Psicoterapia e ssri
Buonasera,
scrivo per avere chiarimenti su una questione che mi sta generando confusione e preoccupazione riguardo alla gestione terapeutica del mio disturbo d’ansia.
Attualmente sto seguendo una terapia farmacologica con paroxetina prescritta dalla mia psichiatra e contemporaneamente una psicoterapia cognitivo-comportamentale con un altro specialista.
Durante l’ultima seduta con lo psicoterapeuta, è emersa una sua affermazione secondo la quale l’assunzione della paroxetina potrebbe ridurre l’efficacia delle tecniche di esposizione e ristrutturazione cognitiva, rallentando il processo terapeutico poiché la terapia farmacologica, riducendo lo stimolo ansioso, rende le esposizioni meno efficaci e rende difficile attribuirne il successo a me o al farmaco.
Al contrario, la psichiatra mi ha spiegato che l’utilizzo degli SSRI, come la paroxetina, favorisce la neuroplasticità cerebrale, rendendo anzi più efficace l’apprendimento e l’assimilazione delle tecniche psicoterapeutiche.
Questa discrepanza di informazioni tra i due specialisti che mi seguono mi sta creando molta incertezza e temo che possa interferire con il mio percorso terapeutico e con il mio benessere generale.
Come consigliate di affrontare questa divergenza di opinioni tra i miei specialisti per poter proseguire serenamente e con fiducia nel mio percorso di guarigione?
Vi ringrazio anticipatamente per il vostro aiuto e per l’attenzione dedicata al mio consulto.
Cordiali saluti
scrivo per avere chiarimenti su una questione che mi sta generando confusione e preoccupazione riguardo alla gestione terapeutica del mio disturbo d’ansia.
Attualmente sto seguendo una terapia farmacologica con paroxetina prescritta dalla mia psichiatra e contemporaneamente una psicoterapia cognitivo-comportamentale con un altro specialista.
Durante l’ultima seduta con lo psicoterapeuta, è emersa una sua affermazione secondo la quale l’assunzione della paroxetina potrebbe ridurre l’efficacia delle tecniche di esposizione e ristrutturazione cognitiva, rallentando il processo terapeutico poiché la terapia farmacologica, riducendo lo stimolo ansioso, rende le esposizioni meno efficaci e rende difficile attribuirne il successo a me o al farmaco.
Al contrario, la psichiatra mi ha spiegato che l’utilizzo degli SSRI, come la paroxetina, favorisce la neuroplasticità cerebrale, rendendo anzi più efficace l’apprendimento e l’assimilazione delle tecniche psicoterapeutiche.
Questa discrepanza di informazioni tra i due specialisti che mi seguono mi sta creando molta incertezza e temo che possa interferire con il mio percorso terapeutico e con il mio benessere generale.
Come consigliate di affrontare questa divergenza di opinioni tra i miei specialisti per poter proseguire serenamente e con fiducia nel mio percorso di guarigione?
Vi ringrazio anticipatamente per il vostro aiuto e per l’attenzione dedicata al mio consulto.
Cordiali saluti
Buongiorno,
ha parlato con loro dei dubbi che le sono emersi per questa discrepanza di punti di vista e del, comprensibile, disagio che le crea? Perché è possibile che qualcosa nelle loro comunicazioni non sia stato compreso bene.
Un altro passaggio che spesso si fa quando psichiatra e psicoterapeuta lavorano con uno stesso paziente è mettersi in contatto per costruire un percorso condiviso. In questo caso sembrerebbe necessario.
ha parlato con loro dei dubbi che le sono emersi per questa discrepanza di punti di vista e del, comprensibile, disagio che le crea? Perché è possibile che qualcosa nelle loro comunicazioni non sia stato compreso bene.
Un altro passaggio che spesso si fa quando psichiatra e psicoterapeuta lavorano con uno stesso paziente è mettersi in contatto per costruire un percorso condiviso. In questo caso sembrerebbe necessario.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 429 visite dal 24/03/2025.
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