Percezione che tutti mi odino

Buonasera, scrivo per avere un consiglio rispetto a questo mio vissuto quotidiano.


Spiego in breve la mia storia: a inizio 2024 comincio a lavorare in un'azienda; qui, nonostante tutto il mio impegno, vengo costantemente squalificato e invalidato dai miei superiori, sensazione condivisa da vari colleghi.
Sta di fatto che faccio mia questa visione di me come "difettato" e inadeguato.
Nel corso dei mesi successivi, comincio a sperimentare la sensazione di suscitare antipatia e di non piacere, inizialmente solo ai conoscenti, in seguito anche a familiari e compagna.
Arrivato al punto di soffrirne troppo, a settembre 2024 decido di iniziare un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, ad oggi in procinto di terminare a causa dei pochissimi risultati.


A breve comincerò un nuovo lavoro e ho paura che questa persistente sensazione (che solo sensazione non è!) di non piacere possa influire sul rapporto con i colleghi e il lavoro in generale.
Sono arrivato al punto in cui preferisco starmene chiuso in casa piuttosto che uscire per sentirmi costantemente rifiutato da passanti, baristi/commercianti e conoscenti tanto è generalizzata.


E' questo quello che mi riserverà il futuro, la mia vita d'ora in avanti avrà questo "sapore"?

Cosa fare adesso?
Provare con un approccio psicoterapico differente, tipo breve strategica?

Ho paura che non mi sia più possibile modificare questo aspetto e tornare a stare bene, sono molto demoralizzato.
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Carissimo,
ha vissuto un contesto lavorativo tossico in cui è stato costantemente invalidato, e questo ha avuto un impatto profondo sulla sua autostima. È comprensibile che questa esperienza si sia allargata ad altri ambiti della sua vita, diventando una caratteristica di sé. Ma qui è importante distinguere: questa è una convinzione appresa, non un’identità fissa.

La sua mente ha creato una narrazione coerente in base a ciò che ha vissuto: se sono stato trattato male sul lavoro, è perché valgo poco. Se valgo poco, gli altri mi disprezzano. Se mi disprezzano, è meglio isolarmi. È una catena perfetta, ma si basa su premesse distorte.

E' stato esposto ad una situazione invalidante ed ora è come se si aspettasse un rifiuto ovunque: questa è una reazione di difesa, non una verità su di lei.
Quando dice Non piaccio a nessuno , provi a fermarsi e a chiedersi: "Cosa mi fa dire questo? Ci sono prove concrete oppure solo sensazioni? Potrebbe esserci un’altra interpretazione? Ho esperienze che dimostrino il contrario?"

Se il percorso che ha intrapreso sente non sia stato per lei soddisfacente, è importante parlarne con chi la sta seguendo: non è colpa di nessuno, la relazione terapeutica è soggettiva e fondamentale.
Potrebbe essere utile intraprendere un nuovo percorso e lavorare per obiettivi: un lavoro profondo sulle emozioni, sui suoi pensieri e sull'individuare strategie efficaci che le permettano di affrontare positivamente i primi giorni del nuovo lavoro. Lavorare, in conclusione, sulla distinzione tra "ciò che sente" e "ciò che è".

Quando dice che ha paura che la sua vita d'ora in avanti abbia questo sapore, è comprensibile. Ma lei non è quella voce. Non è il rifiuto che ha ricevuto. E' ancora in viaggio. Ma per continuare, forse, serve cambiare mezzo.

Un caro saluto
E.S.

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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