Come capisco se sono innamorata o no?
Buongiorno,
Ho 25 anni.
Da 5 anni sto con un ragazzo di 31 e da quasi un anno conviviamo.
Sono un po' di mesi che nella mia testa mi chiedo se sono ancora innamorata o meno.
Ovviamente con la convivenza si cominciano a notare di più i difetti, a discutere di più ecc.
Non è però quello che mi preoccupa: non so più se è l'uomo giusto per me.
Ho sempre bisogno di stimoli nuovi, di uscire, di viaggiare, di conoscere, di improvvisazione, mentre lui è sempre stato molto più metodico e schematico.
Diciamo che si accontenta di una "vita semplice": casa, lavoro, il suo gruppo di amici e stop.
Oltre questo, da quando ha comprato casa (non l'abbiamo comprata insieme) è molto concentrato solo su quella (giustamente, da una parte, capisco) e ha messo un po' da parte la relazione: gli ho fatto notare questa cosa più volte ma le cose non sembrano cambiare.
Anche dal punto di vista intimo le cose non vanno molto bene: da parte mia, oltre ad avere problematiche legate alla sfera intima (che sto cercando di risolvere), non c'è più desiderio; ma non so se questo è più legato ai miei problemi oppure alla relazione in generale.
Fino a poche settimane fa erano solo pensieri che mi frullavano in testa, fino a quando ne ho parlato con un'amica.
Da quel momento continuo a piangere.
È come se avessi realizzato da una parte di non essere più veramente innamorata, mentre dall'altra continuo a ripetermi che magari è solamente un periodo così.
Con lui ne ho parlato, ho cercato di essere il più sincera possibile: gli ho detto che non so se sono ancora innamorata e gli ho parlato dei problemi elencati sopra.
Non se lo aspettava, ma comunque sta cercando di venirmi incontro, dandomi più attenzioni ecc.
Nonostante questo, però, in me non cambia nulla.
I dubbi rimangono.
Solo però al pensiero di lasciarlo, mi sento male: sto male solo al pensiero di farlo soffrire.
Sono pensieri contrastanti, non ci capisco più niente.
Tra l'altro ho appena cambiato lavoro e un nuovo collega ha mostrato interesse per me: nonostante non lo conosca affatto, continuo a pensare a lui.
A volte ho anche voglia di scrivergli, anche se per rispetto del mio compagno non l'ho mai fatto.
Non so come fare a risolvere tutta questa situazione e i miei dubbi.
Ho 25 anni.
Da 5 anni sto con un ragazzo di 31 e da quasi un anno conviviamo.
Sono un po' di mesi che nella mia testa mi chiedo se sono ancora innamorata o meno.
Ovviamente con la convivenza si cominciano a notare di più i difetti, a discutere di più ecc.
Non è però quello che mi preoccupa: non so più se è l'uomo giusto per me.
Ho sempre bisogno di stimoli nuovi, di uscire, di viaggiare, di conoscere, di improvvisazione, mentre lui è sempre stato molto più metodico e schematico.
Diciamo che si accontenta di una "vita semplice": casa, lavoro, il suo gruppo di amici e stop.
Oltre questo, da quando ha comprato casa (non l'abbiamo comprata insieme) è molto concentrato solo su quella (giustamente, da una parte, capisco) e ha messo un po' da parte la relazione: gli ho fatto notare questa cosa più volte ma le cose non sembrano cambiare.
Anche dal punto di vista intimo le cose non vanno molto bene: da parte mia, oltre ad avere problematiche legate alla sfera intima (che sto cercando di risolvere), non c'è più desiderio; ma non so se questo è più legato ai miei problemi oppure alla relazione in generale.
Fino a poche settimane fa erano solo pensieri che mi frullavano in testa, fino a quando ne ho parlato con un'amica.
Da quel momento continuo a piangere.
È come se avessi realizzato da una parte di non essere più veramente innamorata, mentre dall'altra continuo a ripetermi che magari è solamente un periodo così.
Con lui ne ho parlato, ho cercato di essere il più sincera possibile: gli ho detto che non so se sono ancora innamorata e gli ho parlato dei problemi elencati sopra.
Non se lo aspettava, ma comunque sta cercando di venirmi incontro, dandomi più attenzioni ecc.
Nonostante questo, però, in me non cambia nulla.
I dubbi rimangono.
Solo però al pensiero di lasciarlo, mi sento male: sto male solo al pensiero di farlo soffrire.
Sono pensieri contrastanti, non ci capisco più niente.
Tra l'altro ho appena cambiato lavoro e un nuovo collega ha mostrato interesse per me: nonostante non lo conosca affatto, continuo a pensare a lui.
A volte ho anche voglia di scrivergli, anche se per rispetto del mio compagno non l'ho mai fatto.
Non so come fare a risolvere tutta questa situazione e i miei dubbi.
