Separazione difficile con neonato
Buongiorno,
Scrivo perché mi trovo in una situazione molto difficile: sto seriamente pensando di separarmi dal mio compagno.
Ci conosciamo da poco
e, poco dopo l’inizio della nostra relazione, sono rimasta incinta.
Ora abbiamo una splendida bambina di tre mesi.
Ho creduto subito nella nostra relazione: lui era galante, premuroso nei miei confronti, sembrava un sogno che si realizzava.
Ma con la gravidanza, questo sogno ha iniziato a incrinarsi.
Ho iniziato a notare atteggiamenti di eccessiva premura, che inizialmente mi facevano piacere, pensando fossero il frutto della condivisione felice dell’attesa.
Sono una persona che tiene anche alla propria autonomia e indipendenza: ricordo, ad esempio, quando decisi di andare con mia madre a scegliere la carrozzina per la piccola.
Ne parlai con lui, sembrava d’accordo.
Ma, mentre ero al negozio in videochiamata per mostrargli i modelli scelti, iniziò a farmi pesare il fatto di non averlo coinvolto fisicamente nella scelta.
Quando è nata la bambina, la situazione è peggiorata.
Appena dopo il parto, ha cercato di entrare nell’area medica dove si facevano i controlli alla neonata, dichiarando di essere il padre.
I medici hanno dovuto fermarlo, spiegandogli che ognuno ha un ruolo specifico e che doveva rispettarlo.
Dopo pochi giorni ho smesso di allattare al seno: la bambina non cresceva e, sotto il peso della preoccupazione e della pressione che lui mi metteva addosso anche durante i controlli (arrivando a interferire persino con le indicazioni delle ostetriche), ho deciso di passare al latte artificiale.
Una scelta che ancora oggi vivo con tristezza, perché avrei voluto che andasse diversamente.
A causa della sua assenza per motivi di lavoro, ho chiesto di poter ricevere supporto dai miei genitori.
Lui ha accettato, ma da subito sono iniziati i problemi: puntualizzava su ogni cosa, anche con loro, su come riscaldare il latte o quale biberon utilizzare.
Questo atteggiamento mi ha fatta sentire sempre più messa da parte.
A volte sembra ai miei occhi che lui voglia fare il
Ruolo di tutti dei nonni, della
Madre degli zii di tutti.
Il clima familiare si è così appesantito.
Durante un pranzo a casa dei miei, dopo una mia richiesta di non affrontare certi argomenti davanti ai miei genitori, lui ha insistito con atteggiamenti provocatori.
Mio padre ha cercato di riportare la calma, ma lui ha reagito male, alzando i toni e dicendo che era fatto così, arrivando a minacciare di portare via la bambina e accusandomi di non essere una vera madre.
Purtroppo ho capito
Che è molto litigioso ma oltre a puntualizzare, essere perfezionista in tutto crea dinamiche manipolatrici.
Subito dopo i suoi attacchi di ira non chiede nemmeno scusa ma dice semplicemente mettiamo una pietra sopra diventano gentile e premuroso come se nulla fosse.
Sono esausta e timorosa delle negazioni, vorrei una strada che permetta di crescere nostra figlia in un clima sereno, anche se questo significherà percorrere strade diverse.
Scrivo perché mi trovo in una situazione molto difficile: sto seriamente pensando di separarmi dal mio compagno.
Ci conosciamo da poco
e, poco dopo l’inizio della nostra relazione, sono rimasta incinta.
Ora abbiamo una splendida bambina di tre mesi.
Ho creduto subito nella nostra relazione: lui era galante, premuroso nei miei confronti, sembrava un sogno che si realizzava.
Ma con la gravidanza, questo sogno ha iniziato a incrinarsi.
Ho iniziato a notare atteggiamenti di eccessiva premura, che inizialmente mi facevano piacere, pensando fossero il frutto della condivisione felice dell’attesa.
