno di un vostro parere. Spero possiate darmi una mano.

Cordialità
[#1]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
"La chiave sono io stesso. Ma come faccio?"

Gentile Utente,
ma se è cosciente di essere la "chiave" di volta per uscire dal problema di che consiglio ha bisogno?

Tenga presente che rispetto a molte persone Lei ha la fortuna di sapere qual'è la probabile causa della sua ansia, ma nonostante questo non si sente ancora "al sicuro". E soprattutto non si sente al sicuro nemmeno quando pensa al suo psicologo: sembra che abbia bisogno di un "aiutino" in più.

L'ha detto allo psicologo che ci avrebbe scritto?

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Grazie mille Dottore per la celere risposta.

Il mio psicologo mi ha definito "abbastanza risoluto" e pertanto ha considerato la terapia conclusa. Mi ha detto semplicemente di mantenere il controllo e di non isolarmi evitando tutte quelle situazioni che mi mettono a disagio. E io ci ho provato! Non mi sono arreso e ho tentato di condurre una vita quanto più normale possibile ma puntualmente i sintomi da me descritti in precedenza tornano. Sono dunque tornato dallo psicologo, ma mi trovo ad un punto cieco.

Inizio a soffrire inoltre di una specie di "ansia dell'ansia" (chiedo scusa per il concetto contorto)... Paura, anche quando sto bene, che possa verificarsi un'altra crisi di panico. E' un circolo vizioso.

Vi ho scritto, nella speranza di capire meglio come sconfiggere questo mio problema pur conoscendone le cause.

Di nuovo, grazie mille per il tempo dedicatomi.
[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
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