Gentile Utente,
le sue parole raccontano una fase di vita in cui diversi aspetti (emotivi, relazionali, sessuali, identitari) sembrano interrogarsi simultaneamente, senza un punto fermo.
Non è solo una crisi di coppia: è una soglia interna, in cui lei si sta chiedendo chi è diventata e cosa desidera oggi, non solo nella relazione, ma anche come donna, come persona in trasformazione.
È significativo che i dubbi siano emersi con più forza dopo averne parlato ad alta voce: è come se, fino a quel momento, qualcosa fosse rimasto in sospensione, e solo ora stesse prendendo forma.
Le propongo alcune domande, non per avere risposte immediate, ma per avvicinarsi con più lucidità a quello che sta accadendo:
- quando ha iniziato a sentire che qualcosa dentro di lei stava cambiando?
- i suoi bisogni di libertà, novità e vitalità sono davvero incompatibili con la relazione, o semplicemente non trovano più spazio al suo interno?
- è possibile che stia proiettando sul collega non tanto un desiderio reale, quanto un simbolo di ciò che sente mancare?
- sta cercando di proteggere il suo compagno dal dolore ma chi si sta occupando del suo?
- se potesse togliere, anche solo per un attimo, il senso di colpa, cosa emergerebbe con più chiarezza?
Spesso, nei momenti di crisi affettiva, cerchiamo una risposta definitiva: restare o andare, amare o non amare, ma prima di decidere, è fondamentale sostare nel dubbio, per comprenderne la natura profonda.
Talvolta, ci sentiamo paralizzati non solo dalla paura di ferire l’altro, ma anche dal rischio di entrare in contatto con parti di noi che ancora non conosciamo. Ma è proprio lì che può iniziare qualcosa di importante.
Ciò che prova ha un senso. E può essere esplorato: perché, a volte, è proprio il momento in cui non ci capiamo più nulla a contenere la direzione di ciò che sta per nascere.
Queste domande non portano risposte immediate. Ma possono avvicinarla a ciò che oggi ha bisogno di essere ascoltato più in profondità. A volte, prima ancora di decidere che fare , è essenziale ascoltare in profondità dove si è , senza cercare soluzioni immediate. È in quello spazio, fragile ma autentico, che possono emergere direzioni nuove, finora rimaste silenziose.
E certi passaggi, quando accolti con uno sguardo competente e non giudicante, diventano molto più che crisi: diventano opportunità di verità.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
le sue parole raccontano una fase di vita in cui diversi aspetti (emotivi, relazionali, sessuali, identitari) sembrano interrogarsi simultaneamente, senza un punto fermo.
Non è solo una crisi di coppia: è una soglia interna, in cui lei si sta chiedendo chi è diventata e cosa desidera oggi, non solo nella relazione, ma anche come donna, come persona in trasformazione.
È significativo che i dubbi siano emersi con più forza dopo averne parlato ad alta voce: è come se, fino a quel momento, qualcosa fosse rimasto in sospensione, e solo ora stesse prendendo forma.
Le propongo alcune domande, non per avere risposte immediate, ma per avvicinarsi con più lucidità a quello che sta accadendo:
- quando ha iniziato a sentire che qualcosa dentro di lei stava cambiando?
- i suoi bisogni di libertà, novità e vitalità sono davvero incompatibili con la relazione, o semplicemente non trovano più spazio al suo interno?
- è possibile che stia proiettando sul collega non tanto un desiderio reale, quanto un simbolo di ciò che sente mancare?
- sta cercando di proteggere il suo compagno dal dolore ma chi si sta occupando del suo?
- se potesse togliere, anche solo per un attimo, il senso di colpa, cosa emergerebbe con più chiarezza?
Spesso, nei momenti di crisi affettiva, cerchiamo una risposta definitiva: restare o andare, amare o non amare, ma prima di decidere, è fondamentale sostare nel dubbio, per comprenderne la natura profonda.
Talvolta, ci sentiamo paralizzati non solo dalla paura di ferire l’altro, ma anche dal rischio di entrare in contatto con parti di noi che ancora non conosciamo. Ma è proprio lì che può iniziare qualcosa di importante.
Ciò che prova ha un senso. E può essere esplorato: perché, a volte, è proprio il momento in cui non ci capiamo più nulla a contenere la direzione di ciò che sta per nascere.
Queste domande non portano risposte immediate. Ma possono avvicinarla a ciò che oggi ha bisogno di essere ascoltato più in profondità. A volte, prima ancora di decidere che fare , è essenziale ascoltare in profondità dove si è , senza cercare soluzioni immediate. È in quello spazio, fragile ma autentico, che possono emergere direzioni nuove, finora rimaste silenziose.
E certi passaggi, quando accolti con uno sguardo competente e non giudicante, diventano molto più che crisi: diventano opportunità di verità.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 374 visite dal 03/06/2025.
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