Sono una persona che tiene anche alla propria autonomia e indipendenza: ricordo, ad esempio, quando decisi di andare con mia madre a scegliere la carrozzina per la piccola.
Ne parlai con lui, sembrava d’accordo.
Ma, mentre ero al negozio in videochiamata per mostrargli i modelli scelti, iniziò a farmi pesare il fatto di non averlo coinvolto fisicamente nella scelta.
Quando è nata la bambina, la situazione è peggiorata.
Appena dopo il parto, ha cercato di entrare nell’area medica dove si facevano i controlli alla neonata, dichiarando di essere il padre.
I medici hanno dovuto fermarlo, spiegandogli che ognuno ha un ruolo specifico e che doveva rispettarlo.
Dopo pochi giorni ho smesso di allattare al seno: la bambina non cresceva e, sotto il peso della preoccupazione e della pressione che lui mi metteva addosso anche durante i controlli (arrivando a interferire persino con le indicazioni delle ostetriche), ho deciso di passare al latte artificiale.
Una scelta che ancora oggi vivo con tristezza, perché avrei voluto che andasse diversamente.
A causa della sua assenza per motivi di lavoro, ho chiesto di poter ricevere supporto dai miei genitori.
Lui ha accettato, ma da subito sono iniziati i problemi: puntualizzava su ogni cosa, anche con loro, su come riscaldare il latte o quale biberon utilizzare.
Questo atteggiamento mi ha fatta sentire sempre più messa da parte.
A volte sembra ai miei occhi che lui voglia fare il
Ruolo di tutti dei nonni, della
Madre degli zii di tutti.
Il clima familiare si è così appesantito.
Durante un pranzo a casa dei miei, dopo una mia richiesta di non affrontare certi argomenti davanti ai miei genitori, lui ha insistito con atteggiamenti provocatori.
Mio padre ha cercato di riportare la calma, ma lui ha reagito male, alzando i toni e dicendo che era fatto così, arrivando a minacciare di portare via la bambina e accusandomi di non essere una vera madre.
Purtroppo ho capito
Che è molto litigioso ma oltre a puntualizzare, essere perfezionista in tutto crea dinamiche manipolatrici.
Subito dopo i suoi attacchi di ira non chiede nemmeno scusa ma dice semplicemente mettiamo una pietra sopra diventano gentile e premuroso come se nulla fosse.
Sono esausta e timorosa delle negazioni, vorrei una strada che permetta di crescere nostra figlia in un clima sereno, anche se questo significherà percorrere strade diverse.
Gentile utente,
É di certo una situazione complessa ed é una decisione legittima, quella di lasciarsi, come viceversa quella di continuare a stare insieme.
Di certo, da professionista non potrei indirizzarla per un verso o per un altro, é una decisione che lei sta maturando ed analizzando credo con molta luciditá e capacità analitica.
Quello che mi manca nella narrazione é lei.
Lei come si comporta con lui?
Lei é cambiata col tempo?
Lei é cambiata dopo la nascita della bambina?
Lei si relaziona in modo sano con lui?
In cosa crede di mancare?
Ha mai provato a prendere questo discorso della separazione con lui? Lui come l'ha presa? E se lui stesse anche pensando di separarsi ma non ha il coraggio di confrontarsi?
Credo che un sano confronto sia alla base per qualsiasi scelta decidiate (o decide) di prendere. Sará legittimo lo stare insieme, sará legittimo il lasciarsi.
Si ascolti e con molta serietá si confronti con lui.
Se dovesse lasciarsi perché crede che sia meglio per tutti, e soprattutto per la bambina, lo faccia con coraggio e anche se può con serenitá, sapendo anche che scegliere una strada apparentemente piú tortuosa potrebbe rivelarsi alla lunga la strada migliore.
Un caro augurio,
É di certo una situazione complessa ed é una decisione legittima, quella di lasciarsi, come viceversa quella di continuare a stare insieme.
