Figlia amicizie

Buongiorno, scrivo per mia figlia di 15 anni, vorrei un consiglio su come aiutarla.

Abitiamo in un piccolo paese dove gli adolescenti sono tutti divisi in gruppi, lei vorrebbe tantissimo, ma non riesce ad entrare a fare parte in nessuno di essi, conseguenza, passa intere giornate a casa, a leggere e studiare e davanti al telefono.

A scuola è bravissima, i rapporti con i compagni sono buoni, ma con nessuno di essi riesce a instaurare rapporti che poi le permettono di frequentarsi anche dopo scuola.

È come si fosse creata una rete, nella quale non riesce ad entrare, se conosce qualche persona ci esce una, due volte, poi basta, nessuno la cerca più e lei nonostante richieste ad uscire riceve sempre rifiuti, mascherati da mille scuse.

A fatica era entrata in un gruppo di ragazze, poi da un giorno all' altro una di queste ha deciso di escluderla dal gruppo e di conseguenza le ha allontanato tutte le altre.

Questo problema lo ha solo nella nostra città, la scorsa estate in vacanza è riuscita a crearsi un fitto gruppo di amici, con i quali si sente ancora a distanza di mesi, quindi mi sento di escludere che i suoi problemi di relazioni nel nostro paese siano imputabili a lei, altrimenti avrebbe avuto difficoltà anche in vacanza.

A volte passa pomeriggi a piangere, e spesso le sopraggiunge un senso di nodo alla gola e nausea, questa situazione a volte le provoca anche malessere fisico.

Non so come aiutarla, le ho detto di rivolgersi anche ad uno psicologo, ma non ne vuole sapere, come posso aiutarla, quale strategia puo', possiamo adottare per farsi accettare in questo mondo di adolescenti, dove l' empatia sembra essersi smarrita.

Grazie.
Dr.ssa Eleonora Riva Psicologo 55 4
Gentile utente,
situazioni di questo tipo sono difficili e possono generare effetti negativi tanto sulla figlia quanto sulla mamma, che diventa spettatrice di una sofferenza che non può alleviare.
L'adolescenza è una fase di vita estremamente delicata, e ci sono ragazze che più o meno sono portate alla socializzazione. I social hanno completamente riscritto quello che per la nostra generazione era il rapporto e l'interazione umana, ma di certo chiudersi a riccio su uno smartphone (il c.d. fenomeno dell'hikikomori) non è sano e anzi aumenta distanza e divario sia dal mondo reale sia dalla famiglia, che non comprende più in quali dinamiche e realtà la figlia sia proiettata, a quali stimoli e sollecitazioni sia sottoposta.
Se con la figlia ha un buon livello di dialogo, mantenga aperte le porte dell'ascolto attivo, facendo sempre sapere e capire a sua figlia che con lei può esprimere ciò che prova in un contesto non giudicante. Sentirsi ascoltati alleggerisce sempre una parte del peso emotivo.
Nei casi di scarsa socializzazione, può esser utile aiutare la ragazza a individuare un hobby o un'attività che l'appassiona così da incontrare persone con interessi affini e creare connessioni con una migliore chance di perdurare nel tempo. Se la scuola non è terreno fertile per lo sviluppo di amicizie che vadano oltre, si può guidare la ragazza nell'individuare attività extra scolastiche che possano piacerle: corsi (es. teatro), sport di gruppo, oppure gruppi di volontariato attivi nel paese in cui vi trovate (centri estivi parrocchiali, sagre paesane), così che abbia più occasioni per socializzare guardando insieme ad obiettivi comuni. Mi sembra di aver inteso che la ragazza abbia provato a cercare il contatto con altre ragazze, senza successo, ma potrebbe provare a individuare nella classe o fuori una o due persone con le quali sente migliore affinità e proporre piccole uscite, così da rendere le interazioni più contenute e meno intimidatorie, costruendo relazioni in modo più graduale. E' fondamentale anche l'autostima personale, più la ragazza sa riconoscere e valorizzare le sue qualità e capacità, puntando sui suoi punti di forza, anzichè su quelli di debolezza, più la fiducia in se stessa crescerà e di pari passo quella nell'interagire con l'altro.
I gruppi sociali sono da sempre oggetto di studio: come si formano, come funzionano le loro dinamiche, come risolverne i conflitti. Senza addentrarci in materia, lei espone che la ragazza è bravissima a scuola e ciò può essere sinonimo di una forma di perfezionismo che si proietta anche nelle relazioni. Il clima vacanziero abbatte molti muri, il confronto quotidiano è più complesso da gestire ed è fondamentale comprendere che è del tutto normale avere alti e bassi nelle relazioni e che non tutte le relazioni devono essere perfette.
Un consulto psicologico potrà essere più preciso ed esaustivo, anche nell'apprendimento di strategie di coping che possono aiutare la figlia nella gestione dello stress e delle emozioni negative, ansia, tristezza. Si può proporre alla ragazza non tanto una necessità di andare da uno psicologo o psicologa, quanto un'opportunità di un confronto con un professionista che ha studiato e saprà guidarla nel complesso mondo dei sentimenti e delle relazioni, confrontandosi di volta in volta sulle esperienze vissute e su come possono essere interpretate.
Lei come madre può solo continuare nella sua azione supportiva e con la sua presenza, sentirsi compresi per un figlio è fondamentale ma in situazioni di difficoltà perdurante la sofferenza può essere alleviata solo con l'aiuto di uno specialista.

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Grazie mille per la risposta Dr.ssa.
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