Come si avanti?
Buonasera, scrivo nella speranza di sentirmi meglio e di avere un parere.
A mia madre è stato diagnosticato un tumore in fase avanzata a novembre.
Lei, sostenuta dal resto della mia famiglia, ma non da me, non ha voluto curarsi e da alcuni giorni mangia pochissimo e quasi non beve più, va avanti a flebo.
È lucida, ha scelto lei autonomamente e ora sa cosa sta per accaderle: sa che ci sta lasciando, fatto salvo un miracolo all'ultimo momento.
La sto accudendo per quanto posso, ma... Piango spesso, sto male, non vorrei perderla.
Ci sono giorni in cui mi sostiene la rabbia per il fatto che non abbia voluto fare nulla.
La rabbia dà forza per andare avanti come a dire: beh, é una tua scelta, io non posso farci niente.
In altri momenti, come oggi, sto così male a vederla in quel letto piccina piccina e non poter fare nulla per farla stare bene.
L'ho portata a fare tutti gli accertamenti del caso, eco, rm, tac, analisi, tutto finalizzato alla chemio, che lei ha rifiutato.
Non ho nulla da rimproverarmi in questo, ma sto così male.
Sono in una giostra di emozioni negative, dolore, impotenza, nostalgia dei tempi che furono.
È stata bene fino a settembre, poi ad ottobre è iniziato a cambiare tutto.
È anziana, ma è la mia mamma e io non sopporto che sia capitato proprio a lei.
A me.
Sono mesi difficili, mi sembrano anni.
In più ho sofferto e soffro di una solitudine feroce.
Gli amici o presunti tali, devo dire a questo punto, si sono dileguati.
In più vivo un sentimento non corrisposto per una persona, che va a pesare su tutta la situazione.
Vedo gli altri intorno a me felici, presi dalla loro vita tranquilla e sto male.
La malattia tira fuori il peggio di noi.
Mi sono scoperta invidiosa.
Odio vedere la gente che non ha problemi, mentre io sto attraversando l'inferno.
E non so come farò quando chiuderà gli occhi... Quanto mancherà quella donna tornata bambina.
Ditemi qualcosa... Ditemi che passerà e tornerà il sole in qualche modo.
Ho bisogno di una parola di conforto
A mia madre è stato diagnosticato un tumore in fase avanzata a novembre.
Lei, sostenuta dal resto della mia famiglia, ma non da me, non ha voluto curarsi e da alcuni giorni mangia pochissimo e quasi non beve più, va avanti a flebo.
È lucida, ha scelto lei autonomamente e ora sa cosa sta per accaderle: sa che ci sta lasciando, fatto salvo un miracolo all'ultimo momento.
La sto accudendo per quanto posso, ma... Piango spesso, sto male, non vorrei perderla.
Ci sono giorni in cui mi sostiene la rabbia per il fatto che non abbia voluto fare nulla.
La rabbia dà forza per andare avanti come a dire: beh, é una tua scelta, io non posso farci niente.
In altri momenti, come oggi, sto così male a vederla in quel letto piccina piccina e non poter fare nulla per farla stare bene.
L'ho portata a fare tutti gli accertamenti del caso, eco, rm, tac, analisi, tutto finalizzato alla chemio, che lei ha rifiutato.
Non ho nulla da rimproverarmi in questo, ma sto così male.
Sono in una giostra di emozioni negative, dolore, impotenza, nostalgia dei tempi che furono.
È stata bene fino a settembre, poi ad ottobre è iniziato a cambiare tutto.
È anziana, ma è la mia mamma e io non sopporto che sia capitato proprio a lei.
A me.
Sono mesi difficili, mi sembrano anni.
In più ho sofferto e soffro di una solitudine feroce.
Gli amici o presunti tali, devo dire a questo punto, si sono dileguati.
In più vivo un sentimento non corrisposto per una persona, che va a pesare su tutta la situazione.
Vedo gli altri intorno a me felici, presi dalla loro vita tranquilla e sto male.
La malattia tira fuori il peggio di noi.
Mi sono scoperta invidiosa.
Odio vedere la gente che non ha problemi, mentre io sto attraversando l'inferno.
E non so come farò quando chiuderà gli occhi... Quanto mancherà quella donna tornata bambina.
Ditemi qualcosa... Ditemi che passerà e tornerà il sole in qualche modo.
Ho bisogno di una parola di conforto
Gentilissima,
nella vita ci sono due misteri: quello della nascita e quello della morte. Se nel primo caso siamo totalmente passivi, sono sempre di più le persone che, nel secondo caso, scelgono di rifiutare le cure e andare verso questo momento nel modo più lucido possibile. E' una scelta intima e personale: va rispettata. Naturalmente chi sta intorno, come lei, rimane a vivere "la giostra di emozioni" come la definisce lei. Si va avanti con il tempo, che lenisce le ferite, con sostare nel ricordo, nell'amore. Non è facile per nulla ma passa. Perché la vita non è fatta solo da giostre di emozioni ma anche da montagne russe, da momenti bassi e momenti alti in cui riscoprire vecchi amici, scoprirne di nuovi, pretendere un partner che ricambi i sentimenti e scoprirsi generosi, anziché invidiosi.
In bocca al lupo!
Dott. Mario Canovi.
nella vita ci sono due misteri: quello della nascita e quello della morte. Se nel primo caso siamo totalmente passivi, sono sempre di più le persone che, nel secondo caso, scelgono di rifiutare le cure e andare verso questo momento nel modo più lucido possibile. E' una scelta intima e personale: va rispettata. Naturalmente chi sta intorno, come lei, rimane a vivere "la giostra di emozioni" come la definisce lei. Si va avanti con il tempo, che lenisce le ferite, con sostare nel ricordo, nell'amore. Non è facile per nulla ma passa. Perché la vita non è fatta solo da giostre di emozioni ma anche da montagne russe, da momenti bassi e momenti alti in cui riscoprire vecchi amici, scoprirne di nuovi, pretendere un partner che ricambi i sentimenti e scoprirsi generosi, anziché invidiosi.
In bocca al lupo!
Dott. Mario Canovi.
Dr. Mario Canovi
Psicologo Psicoterapeuta a orientamento Psicoanalitico Interpersonale Umanistico individuale e di gruppo - Ipnologo
Trento - online
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 413 visite dal 13/02/2025.
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