Di certo, da professionista non potrei indirizzarla per un verso o per un altro, é una decisione che lei sta maturando ed analizzando credo con molta luciditá e capacità analitica.
Quello che mi manca nella narrazione é lei.
Lei come si comporta con lui?
Lei é cambiata col tempo?
Lei é cambiata dopo la nascita della bambina?
Lei si relaziona in modo sano con lui?
In cosa crede di mancare?
Ha mai provato a prendere questo discorso della separazione con lui? Lui come l'ha presa? E se lui stesse anche pensando di separarsi ma non ha il coraggio di confrontarsi?
Credo che un sano confronto sia alla base per qualsiasi scelta decidiate (o decide) di prendere. Sará legittimo lo stare insieme, sará legittimo il lasciarsi.
Si ascolti e con molta serietá si confronti con lui.
Se dovesse lasciarsi perché crede che sia meglio per tutti, e soprattutto per la bambina, lo faccia con coraggio e anche se può con serenitá, sapendo anche che scegliere una strada apparentemente piú tortuosa potrebbe rivelarsi alla lunga la strada migliore.
Un caro augurio,
Dott. Mauro Bruzzese,
Psicologo clinico presso il Newham University Hospital di Londra, Fondatore e CEO di PsicologON.
www.psicologon.com
Utente
Buongiorno Dottore,
Nel nostro rapporto, mi sono sempre comportata con amore e disponibilità. Ho modificato piani e atteggiamenti per andare incontro a lui, cercando di costruire un equilibrio. Ho un carattere più leggero, e questo ha spesso permesso a lui di oltrepassare il mio limite di sopportazione.
Desideravo un rapporto paritario, sano e rispettoso, anche per offrire un esempio positivo a nostra figlia.
Riconosco che subito dopo il parto ho avuto delle difficoltà: problemi fisici (emorroidi e una ripresa faticosa) mi hanno impedito, forse, di essere presente come lui si aspettava. Ma da quel momento abbiamo recuperato terreno.
Le vere difficoltà sono nate perché siamo due persone molto strutturate, con abitudini diverse. Ma questo, da solo, non avrebbe mai compromesso il rapporto.
Ciò che per me ha segnato un limite è stato il venire meno del rispetto, specialmente nei momenti di conflitto: sentirsi rivendicare la figlia, essere offesa come madre e sminuita come donna.
Oggi mi trovo più vicina alla decisione di chiudere la relazione, perché lui quando perde il controllo si sente autorizzato a ferirmi verbalmente.
Mi chiedo: come si fa a dimenticare parole dure ricevute nei momenti più fragili? Come posso ritrovare pace accanto a chi, pur dicendo di amarmi, usa le mie difficoltà per colpirmi nei punti più deboli?
Alla domanda se penso sia possibile costruire con lui una relazione sana, risponderei che ci ho provato con tutta me stessa: ho fatto passi indietro, ho cercato mediazione, gli ho proposto di affrontare insieme un percorso terapeutico. Ma lui ha sempre rifiutato.
Alla domanda se ho deciso di separarmi, rispondo sì. Ne ho parlato con lui. La sua reazione, purtroppo, è stata molto forte: ha confessato ai miei genitori che avrebbe preferito morire, piuttosto che affrontare questa prospettiva, a pochi mesi dalla nascita della nostra bambina.
Io, al contrario, sento che la scelta di tornare nella mia casa d’origine, pur con tutte le difficoltà che comporterà, può rappresentare una forma nuova di famiglia.
Per me, famiglia è dove ci si sente bene. E a volte, si sta meglio da soli che in due, quando il due fa male.
Nel nostro rapporto, mi sono sempre comportata con amore e disponibilità. Ho modificato piani e atteggiamenti per andare incontro a lui, cercando di costruire un equilibrio. Ho un carattere più leggero, e questo ha spesso permesso a lui di oltrepassare il mio limite di sopportazione.
