Licenziarmi o no?

Buongiorno, vorrei dei pareri sulla mia situazione familiare/lavorativa.
Sono entrata in un loop senza uscita da cui non riesco a prendere una decisione.
Sono una neo mamma di un bimbo di 6 mesi e mezzo.
Attualmente sono in maternità da 14 mesi ma a breve dovrei rientrare a lavoro.
Lavoro in un settore di nicchia ma è di tipo artistico e non c'è molto mercato nel settore.

È un settore dove si lavora molto, gli straordinari sono all'ordine del giorno e spesso si lavora nei festivi.
Sono 8 anni che lavoro nel settore, 7 anni in un'azienda e il restante nella nuova azienda dove cercavo di entrare da 5 anni, i primi mesi andava tutto bene, nonostante non mi fossi integrata coi colleghi, poi il capo ha iniziato a farmi partacce spesso ingiustificate o comunque esagerate.
Finché un giorno me ne fece una così grave ed ingiustificata mandandomi via dal luogo di lavoro.
Piansi e ci rimasi così male che decisi di volermi licenziare (ultimamente tornavo a casa spesso in lacrime).
Il giorno successivo parlai al mio capo dicendogli che meritavo più rispetto e che me ne sarei andata.
Lui si scusò enormemente, abbracciandomi e chiedendomi di dargli una seconda possibilità perché ci teneva tanto a me e perché faceva fatica a trovare una figura lavorativa come la mia.
Decisi di riprovare, ma la settimana successiva rimasi incinta.
Lavorai per altre poche settimane (lui si comportò bene) e poi andai in maternità anticipata per gravidanza a rischio.

Ora, mi devasta l'idea di tornare in quel luogo, e vivo molto male l'idea di staccarmi da mio figlio (il lavoro è anche lontano da dove abito, ci metto almeno 2 ore di viaggio con i mezzi pubblici), quindi anche rientrando a 4 ore, stare fuori casa per almeno 6 ore.

Altra cosa, dovrei lasciare il bimbo alla suocera che vive con noi, ma con la quale ho un pessimo rapporto (non ci parliamo ormai da un anno perché si è comportata male con me) ed io non riesco neanche a guardarla negli occhi, quindi solo l'idea di lasciare il bimbo a lei mi fa accapponare la pelle.
Non ho altri aiuti.

