Lo zero emotivo del mio compagno

Salve.
Arrivata a 31 anni single, dopo essere stata lasciata brutalmente qualche anno prima da una persona che amavo con tutto il cuore, ho commesso l'errore più grande della mia vita.
Ho deciso che non avrei amato mai più veramente e così mi sono messa con un uomo, che mi ha corteggiato per un bel po', apparentemente garbato e "normale", senza amarlo, provando solo affetto.
A quell'età le cose vanno veloci e ci siamo ritrovati conviventi e poi genitori nell'arco di tre/quattro anni.
Ma ora, quell'uomo, che pure continua ad essere abbastanza garbato e "normale", mi sta dando continuamente prova di non avere alcuna competenza emotiva, alcuna empatia, di essere un grandissimo egoista che non ha la minima idea di cosa significhi vivere in una coppia e in una famiglia.
E io mi ritrovo non solo sulle spalle tutta la responsabilità della crescita interiore di mia figlia (e a dirla tutta anche materiale), ma anche sola in una solitudine feroce, peggiore di quella di quando ero sola per davvero.
Ho provato a parlargli, ma mi sono resa conto che non ha proprio le competenze per poter capire.
Un po' supplisco con gli amici e con i miei genitori, ma a volte mi chiedo come abbia potuto essere così incosciente.
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Carissima,

le scelte che ha fatto in passato erano dettate da un bisogno umano e legittimo di protezione e stabilità. Non c'è nulla di sbagliato in questo: la sua scelta non è stata incosciente, è stata una risposta al dolore.
Il senso di solitudine che prova ora è reale e importante e non va sminuito. La solitudine in una relazione che sente disfunzionale è spesso più dolorosa di quella vissuta da soli. Non è solo mancanza di compagnia, è mancanza di connessione, di riconoscimento, di alleanza emotiva.
Inoltre, il fatto di aver tentato la comunicazione, denota volontà di costruire. Ma se dall’altra parte manca la volontà di comprendere, non può colmare da sola quel divario.

Le domande che si sta ponendo sono tutte domande giuste: questo può rappresentare un punto di svolta. Non per cambiare magicamente tutto, ma per ricominciare a prendersi il suo spazio, come donna, come madre, come persona. Il suo benessere non è un lusso, è la base per crescere sua figlia con presenza e autenticità. E forse, col tempo, anche per scegliere davvero se e come restare in questa relazione.

In queste situazioni può essere utile intraprendere un percorso psicologico, non per "aggiustare" la relazione, ma per rimettere al centro se stessa, e da lì stabilire i suoi obiettivi e ripartire.

Un caro saluto
E.S.

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
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Gentile Dottoressa,

Le sue parole mi hanno molto rincuorata, mi sento così in colpa verso me stessa e verso mia figlia. La cosa terribile è che il mio compagno non fa nulla con cattiveria, e cerca anche di fare bene, ma è così profondamente carente dal punto di vista affettivo... ha ragione, dovrei proprio parlare con qualcuno, per poter fare chiarezza e sentirmi meno sola.
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Cara utente,
è comprensibile sentirsi in colpa quando le cose non vanno come si vorrebbe, ma il fatto che lei stia riflettendo così profondamente e che desideri cercare aiuto è già un segno importante di forza e cura.

Spesso chi ha difficoltà a esprimere affetto non lo fa per cattiveria, come ha detto anche lei, ma per limiti propri. Tuttavia, questo può pesare molto in una relazione e generare solitudine.
Parlare con qualcuno può aiutarla a mettere ordine nei suoi pensieri, a riconoscere i suoi bisogni e a costruire una direzione più chiara per sé e per la sua bambina. Il senso di responsabilità che esprime, sia verso se stessa che verso sua figlia, è già di per sé un elemento molto importante.

Non è sola. E non c’è nulla di sbagliato nel chiedere supporto. È un atto di amore, prima di tutto verso se stessa.

Un caro saluto
E.S.

Dott.ssa Elisa Scuderi
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