Desideravo un rapporto paritario, sano e rispettoso, anche per offrire un esempio positivo a nostra figlia.
Riconosco che subito dopo il parto ho avuto delle difficoltà: problemi fisici (emorroidi e una ripresa faticosa) mi hanno impedito, forse, di essere presente come lui si aspettava. Ma da quel momento abbiamo recuperato terreno.
Le vere difficoltà sono nate perché siamo due persone molto strutturate, con abitudini diverse. Ma questo, da solo, non avrebbe mai compromesso il rapporto.
Ciò che per me ha segnato un limite è stato il venire meno del rispetto, specialmente nei momenti di conflitto: sentirsi rivendicare la figlia, essere offesa come madre e sminuita come donna.
Oggi mi trovo più vicina alla decisione di chiudere la relazione, perché lui quando perde il controllo si sente autorizzato a ferirmi verbalmente.
Mi chiedo: come si fa a dimenticare parole dure ricevute nei momenti più fragili? Come posso ritrovare pace accanto a chi, pur dicendo di amarmi, usa le mie difficoltà per colpirmi nei punti più deboli?
Alla domanda se penso sia possibile costruire con lui una relazione sana, risponderei che ci ho provato con tutta me stessa: ho fatto passi indietro, ho cercato mediazione, gli ho proposto di affrontare insieme un percorso terapeutico. Ma lui ha sempre rifiutato.
Alla domanda se ho deciso di separarmi, rispondo sì. Ne ho parlato con lui. La sua reazione, purtroppo, è stata molto forte: ha confessato ai miei genitori che avrebbe preferito morire, piuttosto che affrontare questa prospettiva, a pochi mesi dalla nascita della nostra bambina.
Io, al contrario, sento che la scelta di tornare nella mia casa d’origine, pur con tutte le difficoltà che comporterà, può rappresentare una forma nuova di famiglia.
Per me, famiglia è dove ci si sente bene. E a volte, si sta meglio da soli che in due, quando il due fa male.
Gentile utente,
Mi ha colpito questa sua ultima replica per la forza intrinseca che ne deriva o che io ne ho rintracciato.
Grazie quindi per aver dato un contesto molto piú chiaro.
Qui, in questa sua replica, c'é giá tutto:
- É mancato il rispetto.
-Gliene ha parlato.
-Son vacillate/crollate molte cose, altre sono drasticamente cambiate.
In cuor suo ha giá deciso e giá sa che direzione prendere e direi non solo in "cuor suo": anche a livello razionale c'é giá una forte propensione.
Azzarderei di più:
C'é giá una scelta qui.
La segua con coraggio e per il rispetto che ha di se stessa e dei suoi valori.
É difficile, come spesso lo sono le cose giuste per noi, qualcun altro talora ne soffre.
Complimenti per la lucida analisi e tanti cari auguri.
Mi ha colpito questa sua ultima replica per la forza intrinseca che ne deriva o che io ne ho rintracciato.
Grazie quindi per aver dato un contesto molto piú chiaro.
Qui, in questa sua replica, c'é giá tutto:
- É mancato il rispetto.
-Gliene ha parlato.
-Son vacillate/crollate molte cose, altre sono drasticamente cambiate.
In cuor suo ha giá deciso e giá sa che direzione prendere e direi non solo in "cuor suo": anche a livello razionale c'é giá una forte propensione.
Azzarderei di più:
C'é giá una scelta qui.
La segua con coraggio e per il rispetto che ha di se stessa e dei suoi valori.
É difficile, come spesso lo sono le cose giuste per noi, qualcun altro talora ne soffre.
Complimenti per la lucida analisi e tanti cari auguri.
Dott. Mauro Bruzzese,
Psicologo clinico presso il Newham University Hospital di Londra, Fondatore e CEO di PsicologON.
www.psicologon.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 558 visite dal 28/04/2025.
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