Per cui sto valutando la Naspi, ma ho paura di non ritrovare lavoro dopo... e anche cambiare settore mi dispiacerebbe molto, ci tengo molto a lavorare in ambito artistico. Ma allo stesso tempo la Naspi mi permetterebbe di stare con mio figlio i primissimi anni di vita. Momenti che nessuno mi ridarà.
Al nido eventualmente andrebbe a settembre ma non mi piace come idea, ed ha un costo esagerato e non ci rimborsano niente per fascia isee.
Non riesco a prendere una decisione.
Mollare il lavoro mi sembra da incosciente, ma non vorrei rientrare, star bene i primi mesi perché sicuramente avranno un po' più d'occhio di riguardo e poi si ripiomba nei problemi e partacce ingiustificate ed io non avrò più l'opportunità di percepire la naspi...
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
forse per la sinteticità delle comunicazioni via email, la sua sembra zeppa di contraddizioni insanabili, per cui risulta difficile esprimere un parere.
Ciò che si può fare a distanza -ma le raccomando di cercare una consulenza diretta, alle ASL, al CSM, al consultorio- è aiutarla a dirimere i nodi in cui si dibatte, col prenderne coscienza.
Partiamo dal punto fondamentale: lei ha avuto da poco un bambino e giustamente desidera stargli vicina nei primi anni di vita.
Non sembra versare in condizioni di difficoltà economiche, vista la fascia ISEE cui appartiene, ma è comprensibile e opportuno che voglia lavorare, per la sua realizzazione, la sua autonomia, per la pensione, per mantenere sé e suo figlio. Tuttavia non è costretta a farlo in condizioni estremamente scomode, che le porterebbero via troppo tempo, troppe energie fisiche e forse anche la serenità mentale.
Veniamo al secondo corno del dilemma: il suo attuale lavoro si svolge nel campo da lei prediletto, quello artistico, ma comporta lo svantaggio inevitabile di richiedere straordinari obbligatori e presenze anche durante i giorni festivi.
Questi aspetti da soli sono già poco conciliabili con una sufficiente presenza accanto a suo figlio, ma nella fattispecie c'è di peggio: ha un superiore che le rivolge scenate e rabuffi e coi colleghi di lavoro non si è integrata da subito.
Cosa dunque l'ha spinta a lasciare l'azienda precedente? Perché per cinque anni, pur essendo dello stesso settore, ha puntato a questo secondo luogo di lavoro, che unisce agli altri demeriti quello di essere lontano dalla sua abitazione?
Lei non lo chiarisce. Da qui però salta agli occhi un altro elemento: in questo secondo impiego lei è restata per molto poco tempo, forse solo qualche mese, prima di lasciarlo per gravidanza a rischio.
Adesso volendo tornare al suo lavoro pensa -facendosi delle illusioni, per la mia esperienza professionale- che "i primi mesi [...] sicuramente avranno un po' più d'occhio di riguardo" e dimentica la mancata integrazione coi colleghi, il capo che le faceva partacce "spesso ingiustificate o comunque esagerate", il fatto che "ultimamente tornavo a casa spesso in lacrime", il fatto che vive "molto male" l'idea di staccarsi da suo figlio e che il lavoro è lontano da casa.
Lei stessa, con queste considerazioni, sta bocciando questo lavoro, ma continua a volerlo considerare irrinunciabile, forse perché lo ha desiderato per cinque lunghi anni, o per un'altra ragione che vedremo in seguito.
Teme che la Naspi le farebbe perdere questo lavoro, ma anche ogni altro lavoro in campo artistico; tuttavia le alternative alla Naspi che prospetta sono il nido che "non mi piace come idea", oppure lasciare il piccolo alla nonna paterna "che vive con noi, ma con la quale ho un pessimo rapporto (non ci parliamo ormai da un anno perché si è comportata male con me) ed io non riesco neanche a guardarla negli occhi, quindi solo l'idea di lasciare il bimbo a lei mi fa accapponare la pelle".
Gentile signora, qui lei sta dando il tocco finale a una realtà che si presenta irta di spigoli, fitta di contraddizioni.
Non molte coppie infatti vivono con uno o entrambi i genitori, e nessuno lo fa se è in marcato disaccordo con essi. Lei invece sembra trovarsi spesso in situazioni conflittuali, non sembra capace di bypassarle o attenuarle, e alla fine viene il sospetto che finisca forse, sia pure involontariamente, per produrle.
Forse è una sua rigidità ad avere questo effetto? Una visione poco realistica, quella stessa per cui non vorrebbe rinunciare a nulla, e lasciare il suo scomodo lavoro le appare una perdita totale e permanente?
In ogni caso, istanze confuse sono alla base del suo dilemma.
Ripeto che una consulenza diretta le sarebbe più che utile.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
La ringrazio per la sua gentile risposta. Purtroppo è una situazione complicata e difficile da spiegare qui che è consentito solo un massimo di caratteri.
Il vecchio impiego lo lasciai perché ancora più distante dalla mia abitazione.
Sono combattuta a lasciare l'attuale luogo di lavoro perché nonostante i problemi, il lavoro mi piace e non ci sono altre opportunità nel settore almeno nei dintorni dove abito. Ci tengo moltissimo a lavorare nel settore artistico.
Con la suocera ci siamo ritrovati costretti alla convivenza perché la gravidanza non era programmata e per comodità mi sono spostata io dalla mia ex casa dove vivevo con mia madre e mia sorella e non avevamo camere disponibili.
La casa è del mio compagno e stiamo cercando una casa per lei da un po' di tempo.
Grazie mille per la sua attenzione
Segnala un abuso allo Staff
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Prego, gentile utente.
Le ripeto che la consulenza di uno* psicolog* le sarebbe utile, in particolare se specialista in Terapia Strategica, che potrebbe proporle soluzioni al problema anche in una sola seduta.
Rileggendo la sua prima email vedo che non ha preso in considerazione la baby sitter. E' un'altra soluzione, non le pare? Purché scelga subito bene e non esponga suo figlio a cambiare quella che diventerà una figura di riferimento.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile

Consulti su problemi relazionali

Altri consulti in psicologia